La quinta voce
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Il regno delle cose
7 Giugno 2016

Pentagramma cinetico


Tragedia urbana in sette note

di Sormani
 
Una generazione è un dramma di quattro o
cinquemila personaggi di rilievo. Questo dramma è il mio libro.


Honorè de Balzac

Personaggi



Franco Normasi | Il cavalier Amintore Farnesi
Andrea Tardini | Eleonora
Anna Tardini | Il sindaco
La signora Emma | Tre assessori
Ippolito Tardini | I cittadini

Costumi (con sommaria descrizione dei personaggi)

Franco Normasi : è un violinista, trentenne, alto, bello, fisico atletico. Indossa un soprabito nero con una cerniera trasversale, con pantaloni e anfibi dello stesso colore.
Andrea Tardini : è un quarantenne, basso e tarchiato, trasandato sia nel vestire abiti comuni che nell’indossare biancheria intima. E’ il miglior amico di Franco Normasi, è disoccupato, ed è da poco rimasto vedovo. Gli piace scrivere, si diletta nel narrare racconti.
Anna Tardini : è una insegnante elementare, trentacinquenne, statura e corporatura esile, è la sorella di Andrea. Nonostante l’età indossa abiti decisamente passati di moda.
Ippolito Tardini : è un pensionato di sessantacinque anni, statura e corporatura media, è il padre di Andrea. E’ abbastanza elegante, anche se gli abiti che indossa rispecchiano una condizione sociale non troppo agiata, ed è anche un assiduo giocatore del lotto.
La signora Emma : è la madre di Andrea, la classica e intramontabile casalinga. Ha sessant’anni, è piuttosto bassa e robusta e porta quasi sempre il grembiule.
Il cavalier Amintore Farnesi : è un aristocratico di sessantacinque anni, statura e corporatura media, eccentrico nel vestire, con cilindro e bastone e ghette sulle scarpe. E’ un vecchio amico di famiglia.
Eleonora : è la figlia della moglie defunta di Andrea, ventenne, bellissima, mora e slanciata. E’ una studentessa universitaria, indossa abiti griffati.
Il sindaco : è un cinquantenne, statura e corporatura media, è in giacca e cravatta e porta due fasce tricolori (un tricolore è italiano, l’altro è francese) incrociate e sovrapposte.
I tre assessori : sono tutti e tre quarantenni. Due sono bassi, il primo e il terzo, il secondo è alto. Sono in giacca e cravatta e portano sempre una valigetta.
I cittadini : sono una ventina di persone molto diverse tra loro, accomunate soltanto dall’abbigliamento, identico a quello di Franco Normasi.

Scenario



E ssenziale, con due uscite laterali. Due scale poste alle rispettive estremità del proscenio. La scena si svolge in una città onirica, dove Franco Normasi sogna che il quieto vivere sia ormai definitivamente scomparso.

PRIMA NOTA

A sipario aperto


Palcoscenico vuoto. Penombra.

Voce di Eleonora - … ci pensi ancora? -
Voce di Franco Normasi - Ogni attimo della mia vita, quando sono sveglio. -
Voce di Eleonora - Perché? -
Voce di Franco Normasi - Perchè il Male ormai dilaga ovunque, perchè non si capisce più se è il diavolo che lo vuole o se è Dio. La città non ha bisogno di credere che la decodificazione di un codice binario sia un modo per stabilire se gli alieni potrebbero, o no, essere le sole forme di vita in grado di indurre l’umanità a credere che Dio è un’invenzione, la città ha bisogno di credere in Dio perchè Dio potrebbe essere più pericoloso del diavolo. -
Voce di Eleonora - E Andrea, che cosa pensi di lui? Che cosa pensi che gli succederà? -
Voce di Franco Normasi - Diventerà pazzo, oppure riuscirà ancora a conoscere una donna che gli ricorderà tua madre. -
Voce di Eleonora - Tu credi che la stia cercando? -
Voce di Franco Normasi - No. Io credo che diventerà pazzo sul serio e che farà del male a qualcuno prima di farlo a se stesso. -
Voce di Eleonora - Chiamalo. -
Voce di Franco Normasi - Lo farò. -

Pausa. Buio.

Voce di Eleonora - Buonanotte Franco. -
Voce di Franco Normasi - Buonanotte Nora. -

Luce. Entrano i cittadini, da entrambe le uscite laterali. Hanno tutti l’aria sconvolta. Scendendo dal proscenio vanno ad occupare la prima fila della platea.

Un cittadino - Qualcuno dovrà pur essere stato ! -
Una cittadina - E’ inutile che facciamo finta di non saperlo, in questa città non ci sarà mai un colpevole. -
Un altro cittadino - Se lo beccano gliela facciamo pagare noi, non ti preoccupare dolcezza … -
La stessa - … è proprio per questo che mi preoccupo. -
Un’altra cittadina - Le fanno pena i colpevoli, poveretta ! -
Un’altra ancora - Vorrei proprio vedere che cosa avrebbe detto se le avessero ucciso la sua, di sorella. -
Suono di violino che riproduce le sette note musicali.
Un altro cittadino ancora - Shh … stanno arrivando … -

Entrano il sindaco, che si pianta nel mezzo a braccia conserte, seguito da i tre assessori, che gli girano intorno. Voce corale dei cittadini che all’unisono reclamano un colpevole (“Diteci chi è ! Diteci chi è stato!”).

Il sindaco - (mentre gli assessori si bloccano all’istante) Dobbiamo intervenire. Non è possibile continuare di questo passo. E’ la dodicesima in meno di quaranta giorni. I cittadini hanno bisogno di una risposta. Il problema persiste, ed è un problema la cui soluzione deve passare soltanto da chi è in grado di assumersi la responsabilità di affrontarlo. Questa città era un modello di democrazia e di sicurezza, e per dio deve ritornare ad esserlo! (al primo assessore) Esaminiamo dunque queste varie proposte. -
Primo assessore - (estraendo dalla valigetta un rotolo di pergamena) Come vuole la tradizione, che da sempre regola le norme da rispettare in questa città attraverso l’elenco infallibile, da una parte ci sono i problemi e dall’altra le soluzioni … -
Secondo assessore - (al sindaco, guardando l’orologio) … intendo soltanto ricordarle che il tempo stringe, e mentre noi … -
Terzo assessore - (al sindaco, mimando il gesto dell’impiccato) … ma la tradizione va rispettata … -
Il sindaco - (al primo assessore) … avanti, poche storie. Prosegua ! -
Primo assessore - (leggendo dalla pergamena) Problema disoccupazione : soluzione, creare nuovi posti di lavoro che si occupino di far dimenticare le vecchie occupazioni. Problema inquinamento : soluzione, nomina di un garante del territorio che sappia tener conto degli incentivi inerenti l’innalzamento delle polveri sottili che i sottosegretari della precedente amministrazione avevano proposto per far scagionare dall’accusa di peculato il garante precedente, che non era un matematico. Problema collegamenti ad alta velocità : soluzione, istituire delle figure professionali che controllino come e quanto il progresso relativo a questo delicato campo d’azione possa finalmente portare all’ubiquità. Problema ordine pubblico … -
Il sindaco - (impaziente) … d’accordo, d’accordo … qui siamo tutti consapevoli di come … -
Terzo assessore - (rifacendo lo stesso gesto di prima) … attenzione, una brusca interruzione del consueto iter burocratico potrebbe generare trasferimenti imprevisti. -
Il sindaco - (risoluto, al primo assessore, girando intorno agli altri due con le mani dietro la schiena) Conciso, mi raccomando. -
Primo assessore - Problema nettezza urbana : soluzione … -
Secondo assessore - … andiamo … tutti sanno come fare a risolvere questo problema, perfino i camorristi sono … -
Il sindaco - (incurante, al primo assessore) … prosegua ! -
Primo assessore - (infastidito) … soluzione, appaltare a dei camorristi fidati, no perditempo, sia il conferimento che lo smaltimento dei rifiuti. Problema immigrazione : soluzione, incendiare le imbarcazioni contenenti i migranti direttamente in mare aperto. Problema infrastrutture inadeguate per eventi internazionali : tergiversare fino all’attimo prima che l’evento abbia inizio, di modo che si possa fare avanti una cordata di imprenditori che non sono ancora stati indagati per corruzione. Problema chi tira avanti la baracca : soluzione, affidare la baracca a più operatori operativi integerrimi in modo da risanare le interminabili falle procurate dalla baracca stessa. Problema tragedie familiari : soluzione, esaminare le proposte che i cittadini … -
Un cittadino - (impaziente)… era ora ! -
Pausa Il sindaco - (al primo assessore) Per l’amor del cielo, faccia queste proposte ! -
Primo assessore - (ritirando il rotolo di pergamena nella valigetta ed estraendone uno di carta igienica, srotolandolo quasi interamente) Come potete vedere, la lista implica una lunga serie di … -
Un altro cittadino - ... la solita vecchia storia : la pergamena la tirano fuori solo quando fa comodo a loro. -

Altra pausa, in cui il sindaco fa cenno al primo assessore di riavvolgere il rotolo di carta igienica e di riprendere in mano il rotolo di pergamena.

Primo assessore - (leggendo dalla pergamena) La serie di proposte, che riguardano il candidato eletto all’unanimità dalla vigente amministrazione per la soluzione del problema tragedie familiari, consta in sette note salienti. Prima : prendendo a riferimento la famiglia meno in vista della città, si invitano i signori cittadini ad esprimere le più sentite condoglianze nei confronti della dodicesima vittima. Seconda : a fronte del dilagante susseguirsi di delitti efferati commessi in questa città, si informano i signori cittadini che, in collaborazione con le forze dell’ordine, tenteremo l’impossibile per smascherare il vero responsabile di quanto è avvenuto. Terza : si avvisano i signori cittadini che tutti potranno assistere alle fasi determinanti della confessione finale. Quarta : si ricorda ai signori cittadini che la premeditazione dell’assassino potrebbe essere stata originata in luoghi a noi tutti cari, forse addirittura nella principale piazza comunale. Quinta : si consente ai signori cittadini la facoltà di avvalersi della consulenza dei migliori psichiatri che la città offre per comprendere la vera natura del sospettato. Sesta : si propone ai signori cittadini la soluzione del suddetto problema con altri potenziali sospettati, qualora la stessa soluzione presentata dalla vigente amministrazione non li soddisfi. Settima : si richiede ai signori cittadini ancora un po’ di indulgenza, al fine di lasciare il tempo necessario alla vigente amministrazione per continuare l’operato svolto fino ad ora con trasparenza e serenità e conseguire l’ambita soluzione. -
Una cittadina - Parlano sempre e non si capisce mai quello che dicono. -

Pausa

Il sindaco - Si può sapere che cosa diavolo sta aspettando? Le rammento che l’evasione verbale non rientra negli obiettivi da raggiungere dalla vigente amministrazione. (alterato) Proceda ! -
Secondo assessore - (estraendo dalla valigetta un altro rotolo di pergamena, leggendo dalla stessa) Come dimostreranno queste cifre, relative alle prove circostanziali degli altri candidati alla soluzione del problema tragedie familiari, risulterà evidente, all’occhio vigile del cittadino medio, l’incomparabilità con il candidato eletto all’unanimità dalla vigente amministrazione. Pertanto … -
Un’altra cittadina - … hanno già messo le mani avanti. Vogliono indirizzarci sulla sesta nota per depistarci, ma noi non ci faremo influenzare. Non sappiamo ancora neanche chi è il candidato eletto. Come possono già fare dei paragoni? -
Il sindaco - (al terzo assessore, con eloquente disappunto) Urge il nominativo. Fuori questo nominativo dunque ! -
Terzo assessore - (dopo essere uscito, senza valigetta, e rientrato con in mano un finto violino) Tale Normasi. Franco Normasi. Nativo e residente. Trentenne. Fondatore del gruppo musicale “Pentagramma cinetico”. Tale musica, suonata in movimento per orientare le coscienze più insospettabili a commettere questi atroci delitti consumati nel focolare domestico, sta imperversando ovunque in città, funestando il quieto vivere (poi, dopo aver fracassato il finto violino per terra). Pertanto la vigente amministrazione si riserva il diritto di accusa nei confronti di tale soggetto, considerato eversivo e criminale a tutti gli effetti. -

Pausa, relativamente prolungata, in cui i cittadini, allibiti, hanno assistito senza commenti alla distruzione dello strumento musicale, mentre gli assessori si danno da fare per portare via i pezzi rotti e il sindaco estrae dalla valigetta del primo assessore un'altro rotolo di pergamena.

Il sindaco - (leggendo dalla pergamena) Onde evitare ulteriori equivoci che potrebbero insorgere nel non comprendere le effettive responsabilità del soggetto nominato, sono qui citati i numeri impressionanti relativi al modus operandi di due assassini : 47 coltellate inflitte da un operaio di 58 anni, Ottavio Scuccimarra, al ventre della figlia ancora minorenne, al quarto mese di gravidanza. Causa : incesto e reticenza materna. Due bastoni piantati dalla cavità anale a quella orale a un anonimo settantenne, nullatenente, paraplegico, da un ventenne benestante, la cui eredità potrebbe superare di gran lunga il valore di una manovra finanziaria. Per ragioni di ordine pubblico non sono ancora state rese note le generalità del giovane. Causa : noia e frustrazione. Il limitato numero di tali assassini non comporta l’estraneità ai delitti commessi da i restanti nove, che come i due sovra citati, avrebbero agito sotto l’influenza dei “Pentagramma cinetico”. -
Un cittadino - (risoluto) Franco Normasi è uno di noi : uno di noi non avrebbe mai fatto quello che voi volete farci credere. -
Un altro cittadino - Io l’ho sempre detto che Scuccimarra non poteva aver fatto tutto da solo … -
Una cittadina - … dovrebbero scannarsi tra di loro … -
I cittadini - (all’unisono) … diteci chi è, diteci chi è stato! -

Pausa

Il sindaco - (al terzo assessore) Proceda … esibisca la documentazione. -
Terzo assessore - (estraendo un altro rotolo di pergamena dalla valigetta, leggendolo) Per definizione questa influenza musicale, denominata per l’appunto “Pentagramma cinetico”, è un quid popolare, inneggiante a una rivoluzione criminale senza precedenti. E’ una musica satanica, fuorviante, che viene suonata in movimento per indurre alla cattiva azione perfino l’animo più mansueto, un concentrato esplosivo di energia sovversiva, mirata a indurre un’alterazione irreversibile sull’indole originariamente benevola del cittadino medio. Tale alterazione, comprovata scientificamente dalla clinica subliminale urbana, è imprevedibile, ed è in grado di suscitare pericolose emulazioni. Gli strumenti usati sono i seguenti : violino classico, a quattro corde, chitarra acustica, a sei corde, e tamburo di latta, con due aste … -
Il sindaco - … grazie per la delucidazione tecnica, assessore. (poi, al primo assessore) E ora invito lei ad illustrare le fasi che ci hanno così portato alla delibera che concerne la prima nota saliente della serie di proposte che riguardano la soluzione del problema tragedie familiari. -
Primo assessore - (estraendo un altro rotolo di pergamena dalla valigetta, leggendo dalla stessa) Nella prima nota si invitano i signori cittadini ad esprimere il cordoglio nei confronti della famiglia della dodicesima vittima, Anna Tardini, insegnante elementare di 35 anni, morta suicida, a quanto affermano i testimoni, in circostanze tutt’ora poco chiare. Non a caso anche tutti i componenti della famiglia Tardini (a partire dal fratello, che è un disoccupato di 41 anni, che da poco è rimasto vedovo e che per questo sta vivendo una fase depressiva piuttosto acuta, al padre Ippolito, che è un pensionato di 65 anni dedito al gioco e agli espedienti, fino ad arrivare alla madre, la signora Emma, che è una casalinga di 60 anni, ossessionata dalla visione di film polizieschi) potrebbero essere sospettati, per chissà quali foschi e oscuri motivi. Al vaglio degli inquirenti dunque, che stanno lavorando in stretta collaborazione con la vigente amministrazione, non c’è soltanto la volontà di fare luce sulle origini della tragedia della famiglia Tardini, ma c’è il desiderio fondato di riuscire finalmente a scardinare quelle dannate porte dietro cui si cela l’insondabile mistero di ogni tragedia familiare. Le fasi che ci hanno portato a deliberare sulla prima nota delle proposte che riguardano la soluzione del problema tragedie familiari constano in sette … -
Il sindaco - (perentorio) … evitate l’evasione verbale. Mi sembra di averlo già ricordato. -
Primo assessore - (ai cittadini) Pertanto, in collaborazione anche con la clinica subliminale urbana, meglio nota ai signori cittadini come c.s.u., alla luce di quanto è emerso dalle indagini rilevate dagli scienziati che ci lavorano, il suicidio della nostra concittadina Anna Tardini sarebbe dunque un suicidio provocato, ovvero qualcuno la avrebbe indotta a farlo spontaneamente. -

Fragorosa e corale risate da parte dei cittadini. Pausa.

Il sindaco - (autoritario, agli assessori) Prendete nota ! (mentre ogni assessore tira fuori dalla valigetta un tablet, preparandosi a digitare sullo stesso, verbalizzando quanto sta per dire il sindaco) Nonostante le delibere e gli emendamenti attuati dalla vigente amministrazione al fine di risolvere questo dannato problema, i signori cittadini continuano imperterriti a palesare un irritante scetticismo nei confronti del vero e unico responsabile, sia del suicidio di Anna Tardini che degli altri undici terrificanti omicidi, che con la sua musica dalle tinte fosche ha indotto altri cittadini, resi incapaci di intendere e di volere, a subire un processo di metamorfosi tale da portarli ad agire contro il quieto vivere. I signori cittadini hanno bisogno di vedere, e di sentire soprattutto, all’opera i“Pentagramma cinetico” per rendersi effettivamente conto di che cosa stiamo parlando. La rappresentazione di questa recente tragedia urbana è l’unico modo per capire in realtà come e perché il Male viene perpetrato. (facendo cenno agli assessori di riporre i tablet nella valigetta) Che la rappresentazione abbia inizio ! -

Sipario

SECONDA NOTA

A sipario chiuso



Melodia cupa e desolante che pervade la sala, suonata con un violino, un tamburo e una chitarra acustica. Apertura. Silenzio. Interno casa Tardini : vecchia camera di Anna. Ingresso unico, a destra. L’uscita laterale della quinta di sinistra è stata chiusa con un pannello, davanti cui è stato messo un armadio a due ante e un tappeto. Contro la quinta di fondo un divano letto, sfatto, e un comodino sopra cui c’è un’abat jour, spenta, e un bicchiere d’acqua. Vestiti sparsi qua e là. Andrea giace prono sul tappeto, in pigiama, mentre Anna è in posizione supina, nel letto. Indossa una vestaglia lisa e striminzita, che probabilmente usava quando ancora abitava con i genitori.

Andrea - (dimenandosi, scalciando) … sono io il ragno, sono io … tu sei la mosca … posso prenderti tutte le volte che voglio se voglio, e se non voglio posso lasciarti senza ali … -

Pausa. Anna è in ansia, con gli occhi sbarrati.

Andrea - (terrorizzato) … ha ucciso la mosca e ucciso anche il ragno, li ha presi tutti e due con la carta igienica e li ha buttati nel cesso e ha tirato pure l’acqua … (poi, incomprensibile, indistinto) ... -
Anna - (allarmato, dandogli uno scossone) … svegliati, svegliati …(porgendogli poi il bicchiere d’acqua con una pastiglia, che prende dal cassetto del comodino) … devi prenderla adesso, lo sai … su, prendila … dai, non farmi anche questo. -
Ippolito - (in pigiama, sulla soglia, preoccupato, dopo un rumore di passi sulle scale) Tutto a posto? -
Anna - (rassicurante) Il solito incubo. La mamma è sveglia? -
Andrea - (scattando in piedi e rovesciando apposta per terra sia la pastiglia che il bicchiere d’acqua) La madre è per se ciò che il figlio è in se. A “Ridebenechirideprima” è così, non c’è alcuna differenza … anche se c’è differenza tra chi arriva prima e chi arriva dopo perché se arriva dopo vuol dire che è da un’altra parte … -

Entra la signora Emma, in vestaglia.

La signora Emma - (angosciato, al figlio) … fatti coraggio Andrea … dai retta a tua sorella, prendila … questa è l’ultima di quelle forti, poi passerai a quelle più blande … -
Andrea - (fingendo di essere cieco, toccando il padre) … sorella luna, fratello sole … eppure, questo non mi sembra un saio (poi, in ginocchio,toccandogli le pantofole) … e questi piedi non mi sembrano nudi … -
Ippolito - (scuotendolo bruscamente) … falla finita ! Riesci a capirmi? -
La signora Emma - (compassionevole) Lascialo stare … -
Anna - … parlaci Andrea, parlaci di questo posto … -
Andrea - ……………………………………………… “Ridebenechirideprima” ? -
Anna - (guardando i genitori con complicità) Si, certo … si … -
Andrea - … mettetevi comodi allora … (mentre cammina nervosamente e loro tre si siedono sul bordo del divano letto) … prima di tutto occorre dire che per entrare non si paga neanche il biglietto … -
Anna - … di che cosa si tratta esattamente, di una piazza? -
Andrea - (basito) Una … piazza? (poi, risoluto) Dicesi piazza la camera oscura che sta tra il mirino e l’obiettivo di una macchina fotografica, vale a dire quello spazio dove le immagini vengono catturate. (alla madre) Secondo te può avere un nome simile uno spazio del genere, oppure ci sono finito dentro io? -
La signora Emma - (angosciato) No … no … -
Andrea - (alla sorella, mimando l’atto della masturbazione) … il prossimo che mi interrompe mi auto – rizzo ... davanti a tutti voi, questo sia chiaro … (poi, alla madre, che esce sconvolta) … non sai quello che ti perdi, potresti provare a immortalarmi … (poi al padre, che gli sta andando contro) … ehi tu, che intenzioni hai? Guarda che non l’ho mai presa come soggetto per … -
Ippolito - (sconvolto, abbracciandolo, uscendo) … io me ne torno a letto … -
Anna - … allora, com’è questo posto? -
Andrea - Quale posto? -

Pausa. Anna si corica nel divano letto, spegnendo la luce dell’ipotetico interruttore. Buio.

Andrea - (sottovoce, ma comprensibile) Io lo so come hai fatto a procurarti i soldi che hanno permesso a loro di comprarsi questa casa.

Luce.

Anna - (allarmato) Eh? Ti spiace ripetere quello che hai appena detto? -
Andrea - (pacato) La famosa … vincita … quella vincita … -
Anna - (terrorizzato, sottovoce, avvicinandosi al fratello) … shhh, per carità … che ne sai tu? -
Andrea - Avrei potuto ispirarmi al Faust, mitizzare questa mia particolare vicenda personale nel mio “Pareri di un anonimo cittadino” per … tutto sommato renderlo meno campanilistico … ma in definitiva mi sono messo in testa di scriverlo a quattro mani. -
Anna - (enfatico, prendendolo per le spalle) Allora è vero che non sei malato! E credi ancora nelle cose che scrivi, ma è fantastico …immagino quindi che tu sappia da dove provenissero quei soldi, e per quale ragione io falsificai la matrice del biglietto della lotteria per far loro credere che si trattasse di una vincita … (mentre Andrea sta rovistando nei vestiti sparsi per la camera) … d’altra parte, se avessero saputo del ritrovamento di quella valigetta me li avrebbero fatti riconsegnare immediatamente alla polizia per paura di rimanere coinvolti in qualche … -
Andrea - (pacato, mostrandole una pipa e una cartina topografica) … forse oggi avrebbe usato un navigatore satellitare. -

Altra pausa. Anna resta pietrificata. Andrea nasconde nuovamente la pipa e la cartina topografica negli indumenti sparsi a terra. Il dialogo seguente si svolge sottovoce.

Andrea - Aiutami a scriverlo … -
Anna - (sconcertato) … tu … tu eri presente? -
Andrea - … non proprio … -
Anna - … come hai fatto allora, hai fatto mettere una telecamera? -
Andrea - Non ho detto questo … -
Anna - (cercando di reprimere lo scatto d’ira) … e come allora? Devi dirmelo, devi dirmelo Andrea … loro non capirebbero mai … soprattutto papà … -

Anna esita un istante per spegnere la luce, ma non lo fa, poi esce. Andrea si rimette sul tappeto, prono, e torna a recitare la parte del malato di mente urlando parole incomprensibili. Poco dopo rientra il padre, seguito dalla sorella e dalla madre.

Anna - (al padre) … non lo toccare, potrebbe … -
Andrea - (puntando l’indice a caso) … eccoli, li ho visti, sono appena entrati nelle fogne … sono tutti e due attaccati con un solo corpo …(poi, incomprensibile) … -
La signora Emma - (compassionevole, al figlio) … calmati, ti prego … che cos’è che ti fa stare così male? Che cos’è che hai visto, qualcuno che ti voleva uccidere con un coltello da cucina? -
Anna - (di rimprovero) Mamma ! Ma cosa ti salta in mente? Lascia parlare me, ti prego … è un incubo ricorrente, me lo sono fatta raccontare diverse volte : lui sogna di andare a dormire, e nel suo sogno nel sogno sogna di diventare un ragno, e io divento una mosca. Poi arriva qualcuno con un enorme batti mosca e ci ammazza, buttandoci nella tazza del gabinetto, quindi, una volta arrivati nelle fogne iniziamo una nuova vita, dove però siamo costretti a viverla insieme, attaccati, così come certi gemelli nascono con il corpo attaccato … -

Andrea comincia a ridere sfacciatamente.

Ippolito - … parla, che cos’è che ti fa ridere? -
Anna - Sei tu che lo fai ridere, lo fai ridere perché non riesci a capire che lui finge di essere malato. -
Ippolito - (al figlio) E’ vero? -
Andrea - (alzandosi) Si, mi sono rialzato, è vero. Mica volevi che restassi per terra? -
Ippolito - (alla moglie, uscendo) E’ inutile … -
La signora Emma - (al figlio) … raccontami che cosa hai visto in quest’altra nuova vita … -
Andrea - … lo vuoi proprio sapere? -
La signora Emma - Certo che lo voglio proprio sapere ! -
Ippolito - (rientrando) Voglio saperlo anch’io. -

Andrea intona un semplice motivetto che ricorda le sette note musicali. Accentuando progressivamente la velocità dell’esecuzione, sincopata sulla nota finale, ne esaspera il suono, distorcendolo.

Ippolito - (esasperato) Basta! Finirai per fare uscire pazzi anche noi. -
La signora Emma -(sprezzante, al figlio) Se è vero che stai fingendo spero per te che ne valga la pena! Ma cosa credi, che lei da lassù non ti veda? Pensi che a lei faccia piacere vedere che ci tratti così? -
Anna - (alla madre) Lascialo stare, è meglio lasciarlo da solo in momenti come questi. Io andrò a dormire di sotto, sul divano.(mentre Andrea raccoglie i vestiti sparsi per terra ed esce) Domani si vedrà. -
La signora Emma - (angosciato, al marito) Vai a vedere dove va. -
Anna - (al padre, che sta per seguire il figlio) E’ meglio non seguirlo, credimi. Non è pazzo. Recita. Deve avere qualche dannato segreto da rivelarvi, qualcosa che si è inventato per … -
Ippolito - … che cosa avrebbe dovuto inventarsi? Vent’anni passati insieme a qualcuno sono pur sempre una vita. Ci vuole del tempo per farsene una ragione. Non sono passate neanche due settimane! -
La signora Emma - (alla figlia) Lo hanno visto al cimitero l’altro giorno … sai che cosa ha messo sulla lapide al posto dei fiori? -
Anna - No. -
La signora Emma - Unghie, unghie tagliate e ciocche di capelli raccolte in un barattolo di vetro … -
Ippolito - … chi te lo ha detto? -
La signora Emma - Tutti, tutti quelli che lo conoscono sanno che ormai sta perdendo la ragione … -
Ippolito - (alterato) … vuoi dirmi chi te lo ha detto? -
La signora Emma - (a bassa voce, cercando di reprimere lo scatto d’ira) Shh … è mai possibile che tu prima di capire come stanno le cose devi farci passare secoli? Ieri ho incontrato la madre di Franco …. (alla figlia) … a proposito, sai chi viene a trovarci domani? -
Anna - (esasperato) No. –
La signora Emma - Comunque lo sai che cosa mi ha detto? Mi ha detto che è stata una fortuna che Eleonora ha vissuto tutto quel tempo con loro anche se Andrea non era il padre, così almeno ora può stargli vicino … -
Ippolito - … perché, che cosa speravi che ti dicesse? -
La signora Emma - (basito) Cosa speravo che mi dicesse? Ma allora non ti rendi proprio mai conto di niente in vita tua? -
Ippolito - Di che cosa avrei dovuto rendermi conto, che lo può confortare? E allora, che male c’è? -
La signora Emma - (alterato) Che male c’è? (alla figlia) Che male c’è! Ma lo senti? -
Ippolito - Ti sente, ti sente … cos’è, sorda? -
La signora Emma - (a bassa voce, con l’indice sulla bocca) Shhh … ora tu vorresti farmi credere che non sapevi che Eleonora si è lasciata con Marco? -
Ippolito - E allora? -
La signora Emma - (ancora a bassa voce, cercando di reprimere l’ira) Allora vuol proprio dire che sei duro di comprendonio! Se Andrea si è sposato con sua madre, ora che sua madre non c’è più … -
Ippolito - … non dire cazzate … come se la madre di Franco sapesse quello che sappiamo noi … -
La signora Emma - (giustificato) … questo è il suo ragionamento … -
Ippolito - (alterato) … ma che cosa vuoi che ne sappia la madre di Franco? -
Anna - (al padre) Non mi avete ancora detto chi viene domani. Si può sapere perché me lo avete tenuto nascosto? -
Ippolito - (sarcastico) Scusa … la prossima volta ti manderemo un video messaggio, d’accordo? -
Anna - (ravveduto) Perdonami … a parte tutto … -
La signora Emma - (ridondante) Il cavalier Farnesi ! (poi, dubitativo, dopo l’espressione sgomenta della figlia) Cosa c’è? Abbiamo sconvolto i tuoi piani per la serata? Guarda che qui ce la possiamo cavare benissimo da soli … -
Anna - (giustificato) … no, ci mancherebbe, non è per questo, affatto … anzi, mi fa davvero piacere che ogni tanto qualcuno si ricordi ancora della nostra famiglia. Quello che non capisco è perché si fa vivo dopo tutto questo tempo. -
La signora Emma - (indicando il marito) E’ un amico suo, mica mio. Lo sai che a me non mi sono mai piaciuti quelli che hanno la puzza sotto il naso, e questo qui è peggio di un conte che … -
Ippolito - (perentorio) … è, un conte! -
La signora Emma - (infastidito) Un conte che fa finta di darsi delle arie perché forse deve nascondere qualcosa a un ispettore della omicidi, era questo quello che stavo cercando di dire … e comunque a me non è mai piaciuto, anche se si vanta di aver preso parte alla guerriglia urbana, sempre che sia vero che c’era anche lui … -
Ippolito - (sarcastico) … no, lui non c’era. C’eri tu! -
Anna - (al padre, tappando la bocca alla madre) Per favore … -
Ippolito - (alla figlia) … ma che ne sai tu, di quando … -
La signora Emma - (furioso, alla figlia) … non ti permettere mai più in vita tua di fare un gesto simile. Chiaro? -

Pausa

Anna - Scusa … non so proprio cosa mi sia successo … -
La signora Emma - (al marito) Ti spiace darle una risposta, oppure dobbiamo restare svegli per la terza notte consecutiva? -
Ippolito - (alla figlia) In effetti era da un pezzo che non lo sentivo Amintore. E’ stato Franco che ha voluto che passasse a trovarci … -
Anna - (basito) … Franco? Perché? -
Ippolito - Si sono conosciuti al matrimonio di Andrea. Franco voleva il suo numero perché doveva chiedergli una cosa. -
Anna - Cosa? -
Ippolito - Ma che ne so … e poi, anche se me lo avesse detto … -
Anna - … già … tu ormai non ti ricordi più niente … ma scusa, non potevi darglielo subito il numero? E perché poi glielo avrebbe detto Franco di passare? -

Si sente un forte rumore di qualcosa (o di qualcuno) che rotola dalla tromba delle scale.

La signora Emma - (terrorizzato, sulla soglia) Andrea! (poi esce) -
Ippolito la segue immediatamente. Anna temporeggia : cerca sotto il divano letto, sotto il tappeto e controlla anche dentro l’armadio. Subito dopo esce anche lei.

Sipario

TERZA NOTA

A sipario aperto



Interno casa Tardini. Soggiorno : porta d’ingresso, sull’uscita destra. Uscita della quinta opposta, sgombra. Divano ad angolo di fronte la parte centrale della quinta di fondo, contro cui c’è un mobiletto con sopra la t.v. (spenta). Tutta la famiglia è riunita attorno al tavolo, appena sparecchiato, posto in prossimità del proscenio. Musica drammatica in sottofondo (suonata con gli stessi strumenti usati nella seconda nota). La signora Emma esce dall’uscita sgombra,sbuffando, con in mano la tovaglia ripiegata. Silenzio. Sguardi indagatori.

La signora Emma - (rientrando senza tovaglia, riaccomodandosi, provocatorio) … che vita eh! Quando c’è il dialogo in una famiglia c’è proprio tutto! -

Pausa

La signora Emma - (esasperato, indicando la platea) Vi siete almeno accorti che bel sole c’è fuori? (prendendo per mano la figlia, mimando poi l’apertura della finestra) Vorrei saper contare i raggi a uno a uno per vedere quanti sono, vorrei sapere perché tu ti nascondi … -
Anna - (esasperato, alludendo al fratello) … non sono io che mi nascondo, lo vuoi capire questo una volta per tutte, si o no? Possibile che non vi siate ancora accorti di come continua a prendervi in giro nonostante tutto quello che è successo? Io non ce la faccio più a starvi dietro, io mi sono rotta di starvi a sentire tutti quanti! Avete capito? E’ giunto il momento che voi sappiate la verità … -

Andrea si va a mettere sul divano, con aria divertita. Nel frattempo si sente suonare il campanello d’ingresso.

La signora Emma - (mimando la chiusura della finestra e andando ad aprire la porta d’ingresso) … ma quale verità … io non l’ho mai vista in vita mia, la verità … (al marito) … mi raccomando, non ti scomodare! (poi, cortese, aprendo) Buongiorno cavaliere! Come mai da queste parti? -
Il cavalier Farnesi - (provocatorio) A dire il vero stavo andando al raduno nazionale delle macchine d’epoca, che si tiene ogni due anni nell’unico cinque stelle esistente in questa città, poi però all’ultimo minuto mi sono ricordato dei momenti irripetibili che ho trascorso con il mio amico Ippolito (che nel frattempo si era già alzato per salutarlo, abbracciandolo) … ciao caro, sono contento di vederti … e così …(poi, stringendo la mano ad Andrea) … condoglianze … non ci sono altre parole, vero? Guarda, l’ho saputo proprio l’altro giorno, credimi. Se non era per quel tuo amico non l’avrei mai saputo … (poi, a Ippolito, che annuisce) … tuo padre mi ha informato della vostra situazione, tra l’altro … ciao Anna … -
Anna - (impassibile, seduta al tavolo) … ciao. -

Pausa

Il cavalier Farnesi - Spero che la mia presenza non sia inopportuna e che non susciti particolari contrasti, altrimenti non esiterei un solo istante per togliere il disturbo. -
Ippolito - Non dirlo nemmeno per scherzo. -
La signora Emma - (facendogli cenno di accomodarsi) Ma quale disturbo? Ci mancherebbe … sono io che mi sento di essere in disturbo davanti a un cavaliere che ha combattuto in prima linea nella terribile guerriglia urbana! -
Il cavalier Farnesi - Grazie infinite … (sarcastico) non so se ringraziarti per l’elogio militare o per la squisita accoglienza, ad ogni modo tenterò di inibire qualsiasi forma di repressione che sia per così dire proclive al sarcasmo. -
Anna - Qualsiasi forma di ... repressione? -
Il cavalier Farnesi - Repressione, certo! Se avessi detto espressione non avrei certo avuto il privilegio di essere interrotto da te, mia cara, di conseguenza ci saremo ritrovati a parlare soltanto delle nostre zingarate annoiando un po’ tutti, noi compresi ovviamente. Dico bene Ippolito? -
Ippolito - (divertito) Si, in effetti … non sei cambiato affatto …(reverenziale) … si, devo ammettere che quando ci lasciamo prendere da i ricordi è difficile starci dietro. -
Il cavalier Farnesi - Et toi, ma chère Annie? Je crois que tu est encore à la recherche de le temps perdu, n’est pas? -
Anna - (indignato, alzandosi) Si … e se ti può interessare, prima che tu facessi irruzione nella nostra casa … -

A questo punto Andrea, ancora seduto sul divano, intona ad alta voce prima la Marsigliese e poi l’inno di Mameli. Pausa. Sguardi attoniti.

Andrea - (provocatorio, canticchiando) Là nella valle c’è un filo d’erba, sbirro di merda, sbirro di merda … -
Il cavalier Farnesi - (allarmato, a Ippolito) … fa così a causa di quel suo amico, quello che ti ha telefonato per … -
Ippolito - Franco Normasi? -
Il cavalier Farnesi - Esattamente … -
Ippolito - Tra l’altro mi ha anche chiesto di dargli il tuo numero perché doveva chiederti una cosa. Prima però di chiederti il permesso, io volevo anche chiederti perché, secondo te, ha insistito così tanto perché tu passassi a trovarci? -
Il cavalier Farnesi - (cupo) I fenomeni marginali sono destinati ad eclissarsi entro un periodo predeterminato dalle istituzioni … -
Ippolito - … non capisco, che significa? -
Il cavalier Farnesi - Significa che questo è quanto mi ha riferito il sindaco sul conto di quel suo amico (alludendo ad Andrea) … -
Andrea - (dopo aver cambiato posizione sul divano per guardare meglio) … a “Ridebenechirideprima” tutto è possibile … -
Il cavalier Farnesi - (a Ippolito) … ho detto forse qualcosa che non avrei dovuto dire? -
Ippolito - (rassicurante) Nottataccia … continua, ti ascolto. Perché il sindaco ti ha detto queste cose a proposito di Franco Normasi? -
Il cavalier Farnesi - (basito) Perché? Ma come, proprio da te devo sentirmi rivolgere questa domanda? Sono passato apposta a trovarti per dirtelo, non capisci? -
Ippolito - Cosa? -
Il cavalier Farnesi - Di evitare di ascoltare e di fare ascoltare a chiunque altro quella musica nella maniera più assoluta. Ma non vi siete resi conto di quello che sta succedendo in questa città da quando la musica che suonano quei tre ha cominciato a diffondersi nell’etere? -
Ippolito - (basito) Cosa? Sarebbe colpa di quella musica se la gente non c’è più con la testa e continua ad ammazzarsi in famiglia, è questo che stai cercando di dirmi? -
Il cavalier Farnesi - Certo, si … (poi, persuasivo) purtroppo non si tratta solo di questo, caro Ippolito. Hai sentito tuo figlio che cosa ha intonato un attimo fa? Moltiplica per circa dodici milioni di quarantenni, quelli che potrebbero essere in ascolto di quella musica, e immaginali tutti pronti a intonare lo stesso inno mentre sono contemporaneamente in marcia verso Roma e verso Parigi … -
Andrea - (dopo una risata strafottente) … sono veramente momenti irripetibili … nemmeno Franco avrebbe ipotizzato un finale del genere : comune pensionato, che ha sempre vissuto di espedienti, dedito al gioco del lotto, disperato per la perdita prematura della nuora oltre che per la seminfermità mentale del figlio e pervaso da un innato spirito patriottico, costretto a ripudiare l’amicizia con un aristocratico, ex generale di corpo d’armata nella storica guerriglia urbana, coetaneo, convinto esponente filo governativo … causa, una verità occulta che … -
La signora Emma - (basito) … Andrea … non mi sembra che … -
Ippolito - (al figlio) … così aveva ragione tua sorella! Così ci hai preso bene per i fondelli, vero? A che pro? Vuoi dirmi che cosa ti abbiamo fatto di tanto grave da subire questa umiliazione? -
Andrea - (riferito alla sorella) Perché non glielo chiedi? -
Anna - (al padre) Qualsiasi cosa ti dica o ti dimostri, non credergli. Lo farebbe solo per invidia, perché lui non è stato in grado di mantenere un posto di lavoro adeguato, mentre io si … -
Andrea - (alla madre) … la famosa vincita … -
Anna - (isterico, al padre) … vedi, adesso parla anche con lei per evitare di … -
Andrea - (pacato e risoluto, alla sorella) … adesso parlo con chi mi pare, e tu ascolti … (furioso) … chiaro? -

Pausa

Andrea - (al padre) In qualsiasi famiglia i pregiudizi, e soprattutto le incomprensioni causate da i pregiudizi, ci sono sempre state, e forse ci saranno sempre proprio perché nessuno sarà mai davvero in grado di sondare l’abisso che c’è in ognuno di noi. (alla sorella) Ora … io da te vorrei sapere solo una cosa … perché all’epoca, e qui tra queste mura credo che tutti sappiamo a quale epoca mi riferisco, falsificasti la matrice del biglietto della lotteria che in via ufficiale avrebbe agevolato l’acquisto di questa casa? -
Anna - (basito) Cosa? Ma sei impazzito? Ma cosa ti salta in mente? (al padre) Tu eri con me quel giorno, il bonifico lo abbiamo ritirato insieme … io non avevo … -
Ippolito - (al figlio) … se è un'altra delle tue trovate ti assicuro che questa volta prenderò gli opportuni provvedimenti. -
Andrea - (irriverente) Non vedo l’ora di sentirli. -
Ippolito - (esasperato) Basta! Hai passato ogni limite! Qui non puoi più stare. E’ ora che te ne torni a casa tua, con quella … -
Andrea - (divertito) … tutto qui? Pensavo che ci andassi giù più pesante…eredità, cose simili … -
La signora Emma - (bloccando il marito, per evitare che la situazione degeneri) … fermi, smettetela … per carità …. fermi … -
Andrea - (alla madre) … perché non chiedi consiglio al nostro ospite ... magari verrebbe anche a te, l’istinto omicida. -
La signora Emma - (esasperato) La vuoi smettere o no? In fin dei conti è grazie a tua sorella se ci siamo potuti permettere di comprare questa casa. Non dimenticartelo! -
Andrea - Stai tranquilla che non me lo dimentico, e se fossi in te farei anche le dovute reverenze anche al qui presente cavalier Farnesi. -
Il cavalier Farnesi - (in procinto di andarsene) No, no … mi spiace, ma io non c’entro assolutamente niente con questa storia … -
Andrea - … alt! Dietro front! Uno come te dovrebbe esserci arrivato ormai, o no? -
Il cavalier Farnesi - Arrivato a cosa? -
Andrea - (canzonatorio) Come a cosa? Ma allo zerbino, no? Come può esserti sfuggito che nel codice crittografato di benvenuto non ci sia stato scritto vietato oltrepassare, limite invalicabile? -
Il cavalier Farnesi - Mi spiace Ippolito, ma io non ho più piacere di … -
Andrea - (al padre, estraendo la pipa dalla tasca dei pantaloni,mettendola sul tavolo) … il piacere è un sentimento che troppe volte viene confuso con qualcos’altro. -
Ippolito - (sconcertato, al cavalier Farnesi) Ma questa … questa è la pipa che ti abbiamo regalato noi in occasione della tua laurea ad honoris causa, la riconosco! -
La signora Emma - (stesso tono) E’ vero! -
Ippolito - Come può essere finita tra le mani di mio figlio? -
Il cavalier Farnesi - (disinvolto) Ma che diavolo ne so … secondo te come faccio a saperlo? -
La signora Emma - E’ meglio se ti fai tornare la memoria, caro cavaliere! In albergo non hai mai voluto andare quando venivi a trovarci. Dicevi sempre che qui da noi ti sentivi a casa! -
Il cavalier Farnesi - (giustificato) Non ne ho la più pallida idea … dovete credermi … -
Andrea - … prima di iniziare a raccontarvi come si sono realmente svolti i fatti ho qualcos’altro da farvi vedere … (estraendo dalla tasca la vecchia cartina topografica, sventolandola a mo di ventaglio)… -
Ippolito - (alla figlia, che esce dal lato sinistro) … dove vai? La situazione si sta cominciando a fare interessante … -
Anna - … torno subito … -
Andrea - (ad alta voce, alla sorella) … se stai cercando qualcosa che possa dimostrare il contrario potevi fare a meno di scomodarti. -
Ippolito - Sarebbe a dire? -
Andrea - (furioso) Sarebbe a dire? Mia moglie è morta … anni e anni di incomprensioni, di cattiverie, di meschinità, e tu te ne esci con …sarebbe a dire? E tutto per quella specie di mostro (indicando il lato da dove è appena uscita la sorella) che vi ha usati come meglio le faceva comodo? Tutto perché hai sempre creduto più a lei che a me? Tutto perché non ti sei mai preso la briga di chiederti e di verificare se si fosse o non si fosse trattato di un suo stratagemma per indurvi a credere che io mi portassi Eleonora a letto? Tutto perché ti preoccupi solo e sempre di quello che può sembrare invece di non preoccuparti mai di quello che è? -

Pausa

Andrea - Eleonora è una ragazza intelligente, piena di voglia di vivere la sua vita, di potersi esprimere … (angosciato, alla madre) … ma ti sei accorta che anche lei si stava cominciando ad affezionare a voi? -
La signora Emma - (turbato) Lo so, lo so, ma … -
Andrea - … ma cosa? Di che cosa avevate paura, che dicesse cose sconce, verità nascoste? E allora? Far passare una cosa per un’altra, questa è la maggior ipocrisia … procurarsi i soldi che hanno permesso di comprarvi questa casa con quello che si ritrova in mezzo alle gambe questo vecchio sbirro di merda (indicando il cavalier Farnesi) questa è la verità … -
La signora Emma - (disperato, facendosi il segno della croce) … Dio santo … -
Il cavalier Farnesi - … come ti permetti, anche solo di insinuare … -
Andrea - (furioso, prendendo la pipa dal tavolo) … non fiatare ! Chi credi che me la abbia data questa? Eleonora ti ha visto, vi ha visti … aveva solo quattordici anni … -

Pausa

Ippolito - (furioso, trattenendo il figlio, al cavalier Farnesi) … vattene, vattene via … sparisci prima che io … -
Si sente un tonfo provenire dall’uscita laterale sinistra. La signora Emma accorre, si ferma sulla soglia e comincia a urlare disperata. Ippolito la segue e fa la stessa cosa. Andrea scaraventa la pipa contro la quinta laterale sinistra mentre il cavalier Farnesi si defila dall’uscita opposta.

Sipario

QUARTA NOTA

A sipario chiuso



In sottofondo musica piacevole e rilassante (suonata sempre con gli stessi strumenti). Apertura. Una fila di sette poltroncine, come quelle della platea,nel mezzo. Quattro di queste sono occupate dal sindaco e da i tre assessori. Stanno dormendo. Un cartello con la scritta“La legge è uguale per tutti” è appeso alla parete della quinta di fondo.

Una cittadina - (sarcastico) Guardateli! Avranno capito tutto! -
Un’altra cittadina - Ma prima di giudicare l’avete almeno visto in faccia questo candidato? -
Un cittadino - Io no. -
Un altro cittadino - L’importante è che non ci sia una tredicesima. -
Un altro ancora - Tanto siamo sempre noi che paghiamo ... -
Il sindaco - (imbarazzato, agli assessori) … avanti, al lavoro.Urge l’occorrente. Massima priorità all’occorrente. (avvicinandosi al cartello appeso, mentre gli assessori si affrettano a portare via le poltroncine) … l’ordinanza che sto per diramare ha per oggetto le sanzioni disciplinari nei confronti di ogni singolo cittadino colluso anche solo telepaticamente con le note infernali propagate via etere dal sospettato Normasi Franco, fondatore del gruppo “Pentagramma cinetico”. (poi, agli assessori) Si proceda con l’occorrente. -

Entrano gli assessori, con tre sedie e un banco scolastico che sistemano nel mezzo, rivolgendo il banco e una sola sedia verso la quinta di fondo. Sopra il banco il secondo assessore poggia un martello, accomodandosi dietro il banco stesso. Gli altri due assessori si accomodano invece a lato del banco, rispettivamente il primo a destra e il terzo a sinistra, entrambi rivolti, come il secondo, verso la quinta di fondo, da dove il sindaco prende parola sotto il cartello appeso.

Il sindaco - (autoritario) Viste le reiterate rimostranze, palesate dalla maggioranza dei cittadini per l’apparente insolvibile problema tragedie familiari, visto il monito diffuso dalla vigente amministrazione per sensibilizzare l’opinione pubblica circa la pericolosità di tali dissacranti note sonore, la vigente amministrazione dichiara che :la partecipazione diretta e attiva da parte del cittadino alle esibizioni dei “Pentagramma cinetico” sarà punibile ai fini legali con un periodo che potrebbe oscillare da i tre ai cinque anni di reclusione, a seconda dell’effettivo pentimento del cittadino arrestato, il quale dovrà altresì dimostrare le motivazioni che lo hanno indotto all’ascolto della musica propagata all’interno delle mura del penitenziario urbano. La partecipazione indiretta, ovvero l’ascolto involontario di tale musica, sarà punibile con la detenzione del cittadino nei reparti insonorizzati della clinica subliminale urbana fino a mesi sei, e con un’ammenda dilazionata in 72 rate semestrali, la cui cifra verrà concordata dagli scienziati che operano nella suddetta clinica e che rientrerà nei fondi per finanziare la ricerca e lo sviluppo sostenibile della stessa clinica. Si ricorda altresì che le drastiche misure adottate fanno parte del pacchetto sicurezza riguardante la soluzione del problema tragedie familiari. (al secondo assessore) Proceda vostro onore. -
Secondo assessore - (battendo il martello sul banco) Tutte le spese di questo regolare processo, che a fronte del dilagante susseguirsi degli efferati delitti che continuano a funestare questa città si svolgerà in contumacia cautelativa, sono a carico dell’imputato Normasi Franco. I capi d’accusa nei confronti dell’imputato sono i seguenti : istigazione a delinquere, plagio, empietà, cinismo, sadismo,nichilismo, e un ismo che non è ancora stato coniato ma che, analizzato singolarmente sarebbe sufficiente a sminuire la pur importante gravità dei capi d’accusa sovra citati, ovvero l’intenzione filologico musicale di voler estinguere la storica memoria dei cittadini. (al primo assessore) La prego avvocato. -
Primo assessore - (alzandosi, rivolto alla platea) Molti anni fa qualcuno disse che i fatti non esistono, che esistono soltanto le interpretazioni. Molti dei cittadini presenti in quest’aula se ne ricorderanno, così come penso che se ne ricorderanno anche i membri di questa giuria, che sono stati chiamati a decidere sulla sorte dell’imputato. Primo fatto : il suicidio della nostra concittadina Anna Tardini, insegnante elementare, è una delle interminabili tragedie familiari che si sarebbero potute evitare, ma che l’imputato ha reso tale infiltrandosi capziosamente in vicende che non lo riguardavano di persona, al turpe scopo di offendere il sentimento religioso della vittima per poter essere giudicato colpevole in questa sede, ma al tempo stesso di essere visto come un martire di fronte agli occhi della maggioranza dei cittadini, che ovviamente non possono presenziare l’aula. Secondo fatto : le tesi precauzionali del cavalier Amintore Farnesi, esimio non che emerito concittadino, patriota simbolo, dal passato glorioso tra l’altro, non sono state propinate al padre della vittima al fine machiavellico di biasimare il figlio Andrea … per altro,a tal proposito, occorre ricordare la sintesi catastrofista espressa dal padre stesso della vittima, che dimostra una visione alquanto superficiale circa la conoscenza della progenie in materia di eredità … ma sono state accuratamente suggerite al nobile scopo di indicare la responsabilità autentica del reato commesso. Fatti imprescindibili signori giurati, fatti che dimostrano inequivocabilmente come il Male assoluto abbia potuto manifestarsi attraverso la musica espressa dall’imputato. Fatti dunque, e lo sottolineo, fatti, e non interpretazioni. In qualità di pubblico ministero, non che di procuratore distrettuale, io non posso che attenermi alla descrizione dei fatti avvenuti. -

Il primo assessore si riaccomoda. Sottofondo musicale con la stessa piacevole e rilassante musica con cui si è aperta la quarta nota. Silenzio.

Il sindaco - (al secondo assessore, avvicinandosi al banco scolastico) Vostro onore, mi consenta di conferire con le parti circa il virtuale vilipendio da parte dell’imputato nei confronti di questa suprema corte, prima dell’intervento dell’avvocato d’ufficio. -
Secondo assessore - (dopo aver confabulato per qualche istante con tutti e tre, al terzo assessore) Proceda avvocato. -
Terzo assessore - (rialzandosi, rivolto alla platea) Secondo il comma 261 dell’articolo 14 della vigente Costituzione, cui prevede che in casi di processi in contumacia cautelativa l’avvocato difensore debba attenersi a chiarire le obiezioni mosse dall’accusa, vorrei sottoporre all’attenzione dei signori giurati il modus operandi subliminale attuato dall’imputato : l’inconfondibile suono dei “Pentagramma cinetico” è stato alterato sostanzialmente per confondere il vostro libero arbitrio, per ottundere sia il vostro giudizio che il vostro buon senso. La tragedia della famiglia Tardini è una tragedia intrisa di sadismo, un sadismo perverso e contorto, che inizia con l’invito dell’illustre cavalier Farnesi, tramato dall’imputato a favore del suo migliore amico, Andrea Tardini, fratello della vittima, il quale crede così di poter porre la parola fine al suo travaglio esistenziale di vedovo, oltre che di scrittore fallito, e per giunta infatuato della figlia della moglie defunta. L’imputato deve aver provato un piacere immenso non appena era sicuro che la vittima avrebbe omesso di rivelare a suo fratello i risvolti della relazione tra la figlia della moglie defunta e lo stesso imputato, a danno del suo migliore amico. L’imputato sta ergo perpetrando il crimine più aberrante che la più fervida immaginazione possa mai un giorno perpetrare, vale a dire sta cercando di giocare con la sensibilità dei cittadini per legittimare il proprio inganno passando per un leader carismatico della musica contemporanea. -

Brusio costante da parte dei cittadini.

Secondo assessore - (battendo il martello sul banco) Onde consentire una corretta conoscenza ai signori cittadini su quanto è stato espresso in questo processo in contumacia cautelativa, si offre l’opportunità, sia ai residenti che ai non residenti, di assistere al seguito di questa tragedia, all’unico scopo di … -
Il sindaco - (basito) … Vostro onore, con tutto il rispetto …non credo che sia una buona idea … -
Un cittadino - … certo che è una buona idea! -
Un altro cittadino - Vogliamo vederlo in faccia Franco Normasi. Vogliamo proprio vedere, se è stato capace di fare quello che avete detto. -
Una cittadina - E’ vero. Lo vogliamo vedere! -
Il sindaco - E sia. L’evidenza dei fatti saprà rendere meglio di qualsiasi altra parola ogni legittimo sospetto sul padre putativo di questi dodici delitti. Che siano i cittadini stessi a giudicare. -

Sipario

QUINTA NOTA

A sipario chiuso



Musica assordante e distorta, originale, di non facile comprensione al primo ascolto, ma coinvolgente e appassionata a un ascolto successivo(suonata sempre con gli stessi strumenti). Attimo di silenzio. Urla di gioia, schiamazzi, applausi da ovazione, risate, dialoghi indistinti. Dissolvenza audio. Progressivo mormorio confuso. Silenzio. Apertura. Anfratto della piazza comunale, delimitato con finte balaustre di marmo poste contro la quinta di fondo. Due uscite laterali. Nel mezzo, lattine vuote di bibite e di birra, cartacce, immondizia in genere. Franco Normasi e Andrea Tardini sono nel mezzo, in piedi, l’uno di fronte l’altro.

Franco Normasi - (estasiato) … tanta gente tutta insieme non l’avevo mai vista … è magia, magia allo stato puro … se ci sono venuti dietro fino qui vuol dire che sono convinti, che se la sentono nel sangue … -
Andrea - … veramente mi aspettavo che si facesse vivo anche qualche non residente … -
Franco Normasi - (dubitativo) … è così difficile gioire per il successo altrui, che … -
Andrea - … è per te che mi aspettavo altra gente … cosa credi, che sia invidioso? -

Pausa

Franco Normasi - Andrea, questa musica piace perché va dritta al cuore di chi sa ascoltarla, perché non ha bisogno di piacere per forza. -
Andrea - Da cosa nasce? Come vi viene l’ispirazione? -
Franco Normasi - Vuoi che ti risponda come musicista, o come un personaggio che viene intervistato dall’autore di “Pareri di un anonimo cittadino” ? -
Andrea - (infastidito) Non vedo perché tu debba ostinarti a infierire su qualcuno soltanto perché non è riuscito ad avere il tuo successo. -

Altra pausa

Franco Normasi - (rammaricato) Mi spiace vederti così triste Andrea, davvero … se avessi ancora il violino … -
Andrea - … già … perché glielo hai dato a lui? -
Franco Normasi - Per paura che nella bolgia qualcuno me lo facesse cadere. Perché me lo chiedi? -
Andrea - Così … ero solo curioso di sapere perché glielo hai dato, visto che sapevi quale musica avresti suonato per mettere davanti a uno specchio il mio stato d’animo. -
Franco Normasi - (risoluto, prendendolo per le spalle) Non farlo … non cadere anche tu nel vortice dell’odio. L’odio è difficile da reprimere, specie di questi tempi. -
Andrea - Che siano questi o che siano altri, i tempi, le cose non cambieranno mai purtroppo Franco. Per te è facile a dirsi, perché in effetti sono cambiate, ma … -
Franco Normasi - … c’è un solo modo perché possano cambiare …guarda tutto quello che sta succedendo soltanto nella nostra città omicidi, stupri, attentati, rapine, torture, sevizie, in una parola odio. L’odio esiste perché esistono le ingiustizie, no? Non sono certo io a dovertelo spiegare, e le ingiustizie esistono perché manca la volontà di fare giustizia, perché fino a che il sindaco e la sua giunta non convocheranno i cittadini più violenti per negoziare le loro legittime richieste il vortice dell’odio continuerà a risucchiare altri cittadini … -
Andrea - (esasperato) … non venirmi a raccontare che sei ancora convinto che la politica possa cambiare la città, o che magari la satira possa erigersi a strumento utile per debellare le ingiustizie. A cosa servono le parole quando sono i fatti a essere logorroici? Cosa credi, che la città debba prostrarsi a tre individui che suonano camminando? -
Franco Normasi - (divertito) E’ interessante … -
Andrea - … cosa? Cosa ci trovi di così divertente? -
Franco Normasi - (provocatorio) La facilità con cui passi dalla proposta alla protesta … (poi, giustificato) … ricordati che sei stato tu che mi hai spinto a farlo … -
Andrea - (prendendo a calci una lattina vuota) … cosa? -
Franco Normasi - (comprensivo) A me non sarebbe mai venuto in mente di fare quello che ho fatto, se non avessi parlato con te … vieni, andiamo … -
Andrea - (furioso) … dove, a vedere mio padre e mia madre morire di crepacuore? Dove vuoi che vada, ad ammazzare quello sbirro di merda? Io ormai sono finito. Lo capisci questo? -
Franco Normasi - (dubitativo) Nora, non … -
Andrea - … sta peggio di me, se era questo quello che volevi sapere … anti depressivi, anti dolorifici, è con simili porcherie che sta andando avanti … poco ci mancava che … -
Franco Normasi - … non si è anche lasciata con Marco? -
Andrea - Infatti! In più neanche quello smidollato di suo padre si è fatto vivo … va bene che non l’avrà neanche saputo … -
Franco Normasi - … perché, dov’è? -
Andrea - Sono ormai più di due anni che se ne è tornato al suo paese d’origine … giusto là se ne poteva stare. -
Franco Normasi - E lei? -
Andrea - Ha preferito non dirglielo … del resto anch’io avrei fatto lo stesso … in vent’anni di vita se l’ha visto tre volte è già tanto ... (poi, intuitivo) anzi no, se fossi in lei glielo avrei detto si, ma da travestito, giusto per avere una conferma da estraneo di quanto fosse e quanto sia ancora senza ritegno. Comunque, per farla breve, subito dopo il funerale ha deciso di prendere in affitto un appartamento. -
Franco Normasi - Capisco … se posso fare qualcosa … -
Andrea - … ti ringrazio, ma è troppo vulnerabile in questo momento. Ha bisogno di riposare, di qualcuno di fiducia, di qualcuno che … -
Franco Normasi - … chi meglio di te potrebbe prendersi cura di quella ragazza? Nora ha tutto il diritto di trovarsi una persona con la quale condividere il resto dei suoi giorni senza farsi passare per la testa il minimo dubbio che la possa far pentire in futuro. Se lo merita. E’ una ragazza splendida sotto tutti i punti di vista, e l’unico in grado di aiutarla in questa ricerca non puoi che essere tu. -
Andrea - Lo pensi davvero? -
Franco Normasi - Ne sono certo. -

Pausa

Franco Normasi - Ha ripreso a uscire? -
Andrea - No. Per quanto ne sappia io no. Ogni tanto passa a trovarmi. Non so se è più lei che ha bisogno del mio aiuto o se sono io che … è successo tutto talmente in fretta che … vedi Franco, Eleonora avrebbe bisogno di un ragazzo poco più grande di lei, che abbia i suoi stessi interessi, che la faccia ridere, che la faccia sentire una dea ogni volta che le rivolge la parola … solo così potrebbe sentirsi come si sentiva con Marco, forse … -
Franco Normasi - … non lo conoscevo questo Marco …(poi, dopo aver esitato) secondo te di chi è stata la colpa? -
Andrea - (basito) La colpa? ………………………(poi, ravveduto) come ti è venuto in mente di chiedermelo? -
Franco Normasi - Scusa, non volevo essere … -
Andrea - … non mi interessa cosa non volevi essere, mi interessa sapere perché me lo hai chiesto. -
Franco Normasi - Beh … ti dico soltanto che per chi, come me, era abituato a vedervi dall’esterno nelle rare occasioni in cui eravate tutti riuniti, l’impressione era evidente … -
Andrea - … spiegati meglio. -
Franco Normasi - Parliamoci chiaro. Anna e Nora non si sono mai potute vedere per ovvie ragioni. Io non ho bisogno di confidenze, voglio solo che tu sappia che sono in molti a pensare che qualcuno di voi debba pur aver avuto una qualche motivazione per … -
Andrea - (furioso) … chi? Perché? Chi può pensare di sapere come sono andate a finire le cose? -
Franco Normasi - Calmati Andrea … lo sai com’è fatta la gente, no? Se invece che metodo invasivo la curiosità fosse usata come … -
Andrea - (provocatorio) … come un chiave di violino che riesca ad identificare i contenuti esoterici della musica che suonate? -
Franco Normasi - (offeso) Ci vediamo … -
Andrea - (ravveduto) … aspetta Franco … scusa, sono proprio … -
Franco Normasi - (abbracciandolo) … non importa, io non posso neanche immaginare quello che stai provando … (poi, enfatico) … sai che facciamo? Ce ne andiamo fuori città, da qualche parte. Decidi tu dove. -
Andrea - (rassegnato) No, ti ringrazio … non ho voglia … il mio posto ormai è qui, io non posso più muovermi. –
Franco Normasi - Perché? -

Pausa

Franco Normasi - Ho capito … beh, allora se ti va uno di questi giorni passo a trovartiio, d’accordo? Anzi, se ti va potrei anche passare a trovare i tuoi. -
Andrea - (basito) I miei? -
Franco Normasi - Quando ci sei anche tu, è ovvio. Un giorno che decidi di andare a trovarli me lo fai sapere, così vengo anch’io … così, giusto per scambiare due parole. Penso che a loro faccia piacere se qualcuno passasse a trovarli ogni tanto, no? Che male c’è? -
Andrea - (perplesso) Nessun male, per carità … è solo che … insomma, lo trovo strano da parte tua ecco … -
Franco Normasi - … voglio solo rendermi utile in qualche modo. Posso? Altrimenti a cosa servirebbero gli amici? Guardati intorno …. vedi ancora qualcuno in questa città che sia ancora degno di essere chiamato amico? Credi che io mi sia dimenticato di come sia stato tu a rendere chiara e trasparente la mia passione per il violino, quando invece pensavo che la strada che avrei dovuto percorrere fosse la recitazione? Se sono diventato quello che sono posso solo dirti grazie. La città ha bisogno di questa musica, ha bisogno di persone come te, che sognano ancora di cambiare le parole che servono a capire perché l’odio prevale sull’amore, a capire perché continuiamo a ucciderci tra le mura di casa … -

Pausa

Franco Normasi - Andiamo. -
Andrea - Dove? -
Franco Normasi - A farci una birra. -
I due amici escono.

Sipario

SESTA NOTA

A sipario chiuso



Sottofondo musicale cupo e desolante (stessi strumenti). Silenzio. Apertura. Interno casa Tardini : soggiorno. La signora Emma e Ippolito sono seduti sul divano ad angolo di fronte la t.v. (spenta). Hanno entrambi l’aria stanca, sembrano essere reduci da una violenta discussione. Si sente suonare il campanello d’ingresso.

La signora Emma - (andando ad aprire) … chi sarà mai a quest’ora? Andrea ha detto che sarebbe passato nel pomeriggio ... (sorpreso) Franco, che piacere … (poi, sprezzante, a Eleonora) … e tu, che ci fai qui? -
Voce di Eleonora - (a Franco) Te lo avevo detto che non avrebbe funzionato. -
Voce di Franco Normasi - Ma signora … -
Ippolito - (alzandosi a fatica) … chi è? -
La signora Emma - (al marito, sulla soglia, senza farli entrare) … vieni, vieni … vieni un pò a vedere chi c’è … -
Ippolito - (sulla soglia) … avanti, entrate … -

Entrano Franco ed Eleonora.

Ippolito - (a Franco) A che cosa dobbiamo questa visita … insolita? -
Franco Normasi - … a dire il vero … -
Eleonora - (disinvolto) … è stata una mia idea … il fatto che io non mi sia presentata al funerale di vostra figlia non giustifica il comportamento che voi avete adottato nei miei confronti, né tanto meno … -
La signora Emma - (furioso) … stai zitta, zitta ! Se non era per te mia figlia era ancora viva! (con il braccio teso) Fuori da casa mia. Vattene! -
Franco Normasi - Si calmi signora, per favore … un minimo di rispetto ci vuole … se è vero che lei ha perso una figlia è anche vero che lei(indicando Eleonora) ha perso una madre! E non mi venga a dire che il dolore che prova è diverso, perché il male … -
La signora Emma - … quale male avremo fatto noi alla buonanima di sua madre? -
Franco Normasi - Non lo so, ma mi lasci dire che Eleonora non merita affatto di essere trattata a questo modo … anche perché, ora come ora, io mi sento in dovere di difenderla … -
Ippolito - … intendi dire che … -
Eleonora - … avete capito benissimo cosa intende dire. Franco non ci voleva venire qui, sapeva che avreste frainteso ogni mia parola, o gesto addirittura, così come invece non siete stati capaci a fraintendere tutto quello che vostra figlia vi ha fatto vedere in passato. Il bene che io voglio ad Andrea è un bene platonico, incomparabile … voi non avete la più pallida idea di quanto vostro figlio si stia rodendo il fegato per la vostra incomprensione … (abbracciando Franco) è stato lui a farmelo incontrare … -

Pausa

La signora Emma - (sconcertato) … tu, quindi … oh mamma mia … -
Ippolito - (a Eleonora) … perdonaci, noi non potevamo sapere che … -
Eleonora - (accorato) … mia madre si è sempre comportata bene nei vostri confronti … non è giusto, non è giusto … la riconciliazione dovrebbe essere l’unica cosa scontata in una famiglia, e se proprio non si è capaci di farsi andare a genio qualcuno che ci sta vicino bisogna almeno cercare di fare finta, per come la vedo io … -

Pausa

Eleonora - (risoluto, alla signora Emma) … che cosa pensi, che non mi abbia mai dato fastidio quel tuo modo di squadrarmi dalla testa ai piedi come fossi una puttana? Quale giudice morale potrebbe mai scalfire le convinzioni di una benpensante? -
Franco Normasi - Nora, ti prego … -
Eleonora - … perché vi siete mostrati tutti quanti d’accordo quando Andrea ha iniziato a frequentare mia madre, mentre poi avete cambiato opinione quando qualcuno ha deciso che la dovevate cambiare per forza? Perché non avete avuto il coraggio di affrontare quella situazione ammettendo la meschinità di questo qualcuno che ora non c’è più e che riposa in pace? -
Franco Normasi - (esasperato) Basta Nora! Non capisci che sono proprio questi scatti d’amor proprio che portano all'esasperazione? -
La signora Emma - Amor proprio? -
Franco Normasi - Senta … -
Eleonora - … senza contare lo schifo a cui ho dovuto assistere per … -
Franco Normasi - … Nora, Nora … -
Ippolito - … lasciala sfogare Franco, fammi questa cortesia …(a Eleonora) … dicevi, a che cosa hai dovuto assistere? -
La signora Emma - Lo sai a che cosa ha dovuto assistere, non c’è bisogno che … -
Ippolito - (furioso) … voglio sentirlo dire da lei ! -
Eleonora - Ho dovuto personalmente assistere a quello scempio per volontà di Andrea … voi non c’eravate quel giorno, nessuno sapeva che io ero l’unica a saperlo, oltre ad Andrea, nemmeno mia madre … -
Ippolito - … voglio sapere perché Andrea ti costrinse a spiare la mia Anna! -
Eleonora - Voleva confidarmi un segreto, un segreto che gli adulti non avrebbero saputo mantenere …. testuale … li devi vedere con i tuoi occhi, senza fiatare … -
Ippolito - … quindi? -
Eleonora - Quindi le cose cambiarono, eccome se cambiarono, solo che Andrea continuò a comportarsi come se nulla fosse successo … però a me impose di evitarla … -
La signora - … ma perché? Anche se l’avessimo saputo noi le cose sarebbero potute cambiare, ne avremo parlato tutti insieme, ci saremo comprati un’altra casa, una casa più piccola di questa … -
Eleonora - … evidentemente però, qualcuno era di tutt’altra opinione, perché la decisione di comprare questa casa fu dettata dalla fortuna, o sbaglio? Nonostante questo però, nonostante fosse riuscita con l’inganno a farvi acquistare una casa che non potevate permettervi, era gelosa e invidiosa della vita che Andrea si era costruito e che lei non ha mai saputo costruirsi con un altro essere umano che non fosse una sua collega, e sapendo che l’unico modo per colpirlo nel vivo era l’amore che Andrea provava per mia madre si inventò la maniera di farvi credere che in realtà fossi io la sua amante. -

Pausa. Sguardi attoniti.

Eleonora - (accorato) E purtroppo, dopo la morte improvvisa di mia madre … -
Franco Normasi - … intende dire che Andrea si finse pazzo al solo scopo di riuscire a chiarire quanto stava per accadere. Purtroppo, per tutti, Andrea non si sarebbe mai immaginato una conseguenza del genere. Anna era divorata dai sensi di colpa, probabilmente stava anche cercando il modo di dirvelo, ma non sapeva come … -
Ippolito - (alla moglie) … prima che quel bastardo di Amintore venisse qui lei stava per … non ti ricordi quella notte d’inferno, quando Andrea cadde dalle scale … -
La signora Emma - … disse che era arrivato il momento che noi dovevamo sapere la verità … -
Ippolito - (a Eleonora) … quella notte la passammo tra la nostra camera e la vecchia camera di Anna, dove Andrea aveva deciso di … -

Si sente suonare alla porta.

La signora Emma - (turbato) E ora chi sarà? E’ troppo presto per essere Andrea (aprendo) … Andrea! Vieni, che c’è una sorpresa. -

Entra Andrea (nel vedere Franco ed Eleonora insieme impallidisce).

Andrea - (turbato) Nora … come è possibile che … io non … -
Eleonora - (estasiato, abbracciandolo) … Andrea! Hai visto? L’ho presa io l’iniziativa … così abbiamo chiarito tutto, e sono sicura che nessun altro potrà mai farmi più cambiare idea … -
Andrea - (ignorando Franco) … sono contento per te … ma mi vuoi spiegare chi … -
Eleonora - (abbracciando e baciando Franco) … forse non ti ho preso alla lettera, ma te ne sarò grata per l’eternità … per me è come un sogno … (poi, allibito) … ma cosa c’è? Andrea! Vuoi spiegarmi cos’è quella faccia da funerale … (impaziente) … ehi … -
Andrea - (furioso) … credevo che avessi capito a cosa anelavo, credevo che non ti fregasse nulla di tutto il resto, tanto da poterlo urlare ai quattro venti questo dannato amore impossibile che tu mi hai fatto credere di provare per me, proprio come sto facendo io adesso … credevo di avere il diritto in vita mia di provare il vero amore, quello che mi ero immaginato da quando mi ero messo in testa di sposare tua madre … credevo di doverla passare questa esperienza per potermi finalmente liberare da queste dannate passioni e dedicarmi alla mia pace interiore, pace che mai potrò sperare di avere perché questa pace sarebbe il frutto soltanto di una congiura premeditata dal cielo!(indicando i suoi genitori) Guardali! Ti sembrano felici di aver passato tutta la vita insieme? (indicando Franco Normasi) Oppure guarda questa specie di … credi forse che non avrà l’occasione di tradirti? Se è stato il cielo a volere che le cose finissero così, per il cielo abbiate la dignità di non farvi vedere da me fino a che non esalerò l’ultimo mio respiro! -

Pausa. Franco ed Eleonora escono mestamente dal lato destro. La signora Emma e Ippolito da quello sinistro. Silenzio. Furore domestico : al colmo dell’esasperazione Andrea comincia a fracassare le sedie. Il padre e la madre rientrano tempestivamente e un po’ per volta riescono a calmarlo.

Andrea - (al padre) … ma tu chi sei? -
Ippolito - (angosciato) Come chi sono? -
Andrea - Si .. chi sei? Chi ti conosce? (alla madre) E tu, chi sei? Io che ci faccio qui? -
La signora Emma - (angosciato) Andrea … -
Andrea - … non conosco nessuno che si chiama con questo nome …io sono il ragno, sono io … tu sei la mosca. Posso prenderti tutte le volte che voglio se voglio, e se non voglio posso lasciarti senza ali … -
Ippolito - (sommesso) … basta per favore … non ti sei divertito abbastanza? Non pensi mai a noi, a come potevamo sentirci prima, a come possiamo sentirci adesso? -
Andrea - (delirante) Rispondi ora mortale! Qual è la differenza tra me e un ragno comune? -
La signora Emma - (prendendo per mano il marito, accompagnandolo all’uscita laterale sinistra) Vieni Ippolito … lascialo stare … -

Sipario

SETTIMA NOTA

A sipario aperto



Scenario essenziale, con le due uscite laterali. Penombra.

Un cittadino - (impaziente) … ma quanto ci mettono? -
Una cittadina - (giustificato) Il tempo che ci vuole. -
Un’altra cittadina - Scommetto che per te è colpevole, vero? -
La stessa - Io so soltanto che fino a quando non vedo il faccia a faccia … -
Un altro cittadino - … guardate che non si tratta di un confronto vero e proprio … -
Un’altra ancora - (indicando il sindaco, che sta entrando con i tre assessori, che sono sprovvisti di valigetta, ma che tengono in mano gli strumenti usati da i “Pentagramma cinetico”) … eccoli! -
Un altro ancora - (al sindaco) Perché vi siete portati dietro gli strumenti dei “Pentagramma” ? -
Un’altra ancora - Glieli avete sequestrati? -

Nell’obbedire a un cenno del capo del sindaco, gli assessori iniziano a suonare gli strumenti, emettendo soltanto semplici suoni stonati. L’esibizione si riduce a pochi istanti, dopo di che li depongono a terra. Luce.

Il sindaco - (autoritario, ai cittadini) E’ con immenso piacere che ho l’onore di comunicarvi che questa città ha finalmente trovato la soluzione al problema tragedie familiari, senza per altro voler esprimere una citazione che all’apparenza potrebbe essere giudicata perfino troppo azzardata dicendo che il fine ha giustificato i mezzi. E’ evidente che non potrei che auspicare copiose emulazioni da parte di qualsiasi altro comune, rappresentato forse in questa stessa sala qualche esponente di rilievo che ha avuto la fortuna di assistere alla non facile procedura. (al primo assessore) Proceda dunque alla lettura della sentenza del processo svoltosi in contumacia cautelativa. -
Primo assessore - (estraendo un rotolo di pergamena dalla giacca, leggendo) La suprema corte d’assise urbana, rappresentata in questa sede dalla vigente amministrazione, condanna l’imputato Normasi … -
Una cittadina - … come potete già aver emesso una sentenza senza averci prima consultato? -
Un cittadino - E’ vero, diteci perché non ci avete consultato … -
Il sindaco - (al secondo assessore) … urge il chiarimento delle responsabilità che gravano sulle accuse nei confronti dell’imputato, accuse che corrispondono evidentemente alle sette note salienti proposte dalla vigente amministrazione per risolvere il problema tragedie familiari. Proceda. -
Secondo assessore - (estraendo un rotolo di pergamena dalla giacca, leggendo) Capo d’accusa numero uno : istigazione a delinquere, corrispondente alla quarta nota, dove si evince che il luogo del possibile suicidio indotto potrebbe essere la principale piazza comunale. Responsabilità dell’imputato : ha deliberatamente attratto il suo migliore amico nella piazza comunale in un’assurda conversazione mirata a delegittimare la vigente amministrazione al fine di crearsi un alibi tramite i genitori della dodicesima vittima, indotta a togliersi la vita perché incapace di intendere e di volere, e sapendo che la stessa vittima avrebbe omesso di rivelare al fratello la relazione sentimentale che l’imputato aveva con la figlia della moglie defunta del fratello medesimo. Capo d’accusa numero due : plagio, corrispondente alla prima nota, dove si evince che la vigente amministrazione invita i cittadini residenti ad esprimere le più sentite condoglianze alla famiglia della dodicesima vittima. Responsabilità dell’imputato : ha intenzionalmente confuso i sentimenti dei cittadini residenti, attirandoli in gran numero alle esibizioni dei “Pentagramma cinetico” inducendoli a disertare le esequie della compianta concittadina e a intonare brani dissacranti. Capo d’accusa numero tre : empietà, corrispondente alla terza nota, dove si evince che tutti i residenti possono assistere alla confessione spontanea dell’imputato. Responsabilità dell’imputato : ha messo in discussione il devoto misticismo dei cittadini residenti, tacciando, in modo subliminale, la vigente amministrazione di aver fatto loro subire torti inverosimili, lasciando così spazio a un libero scetticismo, sebbene circoscritto a pochi individui. Capo d’accusa numero quattro : cinismo, corrispondente alla seconda nota, dove si evince che la vigente amministrazione vuole fare l’impossibile per rendere pubblica l’identità del responsabile di tutti i delitti commessi. Responsabilità dell’imputato : ha depistato le indagini su altri presunti delinquenti grazie all’ingenua collaborazione di un ex generale di corpo d’armata, esempio e modello di altruismo e di umiltà, lodevole di ogni merito, che ha addirittura combattuto per la difesa della città nella storica guerriglia urbana. Capo d’accusa numero cinque : sadismo, corrispondente alla sesta nota, dove si evince che ai cittadini residenti si offre l’opportunità di cambiare soluzione qualora non si sentissero soddisfatti. Responsabilità dell’imputato : ha usato le informazioni che i cittadini residenti hanno recepito prima ancora che venisse pronunciato il suo nome, in modo tale da orientare i cittadini medesimi a pensare che la vigente amministrazione avesse voluto depistarli sulla sesta nota. Capo d’accusa numero sei : nichilismo, corrispondente alla quinta nota, dove si evince che i cittadini residenti hanno la facoltà di consultare i migliori psichiatri per capire la vera natura diabolica dell’imputato. Responsabilità dell’imputato : ha deriso e umiliato nel modo più irriverente l’onestà intellettuale dei cittadini, sopprimendo la loro consapevolezza circa le cause che hanno originato la tragedia familiare in questione. Capo d’accusa numero sette : il più grave in assoluto, così grave che non si è ancora nemmeno potuta dare una definizione, corrispondente alla settima nota, dove si evince che la vigente amministrazione chiede formalmente ai cittadini residenti un po’ di indulgenza per cercare di risolvere l’apparente insolvibile problema. Responsabilità dell’imputato : si è indebitamente appropriato del tentativo di estinguere, sia in senso filologico sia in senso musicale, il patrimonio genetico e artistico più prezioso, che fortunatamente grazie al buon dio questa città possiede ancora, ovvero la storica memoria di noi tutti. -

Mentre sia il sindaco che gli altri due assessori applaudono, con convinzione, un cittadino si alza e si unisce all’applauso con la stessa convinzione, coinvolgendo la metà esatta dei cittadini.

Una cittadina - (disgustato, dopo l’applauso, da seduta, agli altri cittadini che non si sono alzati in piedi) E’ inutile … va sempre a finire così, quando … -
Il sindaco - (perentorio, al terzo assessore) … urge il confronto … proceda! -

Il terzo assessore si assenta per qualche istante, rientrando subito dopo con Franco Normasi.

Un cittadino - (di quelli che sono ancora in piedi, indicando Franco Normasi) Eccolo, il mostro … -
Una cittadina - (in piedi, appartenente alla stessa fazione) … scommetto che adesso lo faranno subito santo … -
Un altro cittadino - (in piedi, a Franco Normasi) … non ti vergogni di quello che hai fatto? -
Il sindaco - (autoritario, ai cittadini che sono ancora in piedi) Silenzio, silenzio ! Prego … accomodatevi … -
Un’altra cittadina - (in piedi) … per quale motivo dovremo accomodarci, per mischiarci con questa gentaglia? (indicando i cittadini seduti) -

Caos. Tensione. Ingiurie e imprecazioni reciproche da parte delle rispettive fazioni. Il sindaco ordina qualcosa al primo assessore, il quale esce. Segue una forte esplosione (causata dallo scoppio, dietro le quinte, di un innocuo petardo).

Il sindaco - (drammatico, mentre tutti i cittadini, terrorizzati, si sono rimessi seduti ai loro posti. Ai cittadini, dopo che il primo assessore, appena rientrato, annuisce) Concittadini … mi appello al vostro senso civile di responsabilità … come avete appena avuto modo di appurare la situazione sta degenerando, e pare proprio che in questa città, così come in altre città a noi vicine, sia definitivamente scomparso il quieto vivere. A tal proposito, in collaborazione sia con le nostre forze dell’ordine che con le forze dell’ordine delle altre amministrazioni comunali, abbiamo deliberato una serie di proposte per giungere alla soluzione del problema terrorismo, problema che mina l’essenza stessa delle nostre identità : di fronte a tali orrori, che continuano nonostante tutte le precauzioni a manifestarsi in modo esponenziale in ormai quasi tutte le nostre città, esiste un solo modo per combattere chi fomenta e chi istiga la violenza, vale a dire partecipare con il maggior numero possibile di manifestanti ad ogni singola manifestazione pacifica che si svolge in ogni nostra piazza, per dimostrare a chi usa la barbarie per compiere vili attentati che noi non ci faremo intimidire dallo stato di terrore in cui questi indiscussi criminali sarebbero intenzionati a … -
Franco Normasi - (provocatorio) … sarebbe in effetti il modo migliore per riuscire a causare più vittime di quante noi stessi potremo mai immaginare, considerata l’irresponsabilità di questi individui, in ogni caso questi signori (alludendo al sindaco e ai tre assessori) sarebbero capaci di dimostrare addirittura che quelle eventuali vittime non esistono. -
Il sindaco - (sconcertato, ai cittadini) Avete sentito che cosa ha appena asserito questo individuo? -
Una cittadina - Quell’individuo non ha ancora avuto modo di dire una sola parola a sua difesa. -

Caos. Tensione.

Il sindaco - (furioso) Calmatevi! -

Pausa

Il sindaco - (a Franco Normasi) A prescindere da i capi d’accusa che le sono stati imputati, la cui fondatezza è rilevante in ragione del fatto che evidentemente è lei il responsabile occulto di queste immani tragedie familiari, a nome di tutta la cittadinanza le chiedo ufficialmente se lei si sente di assolvere gli atti perpetrati con macabra efferatezza, compiuti da questi esseri innominabili che seminano l’odio e il terrore nelle nostre città. -
Franco Normasi - Il verbo assolvere rientra nelle competenze dei giudici. Da quanto è emerso dalle vostre indagini, io sono stato giudicato da … -
Il sindaco - … non le ho chiesto se il processo che si è svolto in contumacia cautelativa era o non era un provvedimento legale adottato dalla vigente amministrazione in collaborazione con la clinica subliminale urbana per tentare di arginare un fenomeno allarmante, le ho chiesto se lei, in qualità di cittadino residente, si sente di dare ragione a dei vili e abominevoli terroristi! -
Franco Normasi - La risposta bisognerebbe cercarla in domande più approfondite … -
Il sindaco - … lei sta cercando di eludere … -
Franco Normasi - (indignato) … io sto soltanto cercando giustizia, una parola il cui significato si è ormai purtroppo … -
Il sindaco - (agli assessori, ognuno dei quali estrae dalla giacca il proprio tablet, pronto a verbalizzare il seguito del dialogo) … verbalizzate! -
Franco Normasi - (rassegnato) … il cui significato evidentemente non ha più ragione di esistere perché forse non è mai esistito …(poi, risoluto) … il quieto vivere è un luogo di pace e di comprensione dove tutti vorrebbero abitare, ma dove nessuno, forse a quanto pare per una comune dimenticanza, è realmente interessato a ritrovare le chiavi d’ingresso … -
Un cittadino - (indignato, alzandosi) … sentite da quale pulpito arriva il predicozzo … -
Una cittadina - (minaccioso, invitando gli altri cittadini schierati a seguirla sul palcoscenico passando dalla scala di sinistra posta a lato del proscenio) … venite … andiamo a fargli vedere che cosa vuol dire sul serio quieto vivere … -

A questo punto i cittadini della fazione opposta sbarrano loro la strada, in difesa di Franco Normasi, il quale viene invitato a scendere da un cittadino passando dalla scala posta a destra del proscenio.

Sipario