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9 Febbraio 2019
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Un argomento a caso

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Un argomento a caso

Essendo questo uno spazio pubblico – nel senso che la divulgazione dei
contenuti viene condivisa da una media (senza dubbio confortante) di
addirittura trenta utenti al mese, circa, e che pertanto chi lo gestisce
è in grado eccome di intuire, in privato, le preferenze delle tematiche
e degli approfondimenti affrontati e da affrontare – e facendo altresì
parte di un oceano, anzi, di un universo di informazioni quale è la Rete
e che, a differenza per esempio delle radio commerciali di oggi non si
limita a discutere di un argomento specifico interagendo con gli
ascoltatori dispensando consigli e pillole di saggezza, ma arriva
perfino a coinvolgere un certo tipo di utente così da vicino da far
abbandonare il sito che sta leggendo in meno di trenta secondi
costringendolo poi a dover fare il passaparola non appena si trovi
off line, oggi parliamo di comunicazione.
Premesso che il riconoscimento maggiore per quanto concerne
l’attuale progresso evolutivo sul modo di comunicare spetta di diritto
a quelle testate giornalistiche che sono finanziate con fondi pubblici –
in particolare il riferimento non può non rivolgersi a quei direttori di
giornali che pur di vendere qualche copia in più a un pubblico
informato a 360° sulla situazione politica e socioeconomica nazionale
sono disposti a scrivere titoli imparziali, oggettivi, sempre pacati in
ogni caso e soprattutto in perfetto stile aulico – a farla da padrone in
termini di riconoscimento restano comunque i responsabili dei
Ministeri connessi alla Telecomunicazione, non soltanto perché
nominando altri responsabili capaci di imprimere quella svolta
necessaria a rivoluzionare i palinsesti (vale a dire convincendo sia
i vari direttori del network di Stato che quelli dei network privati
a continuare a trasmettere programmi di culto, ad alto contenuto
pedagogico e formativo sebbene la richiesta di pluralismo li obblighi
a farlo) sono riusciti ad infondere nell’opinione pubblica una speranza
che trascende qualsiasi valore comunicativo e che ha finalmente reso
tutti capaci di intendersi con linguaggi sempre più comprensibili
(tant’è che di recente se ne sono accorti anche all’Accademia della
Crusca, la cui direzione ha ritenuto opportuno accettare l’uso dei
verbi intransitivi nel parlato quotidiano) ma anche perché i cosiddetti
nuovi lavori – basti pensare a delle figure come i tronisti – sono
l’emblema del progresso evolutivo del confronto e della comunicazione,
di conseguenza non potranno che diventare la locomotiva trainante
della ripresa socioeconomica. Altro plauso, di indubbio merito, va oltre
ogni ragionevole dubbio agli spettatori che partecipano attivamente
e passivamente a queste trasmissioni ad alto profilo pedagogico e
formativo, indispensabili soprattutto per non smettere mai di
imparare come dover interagire, come dover porsi nei confronti
dell’altro, del diverso. A tal proposito è proprio a questi spettatori
che occorre ricordare che le tragedie dei migranti, che sono
purtroppo destinate a susseguirsi come la 4387 esima puntata di una
qualche nota telenovela, sono giustificate da equivoci avvenuti nelle
loro terre d’origine con i loro diretti superiori, ovvero con chi non ha
saputo né voluto dire loro che qui da noi ci si intende alla perfezione
e che quindi, essendo frutto di malintesi, già soltanto per questo sono
da annoverarsi tra le tragedie che si devono poter biasimare, del
resto, chi è solito guardare simili trasmissioni sa come usare le
parole, sia per difendersi da i continui attacchi (mossi con tono
canzonatorio) che troppo spesso vengono sferrati nei loro confronti
da chi la pensa diversamente ed è solito guardare altro, e sia per
elencare delle nuove strategie per poter arginare da un punto di
vista logistico/numerico il continuo flusso di esseri umani diversi su
una questione politica così complessa e controversa come quella
dell’immigrazione. Per fortuna, sia detto per inciso e senza alcuna
ironia, il progresso evolutivo sul e del modo di comunicare è
inarrestabile e in questo caso, nel senso più lato del termine, che
spazia dalla tecnologia all’etica passando per l’epistemologia e via
dicendo, non si può fare a meno di menzionare i guru dell’arte della
comunicazione, ovvero i responsabili dell’orientamento del pensiero
moderno, i padri della nuova tropologia. Questi signori, forti delle
loro indiscusse competenze, hanno saputo intercettare meglio di
chiunque altro le esigenze più comuni operando nell’interesse della
collettività con un innegabile spirito pioneristico avvalendosi dell’onda
della condivisione, favorendo le connessioni, unendo i popoli attraverso
l’utilizzo di semplici click che non hanno fatto altro che generare
crescita e sviluppo, facendolo in nome del popolo soprattutto,
lasciando cioè che il popolo agisse spontaneamente e senza alcuna
condizione, libero di sognare e di fare tutto quello che in effetti ha
sempre voluto fare : essere ascoltato. Dei filantropi, in buona
sostanza, filantropi che per rendere più semplice, oltre che
innovativo, il modo di comunicare hanno contribuito a realizzare e a
riformulare continuamente i sogni di chiunque, al netto di futili
guadagni – per altro reinvestiti nell’economia circolare e nello
sviluppo ecosostenibile. Parlare di comunicazione citando i
responsabili dell’orientamento del pensiero moderno in ogni caso
implica spazio, tempo, dedizione e quella sana e necessaria idolatria
che mai dovrebbe mancare quando si cerca di elogiare i meriti di chi
ha saputo letteralmente unire il mondo intero, ragion per cui è
doveroso ammettere – nei limiti delle proposte che si dovrebbero
fare per ottimizzare la comunicazione, possibilmente magari
evitando note di sarcasmo – che sfiorando i quasi mille caratteri
per ogni articolo (scritto indipendentemente dall’argomento trattato)
l’interesse dell’unico utente attivo al giorno di questa rivista potrebbe
anche aumentare in modo vertiginoso, rischiando così di coinvolgerne
altri. In conclusione, alla stregua dei canoni televisivi che impongono
la sintesi laddove l’argomento necessita un approfondimento mentre
al tempo stesso obbligano la logorrea a chi nemmeno dovrebbe
fiatare, per poter parlare di comunicazione sia attraverso il
complesso sistema che ne regola i flussi multimediali e interattivi,
che tramite il semplice dialogo, che ne sancisce l’origine, non si
dovrebbe mai smettere di studiare, né probabilmente di vivere.