“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Quando i dirigenti di una grande compagnia di assicurazioni si tutelano dal punto di vista giuridico affidandosi a un team di legali associati – che per difendere gli illeciti interessi dei loro assistiti sono soliti far piazzare delle microspie nell’ufficio o nell’abitazione dell’avvocato difensore del querelante per poterlo screditare agli occhi della giuria in un processo che vede tra gli altri come imputato il CEO della stessa compagnia, ma che invece vengono poi presi in contropiede dall’avvocato difensore del querelante, che conoscendo il nome di un membro della giuria finge di corrompere qualcun altro facendogli usare il nome di quel giurato proprio per poter dimostrare in aula la falsità delle accuse mosse dal rappresentante legale della compagnia assicurativa (il quale è talmente convinto che la sua per così dire informazione sia inattaccabile che trasuda sicurezza da tutti i pori) – di solito o viene corrotto il giudice (in casi analoghi e in modo tale che qualsiasi elemento probatorio risulti essere infondato) oppure (una volta su un milione di casi simili in cui la causa fosse vinta dal querelante privato cittadino che avesse voluto intentarla per denunciare i mancati pagamenti dei premi che gli spettavano di diritto) il CEO della compagnia di assicurazioni dichiarerebbe il fallimento della società che rappresenta, e ciò potrebbe accadere perfino qualche giorno prima della sentenza emessa dal tribunale di competenza – e anche se questo altro non è se non un riassunto spiccio di uno dei tanti capolavori cinematografici di F.F.Coppola tratto da un romanzo di J.Grisham (The rainmaker) e replicato per l’ennesima volta di recente su vattelapesca ora quale canale, c’è un dato offerto dall’analisi da i più controversi dibattiti pubblici discussi in questi giorni di pandemia che più di ogni altro viene sempre fuori quando si parla di competenze e di responsabilità : vale a dire che le une coincidono quasi mai con le altre, e viceversa. Si prenda come esempio la tanto chiacchierata presa di posizione dell’esecutivo di voler istituire una task force contro le fake news. Sul campo multimediale ci sono da una parte il mainstream, con tutte le sue contraddizioni di genere, a partire dall’assurda propaganda ininterrotta del nulla mediatico fino ad approdare alle non notizie (una delle quali potrebbe essere senza dubbio rappresentata da quella recente insinuazione che asseriva che l’elevato numero di decessi da Covid 19 registrato in Lombardia potrebbe essere stato causato dal tasso di laboriosità superiore nei cittadini settentrionali rispetto a quello insito nei meridionali, senza contare ciò che viene deliberatamente sproloquiato in toni a dir poco accesi o sdolcinati, a seconda del format televisivo, solo per generare audience) mentre dall’altra la cosiddetta informazione alternativa e indipendente, quella che circola in Rete tramite un traffico di utenti più o meno consapevoli circa l’autorevolezza proposta dalle suddette fonti d’informazione, o sedicenti tali. Se per competenze relative alle responsabilità – che in questo caso dovrebbero avere certe riviste o siti on line che dicono che per prevenire l’eventuale contagio, che potrebbe anche avvenire con animali domestici, occorre lavarsi le mani oltre che le zampe degli animali con la candeggina – s’intendesse esclusivamente oscurare quelle “fonti d’informazione”, perchè allora non verrebbero censurate, visto che non sarebbe poi così difficile individuarle? Se invece s’intendesse colpire e oscurare per lo più i bloggers, che magari sostengono che le dichiarazioni di un politico non coincidono con la realtà dei fatti, ma più in particolare dei numeri (per non parlare della veridicità dei sondaggi) proprio perchè secondo qualche blogger quei dati sono falsi, perchè allora non si cercherebbe di istituire un ente d’informazione super partes, inconfutabile, che possa garantire una voce univoca quanto meno sui numeri, così come di fatto sta avvenendo con l’unità di crisi nazionale della Protezione Civile che continua a diramare il doveroso quanto triste bollettino ufficiale cui tutti fanno riferimento nonostante le polemiche che si sono susseguite su che cosa si sarebbe e su cosa non si sarebbe potuto fare? D’altro canto invece – in riferimento sempre al dato che viene fuori quando si parla di competenze e di responsabilità – non si capisce perchè né l’attuale Ministro per lo Sviluppo Economico né tantomeno il dirigente RAI incaricato di scovare il falso che si cela dietro certe notizie divulgate in Rete non abbiano ancora fatto sentire la propria voce a proposito delle non notizie che quotidianamente vengono diramate dal mainstream, forse perchè sono entrambi a conoscenza di quei tagli di montaggio che vengono sistematicamente effettuati sulle differite quando i conduttori di diversi talk show politici sono costretti a invitare qualcuno che dice delle verità scomode per dimostrare all’opinione pubblica che chi si ostina a dire e a diffondere quelle verità è un millantatore, resta il fatto inequivocabile che una task force di questa portata non si è mai vista e probabilmente mai si vedrà. Se davvero chi, come il suddetto politico e il suddetto giornalista (e purtroppo non solo loro) volesse dimostrare a tutti sotto la propria responsabilità che il perdurare della messa in onda di certe trasmissioni televisive che hanno già prodotto dei danni irreparabili per la collettività in termini di intrattenimento e che sono da molti ritenute offensive per la comune intelligenza (a maggior ragione in un periodo come quello che stiamo vivendo) non ha fatto altro che orientare la stragrande maggioranza di irresponsabili a uscire di casa malgrado le reiterate ordinanze imposte e che, con ogni probabilità, nei prossimi giorni di Pasqua se ne andranno beatamente in giro noncuranti della salute degli altri oltre che della propria, per quale ragione non dovrebbe decidersi ad emanare un decreto mirato a vietarne la produzione?