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Sintesi di uno stato comune

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Sintesi di uno stato comune

Parlare di responsabilità in una nazione come la nostra è sempre stato recepito come un dovere imprescindibile, soprattutto da chi ricopre un ruolo istituzionale (ricordarlo è un obbligo etico, considerata anche l’innata vocazione che contraddistingue da sempre chi opera nell’interesse del Paese da chi cerca quotidianamente con qualsiasi mezzo di frodarlo). Parlare di responsabilità ai tempi del corona virus sembra quasi invece – per logica paradossale – essere diventato un piacere, sebbene condizionato. Si pensi soltanto a come è stata gestita l’emergenza : perchè le ordinanze e i decreti che sono stati approvati e firmati in questi giorni non sono stati presi subito, quando la gravità della pandemia si era già manifestata a Wuhan? A che cosa è servito bloccare i voli da e per la Cina se un qualsiasi passeggero di nazionalità cinese residente a Milano ha potuto viaggiare lo stesso raggiungendo la destinazione facendo scalo a Parigi o a Berlino? Per quale ragione è stata aperta un’unità di crisi della Protezione civile per aggiornare in tempo reale la situazione – ovvero, limitarsi a constatare il progressivo e allarmante numero crescente di contagi e di decessi (senza dire però che nella migliore delle ipotesi se il contagio dilagasse nello stesso momento le strutture sanitarie nazionali collasserebbero inevitabilmente) – e al tempo stesso attraverso qualsiasi canale multimediale è stata concessa facoltà di parola alle diverse e disparate versioni dei virologi più accreditati, non facendo altro che generare confusione e falso allarmismo, mentre invece il vero allarmismo era ed è, purtroppo, il paventare un’ecatombe? Di quanti apparecchi respiratori predisposti per la ventilazione può essere dotato un ospedale? Mettetevi nei panni di chi, in ospedale, dovrà scegliere (tra un paziente di sessant’anni e uno di quaranta) a chi dare il respiratore : ovviamente l’ordinanza imporrà di darlo al più giovane, con l’aggravante che se il più anziano (a) fosse disgraziatamente un suo familiare il malcapitato operatore sanitario si troverebbe in una condizione invidiabile grazie al tempestivo intervento dell’esecutivo. Per quanto tempo e a che cosa serve cercare di far cambiare stili di vita, abitudini, atteggiamenti e comportamenti di chi – invece di starsene a casa curando almeno l’igiene personale – se ne va in giro spensierato e senza un minimo di empatia, se per sensibilizzare l’opinione pubblica si intende diffondere un messaggio preventivo contro il contagio con il contributo di rappers “responsabili” capaci di farsi capire meglio da soggetti antropologicamente irresponsabili? Potrebbe essere forse questa una proposta di divulgazione promozionale da presentare a chi si occupa di queste cose al Ministero della Salute, una sorta di deterrente infallibile? Oppure – per par condicio – invitare in un qualsiasi studio televisivo qualche anziano signore (ancor meglio se fosse un baby pensionato che riceve mensilmente il suo intoccabile assegno previdenziale/sociale dall’età di 45 anni) ad esortare gli ormai vecchi ma al tempo stesso rinsaviti genitori a non svuotare i supermercati di amuchina e di mascherine, oltre che di beni di prima necessità? Gli errori e i danni che si sono susseguiti in questi ultimi decenni in particolare a causa di esecutivi che mai hanno saputo offrire – malgrado le più improbabili coalizioni di governo – una rappresentanza seria e responsabile agli elettori sono incalcolabili, purtroppo però c’è ancora chi pensa che questo valore non sia inestimabile.