Atto Primo
A sipario chiuso
Colonna sonora tragica, progressiva. Penombra.
Voce narrante - In un remoto e imprecisato anno dell’era sumero assiro babilonese, Tiamat, simbolo femminile del caos primordiale della mitologia mesopotamica, menzionata nell’Enuma Elish alla guida di un esercito di demoni che marcia contro gli dei, si fa beffe del dio Assur, insultandolo con parole inaccettabili. Nell’Enuma Elish, poema sacro composto da sette canti che danno origine alla creazione, simili comportamenti sono assolutamente vietati. Il dio Assur, considerato padre di tutti gli dei, sostituendosi a Marduk, suo eteronimo, la uccide, bevendone il sangue. Nello stesso momento, Tammuz, un altro dio, muore a causa del desiderio della dea dell’amore Ishtar, la quale, stanca delle inadempienze del suo amante, lo squarta vivo, facendolo passare successivamente per un vecchio querulo … -
A sipario aperto
Tiamat giace distesa sotto la montagna rocciosa, esanime, con l’abito da sposa intriso di sangue. Assur è in piedi davanti a Tiamat, con il vestito e la bocca insanguinati. Silenzio.
Assur - (solenne, ripetuto più volte) E’ hur sag gal kur kur ra. -
Il vento cessa di soffiare. Entra Ishtar, dalla parte del fiume che scorre. Prima ancora che abbia il tempo di avanzare, Assur si precipita da lei e si unisce carnalmente (l’atto in se è pura finzione, come in un qualsiasi film). La scena dura qualche minuto, con in sottofondo un intenso brano passionale che progressivamente diventa sempre più cupo in rapporto al comportamento espresso dalla coppia divina : Assur raccoglie da terra la tiara appoggiandola a una roccia della montagna, facendo altrettanto con il mantello del costume che ancora indossa, mentre Ishtar ci sovrappone il suo copricapo. Poi Ishtar bacia sulla bocca Tiamat mentre Assur le morde il collo avidamente. Ishtar strappa poi via la maschera di Tiamat per farla indossare ad Assur e farsi a sua volta mordere sul collo. Pausa. A questo punto Assur alza un braccio. L’attimo dopo, con il ritorno delle luci in scena e senza colonna sonora.
Regista - Stop ! -
Prima attrice - (esasperato, mentre Tiamat si rialza) Ma basta …. quante volte la dobbiamo … -
Primo attore - (schierato, entrando) … ha ragione … lavorare con te è uno stillicidio … -
Regista - (togliendosi la maschera da vampiro, provocatorio e allusivo) … da come sei entrato si direbbe che sei uno che ci crede, ai vampiri. –
Primo attore - (infastidito) Io credo che stai solo esagerando. –
Tiamat - (stesso tono, al regista) Tutti i torti non li ha, questo devo dirtelo anch’io. –
Regista - (indifferente e allusivo, mentre l’aiuto regista esce) Chissà se qualcuno capirà che ho bisogno di un cellulare, subito. -
Primo attore - (disgustato) Mi fai vomitare … mio figlio di sei anni riesce a fare meno capricci di te … e comunque, per quanto mi riguarda, la parte puoi darla a chi vuoi … sappi soltanto che tra noi (riferito alla prima attrice) non è successo niente. –
Prima attrice - (persuasivo) E’ vero. Non vedo perché continui imperterrito a ostinarti in questo modo, quando sai benissimo che … -
Tiamat - (allusivo, mentre un addetto al cambio scena entra con un cellulare in mano porgendolo al regista, il quale lo rifiuta. Poi esce) … a … a … le conosco quelle facce da pesce lesso … -
Regista - … bene, visto che siete stati tutti così bravi a interpretare quello che penso, direi che possiamo riprendere direttamente dalla stanza della principessa ...(poi, giustificato) … stavo solo cercando di comunicare che la scena poteva andare bene per il montaggio ! -
Prima attrice - Perché allora l’hai bloccata prima ? -
Regista - Mi sono reso conto che se Ishtar avesse svestito Tiamat per mettersi il suo abito da sposa, Assur avrebbe inevitabilmente fatto la fine di Tammuz … -
Tiamat - (alla prima attrice) … te l’ho detto, è più cotto di un limone. -
Prima attrice - (basito, al regista) Stai scherzando? Mica ti sarai messo in testa strane idee su noi due soltanto perché abbiamo girato qualche scena hard, voglio sperare ...(poi, adirato)… ricordati che io non sono né Ishtar, né la principessa, né tantomeno Mina Murray, intesi ? Perché poi Assur avrebbe fatto la fine di Tammuz ? -
Regista - E' molto sempilce : perché Ishtar si sarebbe innamorata di un altro dio, compromettendo l’intero intreccio sentimentale … -
Prima attrice - (perentorio) … era sufficiente evitare di mostrare quale fine avrebbe fatto Tammuz, nel caso avessi voluto spingerti oltre. –
Regista - Infatti è stato proprio perché non ho voluto spingermi oltre che ho deciso di tagliare la scena in quel punto preciso, l’unico in effetti dove il collegamento appare evidente. Se mi fossi spinto oltre avrei dovuto dire o far vedere che Ishtar viene rifiutata da Gilgamesh, il che non mi sembrava così edificante per una storia d’amore come questa. -
Tiamat - (rassegnato, alla prima attrice riprendendosi la maschera mentre esce il primo attore) Dai vestiti,
non ho voglia di fare nottata … -
Prima attrice - (al regista, uscendo con Tiamat) … in ogni caso con me non esagerare, intesi ? -
Regista - (risoluto, battendo le mani, prendendo posto dietro la cinepresa) Forza, diamoci da fare … -
A questo punto entrano gli addetti al cambio scena : smontano la montagna rocciosa (composta da vari pezzi di polistirolo), il pannello di compensato su cui è montato il fiume che scorre, rimontano un altro pannello dello stesso materiale, su cui questa volta c’è montata una finestra (smontando il pannello risulta visibile che un grosso pezzo della parete della quinta di sinistra è vuoto), mettono uno scrittoio con penna e calamaio davanti la prima quinta di destra, si riprendono tutti gli attrezzi usati per queste operazioni ed escono. Dissolvenza. Buio.Colonna sonora inquietante in sottofondo. Sulla quinta di fondo appare il fermo immagine di una moltitudine di corpi impalati su delle lance in una terra desolata, al crepuscolo.
Voce narrante - Anno 1462. Cade Costantinopoli. I musulmani turchi irrompono in quasi tutta l’Europa centrale attaccando vari presidi. Dalla Romania, in difesa dei cristiani, si leva alto in cielo la spada di un principe appartenente al sacro ordine dei Dragoni da tutti conosciuto con il nome di Draculia. Alla vigilia di una battaglia, la principessa Elisabeta, sua sposa, sapendo che il suo amato avrebbe anche potuto non più fare ritorno, si ritira nelle sue stanze … -
Con il ritorno delle luci in scena e la conseguente scomparsa del fermo immagine, corrispondente alla voce del regista che dice “azione”, la principessa Elisabeta, in ansia per le sorti dell’amato, viene improvvisamente colta dall’ingresso di una freccia entrata dalla finestra spalancata, recante un pezzo di carta insanguinato. Mentre lo raccoglie, staccandolo dalla freccia, entra un suo fedele servitore, studioso della lingua musulmana.
La principessa - (turbato) Rivelatemi il contenuto di questo scritto, ve ne prego. -
L’interprete - Mostrate … -
La principessa - … la sua vita è in pericolo, lo sento … Dio solo sa quello che sta facendo per difendere il vescovo dagli attacchi di quegli infedeli … cosa aspettate a tradurre ? Parlate … (battendogli i pugni sul petto) … voi parlate come loro, voi siete come loro … -
L’interprete - … non tema alcuna notizia vostra altezza … nemmeno gli strali della dea Stige potranno lambire le vostre regali grazie … -
La principessa - … ebbene, questo sangue a chi appartiene ? -
L’interprete - Gli ottomani intendono avanzare addirittura verso Roma. Costantinopoli viene ormai considerata una provincia … -
La principessa - … non tergiversate, parlate ! -
L’interprete - (indietreggiando) Io studio la lingua di quei popoli, non indovino le loro intenzioni … sarà il sangue di qualche povero soldato. –
La principessa - Se è così perché lo hanno recapitato proprio a me? -
L’interprete - Ma … vostra altezza … -
La principessa - (furioso) … voglio la verità ! -
Pausa.
L’interprete - Il principe Vlad è caduto in battaglia. -
La principessa Elisabeta sviene. L’interprete tenta invano di rianimarla. Quindi esce per chiamare aiuto e subito dopo rientra con un medico.
Il medico - (tastandole il polso e facendole inalare dei sali che prende dalla sua valigetta) Ecco, così ... -
La principessa - (rinvenendo) … dove sono ? -
Il medico - Siete qui, nelle vostre stanze. Avete perso i sensi a causa della terribile notizia che avete appena appreso. (poi, estraendo dalla valigetta un’ampolla di vetro contenente del sangue) Prima di andare a combattere il vostro amato principe mi ha scongiurato di farsi prelevare questo campione, per essere sicuro che non andasse tutto versato sulla nuda terra dai suoi avversari … -
La principessa - (furioso) … come dite ? Andatevene ! Come osate parlarmi di queste cose in un simile momento ? Che cosa avete al posto del cuore ? -
Il medico - Analisi accurate, ma non ancora certe, ci hanno portato alla conclusione che questo sangue discende direttamente dalla sacra stirpe divina … -
Il diacono - (ieratico, entrando) … le mie orecchie hanno inteso bene quanto avete detto. La sospensione di tali ricerche fu già ordinata da sua eminenza il vescovo in tempi recenti, prima ancora dell’incursione di questi infedeli. (poi, alla principessa) Sono spiacente di doverglielo comunicare proprio ora, ma il principe Vlad era un invasato, un uomo convinto che nelle sue vene scorresse lo stesso sangue che scorreva nelle vene di Cristo nostro Signore, ed è per questo che contro ogni umana logica affidò alla scienza di provare ciò che è inammissibile e impossibile poter provare. -
Il medico - (incurante, alla principessa) Non lo ascoltate vostra altezza. Cerca soltanto di fare apparire ai vostri occhi, già provati dall’immensa perdita, le debolezze di un valoroso principe che ha lottato battendosi come un leone e che ha saputo difendere a spada tratta le mistificazioni di una chiesa che nel nome del Signore ha perpetrato e continua a perpetrare atrocità ancora peggiori di … -
Il diacono - (perentorio) … come osate calunniare la Santa Madre Chiesa con parole così offensive ? Riferirò immediatamente l’esito di questa spiacevole conversazione a sua eminenza il vescovo. (uscendo) Dovrete rendergliene conto davanti l’altare. -
Il medico - Principessa Elisabeta … -
La principessa - (mostrando un esplicito rifiuto nel parlare con il medico) … lasciatemi sola. –
L’interprete - Ma vostra altezza … -
La principessa - … sola, ho detto ! -
Il medico e l’interprete escono. Rimasta sola la principessa si avvicina allo scrittoio e scrive qualcosa su un foglio di carta che tira fuori dal cassetto. Poi si avvicina alla finestra spalancata.
La principessa - (leggendo ad alta voce quanto appena scritto, prima di emettere un urlo straziante lanciandosi dalla finestra con il foglio di carta ancora stretto in mano) Che il mio spirito tocchi questa terra. Dio sia con me al di la di questa terra. Tutto è perduto, mio amore. –
Regista - Stop! -
Entra l’aiuto regista che ha ripreso la prima scena : conversazione non udibile con il regista, che avviene nel mezzo. Entrano intanto gli addetti al cambio scena : smontano il pannello con la finestra e rimontano un altro pannello su cui è montata una grossa croce, forata nel mezzo. Lo scrittoio viene adibito ad altare e posto sotto la croce, con un calice bene in vista. Portano una ventina di sedie e le dispongono a semicerchio di fronte l’altare. Nel frattempo, mentre si riprendono gli attrezzi usati ed escono, entrano le comparse vestite da soldati e occupano le sedie lasciandone libere tre della prima fila, occupate dal medico, dal diacono e dall’interprete. Il vescovo prende posto dietro l’altare, mentre la principessa Elisabeta, stringendo ancora in pugno il messaggio di addio (con un vistoso rivolo di sangue rappreso che le scende da un lato della bocca) si va a stendere nello spazio delimitato tra le sedie e l’altare.
Voce del regista - (mentre l’aiuto regista prende posto dietro la cinepresa) Azione! -
Il vescovo - (alzando il calice, bevendone poi il contenuto) … allo stesso modo prese il calice e rese grazie, lo diede ai suoi discepoli e disse “bevete, questo è il mio sangue”. Fate questo in memoria di me. (poi, ieratico, dopo una pausa) Purtroppo però non ci troviamo in questa santa sede per celebrare il rito dell’eucarestia, ma per adempiere al nostro dovere di umili servitori che, a volte, sono costretti a dover prendere delle decisioni che sono in contrasto con la propria coscienza. In questo caso tali decisioni riguardano l’operato di alcuni nostri simili che si professano sempre più dotti e onniscienti. Fonti attendibili ci hanno assicurato che il principe Vlad è sulla via del ritorno, ignaro dello scempio che gli si presenterà davanti agli occhi, dell’abominio, causato proprio dalla sua amicizia con questo genere di rappresentanti onniscienti (indicando il medico), un abominio indicibile nel vedere che questa divina creatura (indicando la principessa) abbia scelto di dannarsi l’anima in questo modo. Ergo, per i poteri conferitimi dal Santo Padre, ho il dovere di giudicare i peccati commessi dall’esponente più autorevole di questi rappresentanti. (poi al medico, che si alza in piedi) Alzatevi! Nel nome di Cristo nostro Signore è vero o non è vero che, a mezzo di certe approfondite analisi, siete riuscito a fare una scoperta sensazionale che ha dell’incredibile ma che ha anche indotto la principessa Elisabeta a togliersi il bene più prezioso che Dio ci ha concesso ? -
Il medico - (giustificato) La domanda non dovrebbe essere posta in questi termini … -
Il vescovo - (perentorio) … in quali altri termini dovrebbe essere posta allora, considerato che stiamo parlando di una blasfemia inaudita ? -
Il medico - Questo è il punto : lei ritiene che il sangue del principe Vlad non possa nella maniera più assoluta essere paragonato, associato, se non addirittura trasfuso dal Cristo redentore attraverso generazioni, mentre invece io sostengo il contrario, nel dubbio implicito che queste analisi comportano. –
Il vescovo - Mi faccia capire bene … ergo, forse, perché è di dubbio che si sta trattando, questa sensazionale scoperta scientifica avrebbe reso l’intero genere umano devoto ai voleri del principe Vlad, il quale avrebbe assoggettato ai suoi istinti la stessa Santa Madre Chiesa, gli stessi infedeli, liberando tutti indiscriminatamente da falsi credi, poiché una pace eterna avrebbe regnato sia in cielo che su questa nostra amata vecchia terra, una pace causata da una nuova redenzione delle coscienze, dal credo in un nuovo Verbo. -
Il medico - Non ho detto questo. -
Il vescovo - Ma la vostra omissione non esclude il vostro malcelato intento! Ora, come ben sapete, la Santa Madre Chiesa, nella sua sconfinata misericordia, concede a tutti coloro che indottrinano falsi credi nei fedeli avvalendosi di strumenti consoni solo a Satana, la facoltà di abiurare. Voi, in rappresentanza di tutti i vostri simili, non avete soltanto illuso il popolo di Dio che un domani avrebbe potuto esserci un nuovo regno di pace, di amore e di prosperità, ma lo avete addirittura convinto che potesse redimersi con il peccato infernale della dannazione dell’anima, inducendolo a credere che morire per amore versando il proprio sangue potesse condurre alla vita eterna. Ergo, in nome del popolo di Dio e del Santo Padre che mi ha ordinato di chiedervelo, abiurate ? -
Il medico - Mai! Sono io che lo chiedo a voi. Non è questo il regno di Dio. –
Il vescovo - (ai soldati) Guardie … portatelo via! -
Mentre tre soldati conducono il medico all’uscita si sente il rumore di una porta sfondata.
Voce del principe Vlad - (trionfante) Vittoria … gli infedeli sono stati sconfitti … (poi, straziante, entrando a spada sguainata, dopo aver guardato il corpo esanime della principessa e aver letto il messaggio di addio stretto ancora nel suo pugno) … no, Dio no …. -
Il vescovo - … la principessa Elisabeta si è dannata l’anima per voi. Questa è la verità. -
Pausa carica di tensione. L’istante dopo il principe Vlad, fuori di se dalla rabbia, conficca la spada nel foro della croce, da cui fuori esce un liquido melmoso e rossastro.
Principe Vlad - Muori Dio, muori … la verità non esiste … io ho servito la croce dalla mia nascita … (indicando il medico) lui mi è testimone, e ora che Dio è morto io mi nutrirò con il sangue dei vivi e risorgerò dal regno dei morti con l’aiuto degli animali delle tenebre, perché questo è ciò che la croce si merita … -
Il vescovo - (facendosi il segno della croce, mostrandogli il crocifisso che ha appeso al collo. Detto più volte) … che la tua anima possa per sempre bruciare all’inferno … tu sei il diavolo, tu sei il Male, tu sei Satana! -
Principe Vlad - (riempiendo il calice dal foro della croce, da dove sgorga ancora il liquido) Se io sono Satana tu devi vivere, per nutrirmi. Se il sangue sgorgato dalla croce è il sangue di Dio sgorgherà ancora perché diventerà tuo … vedi … questo è ora il tuo sangue, e tu ora mi farai vivere in eterno … (bevendo soddisfatto, mentre il vescovo si accascia stramazzando al suolo) … il sangue è la vita …..(alzando il calice) … il sangue è la vita! -
Pausa
Il regista - Stop! (poi, risoluto, dopo aver buttato via il calice, battendo ancora le mani per spronare gli altri a muoversi) … forza, cerchiamo di collaborare tutti insieme … -
Concitato andirivieni di Attori, di comparse e di addetti al cambio scena. L’aiuto regista si intrattiene qualche minuto con il regista in attesa di direttive. Poi escono. Intanto vengono portate via le sedie, smontato il pannello con la croce e rimontato il pannello con la finestra, ripulito l’altare e adibito nuovamente a scrittoio, che viene messo nella quinta opposta alla finestra con annesse due sedie, una di fronte l’altra. Viene anche introdotta una biblioteca di piccole dimensioni che viene messa dietro lo scrittoio. Durante questo lasso di tempo, una volta che l’allestimento scenografico sta prendendo corpo con la proiezione sulla quinta di fondo di un fermo immagine che raffigura una bella veduta della città di Londra, persiste un mormorio costante, fastidioso. Poi l’atmosfera si carica di tensione a causa del silenzio che precede la ripresa della scena in atto. Rientra il regista, questa volta vestito con abiti comuni, e prende posto dietro la cinepresa. Quindi entrano Mister Hawkins e Jonathan Harker, che si siedono allo scrittoio, l’uno di fronte l’altro. La colonna sonora è monotona, priva di interesse e si attenua poco prima dell’attacco della voce narrante.
Voce narrante - Anno 1897. Londra. Il titolare di una nota società di avvocati, Mr. Hawkins, incarica un giovane e brillante avvocato in erba, Jonathan Harker, il fidanzato di una certa Mina Murray(la quale somiglia in modo impressionante alla defunta principessa Elisabeta) di espletare le pratiche economiche relative all’acquisto per la proprietà di Carfax Abbey da parte di un eccentrico gentiluomo residente in un castello della Transilvania … -
Regista - Azione! -
Mr. Hawkins - Mi consenta innanzi tutto di ricordarle che la nostra attenzione nei suoi confronti è stata dettata da una scelta commerciale, considerate le ottime referenze che ci sono pervenute in questi giorni da autorevoli colleghi … -
J. Harker - … ne sono lusingato Mr. Hawkins … -
Mr. Hawkins - … pertanto la invito a chiudere quelle transazioni, in modo tale da poter assicurare il suo futuro nella nostra gloriosa ditta. Le ricordo inoltre che il Conte Dracula risulterebbe proprietario di altre nove abitazioni sparse in tutta Londra con l’acquisto di Carfax Abbey. Le auguro buon lavoro e mi affido alla sua competenza. –
J. Harker - Cercherò di fare del mio meglio Mr. Hawkins. –
Mr. Hawkins - In ogni caso non potrà fare tutto da Londra, come avrà facilmente intuito, e inoltre presumo che sia anche stato messo al corrente del fallimento da parte del suo predecessore Renfield, al quale pare che siano venute meno le sue stesse facoltà mentali. -
J. Harker - Che cosa è successo esattamente ? -
Mr. Hawkins - Nulla … nulla in merito la sua bravura, è chiaro … problemi personali, suppongo, dovuti alla sua passione per i giochi d’azzardo … -
J. Harker - … capisco … ha perso molto? -
Mr. Hawkins - Quantificare è piuttosto avvilente, Mr. Harker … -
J. Harker - … anche questo è vero … bene, spero di ottemperare nel migliore dei modi possibili alle mie incombenze … -
Mr. Hawkins - (alzandosi e stringendogli la mano) Non ho alcun dubbio. Le auguro buon viaggio. -
A questo punto la parte della quinta di destra relativa alla scena in atto viene completamente oscurata, mentre sulla quinta di fondo scompare la veduta di Londra e dall’uscita della quinta opposta Renfield, vestito con la camicia di forza, viene spinto in malo modo sotto la finestra spalancata. Subito dopo una porta a sbarre, montata su di un supporto metallico, gli viene chiusa dietro. Dopo di che gli viene anche buttato vicino un piatto con dentro dei gamberoni, molto simili a dei vermi. Renfield li ispeziona con una certa curiosità.
Voce narrante - … rimasto per un periodo di tempo indefinito nel castello dell’eccentrico Conte, al suo ritorno in Inghilterra Renfield viene ritenuto incapace di intendere e di volere, e viene internato in un manicomio sotto stretta sorveglianza. La direzione del manicomio è affidata al dottor Jack Seward, un medico specializzato, non che ossessionato dalle più svariate forme che la mente umana è in grado di elaborare quando cade nei vorticosi meandri della psiche … -
Renfield - (estatico, alla finestra) … il sangue è la vita … il sangue è la vita … maestro, vi supplico … io servirò voi, soltanto voi … no, non ve ne andate proprio adesso … no … (poi, rassegnato, vicino al piatto) ecco … sul più bello mi pianta sempre in asso, fa sempre così … (nostalgico) … ah, che cosa darei per la minima di fiori … a proposito, questa volta quale asso sarà, di cuori o di fiori? Di cuori, naturalmente (poi, intuitivo) … però potrebbe anche essere di picche, o di quadri … vediamo … (disponendo cinque grossi vermi per terra, mangiandone tre, uno per volta, e scartandone due, mettendoli da parte) … ora voglio proprio vedere chi la vince eh … otto di fiori, bene … (poi, eccitato) un sette di fiori … (rassegnato) … una donna di picche, peccato … un re di quadri, no, no … e questa? (raggiante) un dieci, un dieci di fiori … (disponendo poi altri cinque grossi vermi di fronte a lui, uno per volta, come se stesse proprio distribuendo delle carte da gioco) … a te … donna di cuori (rassegnato) … figurarsi … (alterato) … re di cuori … (poi, sovreccitato) sette di quadri … calma, devo saper mantenere la calma (poi, disperato) dieci di cuori … jack di cuori … non è possibile, no … (prendendo altri due vermi dal piatto, sostituendoli con quelli che aveva messo in disparte) … io ne cambio due … tu invece ? Domanda inutile … (sostituendo un solo verme da i cinque che ha di fronte) … io rilancio di venti, tu? (furioso) I miei venti più dieci soltanto? Hai forse deciso di cambiare regime alimentare? Lo sai che anch’io ho bisogno di ingerire queste forme di vita, perché dunque stai bluffando? Come puoi puntarne solo dieci quando hai sempre rilanciato cento? Guarda che lo dico al dottor Seward e il prossimo carico di mosche e di ragni me lo mangio tutto io … magari invece il dottor Seward è capace di farci arrivare un convoglio di coleotteri, oppure un bel silos pieno zeppo di scorpioni … l’idea ti solleticherebbe, non è così? Vuoi forse negare al maestro, oltre che a te stesso che sia allettante ingoiare delle forme di vita così interessanti? …. taci! Tanto lo so perché hai rilanciato solo di dieci, è perché speri che io venga subito a vedere il tuo maledetto asso di cuori in modo da non protrarre così a lungo questa partita e lasciarmi a bocca asciutta anche oggi … (poi, al rallentatore, mangiando uno dei due vermi messi in disparte, raggiante) … nove, nove di fiori …(sempre al rallentatore, rigirando il verme che ha sostituito da i cinque che ha di fronte, furioso) … nooooo, noooooo …(infine, con lo stesso movimento, mangiando l’ultimo verme che aveva messo in disparte) … se però questa volta esce il jack di fiori ti giuro che ti lascio morire di fame ...(in piena delirante euforia, esultando come un bambino che ha appena ricevuto il più bel regalo del mondo) … yes … yes. -
Il dottor Seward - (sulla soglia, dietro la porta a sbarre) Renfield … vi trovo in splendida forma … -
Renfield - (prendendo il piatto, offrendone il contenuto al dottor Seward) … dottor Jack … gradite dei canapès, un hors d’oeuvre? -
Il dottor Seward - No, la ringrazio Mr. Renfield. Piuttosto parlatemi del maestro che vi ha insegnato questo gioco così intrigante … -
Renfield - (estatico) … ah, il maestro … il maestro verrà, si, un giorno verrà, certo che verrà, verrà e mi darà la vita eterna … mentre voi tutti diventerete un mucchietto di polvere pronto per essere sparso sulla terra dove questi adorabili esemplari (indicando i vermi) cresceranno a dismisura per nutrirci ogni qual volta ci verrà voglia di questo sfizio così … superfluo … -
Il dottor Seward - … nutrire lei, e chi altri? -
Renfield - (divertito) Ma come chi altri? Tutti i suoi innumerevoli discepoli, è ovvio, lampante, chiaro come la luce del … (trattenendosi. Poi, brillante) … Jack … dottor Jack … pensi che proprio oggi è uscita la minima di fiori proprio grazie a un jack … since every Jack became a gentleman there’s many a gentle person made a Jack …(poi, urlato, mentre il dottor Seward si allontana) … il sangue è la vita … dottor Jack, dove andate? Venite qui … -
Dissolvenza. Buio totale.
Voce narrante - (antecedente il ritorno delle luci in scena, senza l’ausilio di colonna sonora) … intanto, nella sfarzosa residenza della giovane e bella Lucy, figlia di un ricco proprietario terriero e amica intima di Mina, Jonathan Harker si incontra con Mina e le confida di sentirsi troppo povero per sposarla, e che proprio per questa ragione accetta l’incarico propostogli da Mr. Hawkins. Lucy, dal suo canto, a differenza di Mina, che è una monogama convinta, non perde l’occasione di dare delle feste e dei ricevimenti in omaggio alla propria agiata condizione, facendo inconsapevolmente detestare quel sentimento di monogamia insito nella sua amica. Anche il dottor Seward, oltre a Lord Holmwood e Quincy P. Morris (due benestanti, l’ultimo dei quali è texano) è tra i pretendenti per sposare la bella e fortunata ereditiera. Dunque Harker parte, diretto in Transilvania. Al suo arrivo in mezzo ai boschi comincia a notare qualcosa di sinistro a partire dalla carrozza che il conte Dracula gli ha cortesemente inviato per condurlo al castello … -
La scena si presenta con la stessa porta a sbarre posta sull’uscita di sinistra, la stessa finestra spalancata montata sul pannello della quinta di sinistra, e la stessa biblioteca messa a filo della quinta di destra.
Al posto dello scrittoio e delle due sedie c’è uno stupendo tavolo intarsiato (molto più lungo rispetto lo scrittoio) posto nel mezzo, alle cui estremità ci sono due scranni. Un ritratto del principe Vlad è appeso alla parete della quinta di fondo. Dietro la cinepresa c’è l’aiuto regista, coadiuvato da altri due cameramen, rispettivamente posizionati a lato dell’aiuto regista con un riflettore a testa. Dracula è in piedi davanti al tavolo, con la schiena rivolta al pubblico presente in sala. Penombra. La luce emanata dai riflettori appena accesi dai due cameramen provocano la doppia ombra di Dracula che si riflette sulla quinta di fondo. A riflettori spenti, Dracula si avvicina all’ingresso dell’uscita laterale destra, in attesa di Harker.
J. Harker - (sulla soglia, con la valigetta in mano, oltrepassandola con una certa titubanza) Il conte Dracula, presumo. -
Dracula - Benvenuto in mia casa … entrate … -
J. Harker - (accomodandosi su uno scranno, tirando fuori distrattamente alcuni documenti dalla valigetta, compreso il portafotografie con Mina Murray immortalata, alludendo al ritratto appeso) … un antenato? -
Dracula - (ancora in piedi, schernendosi) Si … un mio lontano … trisavolo … apparteneva a sacro ordine dei Dragoni, che in epoca remota ha difeso chiesa cristiana … -
J.Harker - (compiaciuto) … capisco, purtroppo le cose hanno preso una piega inaspettata … -
Dracula - (nel frattempo con un repentino scatto ha preso una spada, nascosta dietro la biblioteca, che ora gli sta puntando contro) …nulla è da scherzare in queste cose …(poi, con la doppia ombra riflessa sulla quinta di fondo, che terrorizza ulteriormente Harker) … cosa ha cambiato chiesa in tutti questi secoli? -
J .Harker - Nulla … in effetti … mi perdoni signor conte, devo averla offesa con la mia ignoranza … -
Dracula - (a riflettori spenti, mentre entra una comparsa, uno zingaro di Dracula che porta ad Harker un vassoio con sopra un pollo arrosto, del pane e del vino, per poi defilarsi immediatamente) … non importa … … deve scusarmi se io non ceno insieme a voi, ma ho già mangiato … nemeno dovete chiedermi di bere perché io non bevo … vino. -
J. Harker - (rincuorato) Grazie signor conte … lei è un vero gentiluomo. –
Dracula - Vostra società molto generosa nel fare … offerta … -
J. Harker - … certo, indubbiamente …ma mi tolga una curiosità signor conte. In qualità di erede così fortunato, per quale ragione ha voluto acquistare una proprietà come Carfax Abbey ? -
Dracula - Mio desiderio è conoscere usanze inglesi … custodite gelosamente in segreti cristiani. -
J. Harker - Quale nobile pensiero …(poi, notando il suo interesse per il portafotografie con l’immagine di Mina) … è la mia fidanzata … si chiama Mina, Mina Murray … convoleremo a nozze in giugno … -
Dracula - (dopo aver fissato a lungo l’immagine tra le mani e dopo avergli restituito il portafotografie) … sarete un marito molto fortunato e molto fedele, e vostra sposa vi sarà devota … -
J. Harker - ... grazie signor conte … per lo meno me lo auguro … -
Dracula - … dunque non rifiuterete mia proposta. -
J. Harker - Quale? -
Dracula - Resterete mio ospite per un mese al fine di insegnare vostre usanze inglesi … -
J. Harker - (terrorizzato) … un mese? Non vi sembra alquanto esagerato? Signor conte … -
Dracula - … venite … ora voi scriverete tre letere … una indirizzata a vostra familia, una a vostra società e un’altra a vostra fidanzata … per avvertire loro di vostra assenza … mi raccomando a quello che scrivete … deve essere scritto con … passione(conducendolo all’uscita con la porta a sbarre) … venite … venite … -
Dissolvenza. Buio. Risata satanica. Colonna sonora inquietante, che progressivamente si attenua con l’illuminazione di un fascio di luce che rende visibile un letto a due piazze, che si trova al posto del tavolo intarsiato. Il letto è privo di cuscini e sotto le lenzuola si distinguono delle sagome. Silenzio. Non appena Harker entra nello spazio visivo, tre stupende creature (le spose di Dracula) appaiono a seno nudo, ornate da odalische. Harker mantiene le distanze.
Prima sposa - (alla seconda) Che dici … verrà? -
Seconda sposa - No, è difficile … è troppo devoto al suo amore. -
Terza sposa - (ad Harker) Ti piacerebbe provare l’orgasmo eterno? -
J. Harker - Chi siete? -
Prima sposa - Avvicinati … -
J. Harker - … non mi avete risposto. -
Seconda sposa - Se ciò che vuoi sono solo delle semplici risposte posso dirti in verità che la tua Mina non sarà più la stessa e che non potrà più guardarti con gli stessi occhi. -
J. Harker - (basito) Come fai a sapere che si chiama Mina? Come fai a sapere che … -
Prima sposa - … avvicinati. -
Terza sposa - Il tempo sta per scadere. Il nostro Signore si unirà per sempre con la tua Mina … -
Prima sposa - … e tu non potrai fare nulla per evitarlo … tanto vale avvicinarti … -
J. Harker - … quale tempo starebbe per scadere? Chi sarebbe questo vostro signore che … -
Terza sposa - … Mina non è mai stata tua, appartiene da sempre al nostro Signore, così come noi ora apparteniamo a te … vieni, vieni … -
J. Harker sale sul letto e le tre spose cominciano a toccarlo, a leccarlo, facendolo andare in estasi. A questo punto lo spazio del fascio di luce si allarga, inquadrando anche la quinta di sinistra. La colonna sonora riprende nuovamente, a basso volume.
Dracula - (adirato, entrando dalla finestra spalancata, buttando il mantello rosso sul letto) … come … osate toccare mio ospite? -
Le tre spose si alzano velocemente dal letto per andarsi ad accucciare sotto la finestra, coprendosi con il mantello.
Prima sposa - Come potete farci questo, voi che non avete mai amato? -
Dracula - (furioso) Io sono … amore … e amerò ancora …(uscendo ancora dalla finestra riprendendosi il mantello). -
Terza sposa - Signore … come potremo soddisfare noi questa notte la nostra voglia di amare? -
Poco dopo, dalla finestra Dracula sporge un neonato urlante, avvolto nel mantello rosso. La prima sposa lo prende in braccio e lo mette a disposizione delle altre due che, come lei, cominciano a morderlo avidamente sul collo. Acuto della colonna sonora.