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Segugi da scoop

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Segugi da scoop

Entrati di fatto nel secondo mese dall’inizio di questo assurdo conflitto russo/ucraino, nell’attuale dibattito pubblico si sta consolidando quell’inevitabile fenomeno mediatico di turno che coinvolge chiunque sia disposto a difendere la propria visione sociopolitica con una certa veemenza – indipendentemente che si tratti di un giornalista o di un cabarettista o, peggio, di un politico – ovvero : l’indiscriminata ossessione da consenso. Gli schieramenti di pensiero sono stati e saranno sempre gli stessi, con tutti i pro e i contro generati da un contraddittorio costruttivo. Purtroppo però il punto è che oggi come oggi in un qualsiasi confronto mediatico di costruttivo c’è rimasto ben poco, se non addirittura nulla. Del resto se, da una parte, è sempre esistita una narrazione mediatica indotta – mirata ad omettere o a nascondere verità invece che divulgarle – che rappresenta comunque la maggioranza di qualsiasi popolo, mentre dall’altra parte si contrappone a ragion veduta una minoranza di persone che riescono per fortuna a pensare ancora con la propria testa mettendo in guardia l’opinione pubblica sui rischi reali che già si sono disgraziatamente manifestati in più e tristi occasioni, essendo stati causati da una deriva autoritaria del pensiero unico, non poteva che essere altrimenti. Il fatto che un esimio professore, invitato ad argomentare in una nota trasmissione televisiva, abbia deliberatamente rifiutato il compenso elargito da mamma RAI per ovvi e più che giustificati motivi personali, non significa che sia ossessionato dal consenso (anche perché, se davvero avesse voluto esserlo, avrebbe dovuto partecipare ad altre simili trasmissioni) vuol dire soltanto che i fiumi torrenziali di parole che sono state dette o scritte dall’orda di segugi da scoop – in merito al rifiuto da parte del professore in questione di partecipare a quel talk show – non avrebbero dovuto scorrere nel greto dei quotidiani nazionali, non tanto perché non se ne sarebbe dovuto parlare per evitare di inasprire le polemiche che inevitabilmente si innescano quando il dibattito pubblico entra nel vivo sull’argomento “pensiero unico”, quanto per cercare di salvare l’orda di segugi da scoop dal loro coinvolgimento in questo fenomeno. Sono stati loro gli “inconsapevoli” creatori della sua improvvisa fama. Quanti di questi segugi da scoop avrebbero voluto anche solo per un attimo avere il consenso ottenuto in così poco tempo dall’esimio professore? Con ciò non si vuole certo affermare che la minoranza appena menzionata sia giusta e la maggioranza sbagliata, soprattutto perché una parte di questa minoranza tende a dare troppe cose per scontato (oltre che a negare fatti che avvengono sotto gli occhi di tutti, malgrado in certe situazioni l’aggressore diventi di fatto aggredito e viceversa) ma si intende segnalare per l’ennesima volta che mai come in questo delicato momento storico una riforma strutturale delle telecomunicazioni sarebbe da prendere in considerazione come priorità assoluta. Ma la domanda è : quando è l’intero sistema politico ad essere indiscriminatamente ossessionato dal consenso, nonostante non abbia fatto altro che manifestare la propria inadeguatezza alle tematiche sociali, come la si attua questa benedetta riforma? Quali e quante teste dovrebbero cadere per riuscire a far sì che invece di uno scontro distruttivo in tv si possa assistere finalmente a un confronto costruttivo, senza tagli in differita per cambiare il significato delle parole espresse da qualcuno che dice verità scomode, oppure senza conduttori che in diretta danno parola e diritto di replica ai sostenitori del pensiero dominante con tempi decisamente superiori rispetto a chi cerca di ragionare sulle tematiche sociali argomentando con una visione diametralmente opposta?