Guesthouse
12 Luglio 2016
Pentagramma cinetico
14 Giugno 2016

La quinta voce


Bagatella per cineasti in due atti

di Sormani
Ho creato in me varie personalità. Creo personalità costantemente. Ogni mio sogno, appena lo comincio a sognare, è immediatamente incarnato in un’altra persona che inizia a sognarlo, e io non più.
Per creare mi sono distrutto : mi sono esteriorizzato talmente dentro di me che dentro di me non esisto se non esteriormente.
Sono il palcoscenico spoglio su cui passano vari attori a recitare varie opere teatrali.


Fernando Pessoa

Personaggi

La quinta voce
Lei
Lui
Altre voci

ATTO PRIMO

A Sipario Aperto



La camera da letto di una coppia eterosessuale, contemporanea. Sono entrambi quarantenni. Un letto matrimoniale, nel mezzo. Due comodini. Sopra ogni comodino ci sono due telecomandi. Due uscite laterali. Penombra. Lei è sola nel letto, in vestaglia, con un cuscino in mezzo alle gambe. Si sta continuamente rigirando tra gemiti e parole incomprensibili. Porta che sbatte. Luce. Entra Lui, da sinistra. E’ vestito elegantemente. Indossa abiti estivi. Dal suo atteggiamento traspare una cupa desolazione. Lei di colpo si sveglia, come da un incubo. Incrocia lo sguardo di Lui per un lungo e intenso attimo, poi prende un telecomando e lo attiva in direzione della platea, mimando l’atto di cambiare continuamente canale (le voci fuori campo che si alternano riproducono un ipotetico audio televisivo).

Prima voce - (maschile, cantilenante) … il governo ha pertanto stanziato … -
Seconda voce - (femminile, brillante) … ma dai, che significa ... anch’io detesto la cipolla, eppure come si fa a non metterla quando … -
Terza voce - (femminile, accusatorio, tra un vociare sovrapposto, confuso e indistinto) … non è affatto vero affatto, tu sei solamente un ipocrito … -
Lui - (sommesso, dopo che lei ha riposto il telecomando sul comodino) … se non me lo racconti mi spieghi come faccio a capirci qualcosa? (dopo una pausa) Dimmi almeno dov’eri … che cosa facevi? -
Lei - (meccanico) Che importanza ha? Perché dovrei raccontartelo? -
Lui - Per una questione di fiducia. La tua, nei miei confronti. -
Lei - (sarcastico/divertito) La mia fiducia? La sola cosa che potrebbe interessarti è di trarci una qualche ispirazione e di raccontarlo come meglio credi“all’ipocrito” di turno. -
Lui - Se credi che sia davvero questa la ragione, perché non ci annoveri anche un “neofito” tra il mio potenziale pubblico, facendomi ovviamente la cortesia di ricordare a quella troglodita che ha appena detto ipocrito che senza saperlo ha usato una forma corretta ma desueta di ipocrita? -

Pausa

Lei - (tragico) Che cosa siamo diventati? Che cosa siamo mai stati? -
Lui - Persone. -
Lei - No, ti sbagli. Noi non siamo mai state delle persone, né lo siamo mai diventate. -
Lui - Che cosa siamo allora? -
Lei - Personaggi. -

Altra pausa.

Lei - Viviamo soltanto perché qualcuno ha avuto paura a inventarci. -
Lui - Paura? -
Lei - Non ci vuole forse paura per mettere al mondo qualcuno? -
Lui - (esasperato) Cosa stai dicendo? (poi, affermativo, mentre Lei attiva un altro telecomando in direzione della quinta di destra) Ormai non ci sei più con la testa … -
La quarta voce - (femminile, suadente, dopo il tipico brusio emesso dalle frequenze radiofoniche) … ed è proprio percorrendo a ritroso il proprio percorso sentimentale che a volte ci si imbatte in strani casi di serendipità … -
Lui - (pacato, dopo averle strappato bruscamente di mano il telecomando, disattivandolo, e dopo averle preso anche l’altro dal comodino) … raccontamelo. Non ho alcuna intenzione di perderti per questa ragione. -
Lei - (provocatorio) Perdersi è come trovarsi. Guarda me, perdendomi mi sono trovata. -
Lui - (furrioso) Io non ce la faccio più ad andare avanti così ! Riesci a capirlo? -
Lei - Così come, senza avere alcuna intenzione di perdermi? -
Lui - Quante volte dovrò ancora ripetertelo che per farlo dovevamo volerlo in due? -

A questo punto Lui, nel tentativo di calmarsi, esce dal lato destro, mentre Lei estrae dal cassetto del proprio comodino una microspia, che mette sotto il letto. Poi si riappropria di tutti e quattro i telecomandi attivandone uno in direzione della quinta di fondo.

La quinta voce - (femminile, disinvolto, dopo il tipico segnale acustico delle segreterie telefoniche) Ciao, sono io … volevo solo farti sapere che ho apprezzato la scelta, la location per gli esterni mi sembra l’ideale. A domani. -
Lui - (rientrando in pigiama e pantofole, dopo il rumore dello sciacquone) Che bisogno avevi di metterla in viva voce? -
Lei - Ognuno ha i suoi bisogni. -
Lui - Infatti … dunque? -
Lei - Dunque cosa? -
Lui - Me lo racconti o no? -
Lei - Come faccio a raccontartelo quando so benissimo che non crederesti a una sola parola di quello che ho sognato, mentre quello che ho sognato a me sembra più vero di quello che ti sto dicendo? -
Lui - Prova. -
Lei - Non saprei da dove iniziare. -
Lui - Io c’ero? -
Lei - (sarcastico) Ma certo … come saresti potuto mancare? -
Lui - Se c’ero io allora c’eri anche tu. -
Lei - No. Io non c’ero. -
Lui - E dov’eri? -
Lei - Non lo so. So soltanto che io sono diventata mia figlia, e che … -
Lui - … tua ... figlia? -
Lei - Si, mia figlia … un’attrice di venticinque anni, bella, bionda e slanciata … -
Lui - (allarmato) … bella bionda e slanciata … -
Lei - (incurante) … un giorno ti conosco, mi innamoro di te, ti racconto del mio passato … -
Lui - … aspetta, come dici? Hai già un passato? -
Lei - Si. Perché, non dovrei averlo? -
Lui - No … non no nel senso che non dovresti averlo, no nel senso che … non importa, continua. Scusami. Cercherò di non interromperti. -
Lei - Ti parlo del pessimo rapporto che ho con mia madre, che mi abbandona quando avevo nemmeno cinque anni, senza sapere in realtà che tu stai proprio con lei, ma che per paura di confessarmi una cosa del genere preferisci startene zitto. Un giorno ti dico che sono rimasta incinta, e allora tu finalmente trovi il coraggio di dirmi la verità … -
Lui - … quale, quella che stavo con tua madre? -
Lei - Si, proprio quella … la verità che sei stato costretto a dire, solo perché non volevi assumerti la responsabilità di dover crescere un figlio con me … -
Lui - … beh, per essere un sogno mi sembra alquanto dettagliato … -
Lei - (perentorio) … che cosa vuoi sapere a riguardo di questo dettaglio? -
Lui - (sconcertato) Nulla … in particolare … -
Lei - (risoluto) … bene. Arriva dunque il fatidico momento di scegliere tra me e mia madre, e tu ovviamente scegli me. Non solo perché sono giovane e bella, ma anche perché, oltre a recitare, so anche cucinare e fare molte altre cose … -
Lui - … e tua madre? -
Lei - (infastidito) Ti ho già detto che non so che fine abbia fatto ! -
Lui - (ravveduto) D’accordo … scusa … -
Lei - … al terzo mese di gravidanza però succede quel che non sarebbe mai dovuto succedere, vale a dire che io vengo a sapere che tu te la fai con un’altra attrice … -
Lui - (esclamativo) … ah … -

Pausa.

Lei - … così decidiamo di separarci. Ma per separarci dovevamo vendere la casa, che era di tutte e due, ma soprattutto dovevamo riconoscere nostro figlio, dargli un’identità … quella era la cosa più importante ...è così che comincia la mia personale odissea … -
Lui - (interessato) … continua … -
Lei - … in pratica avevo deciso di avvelenarti, solo che non ci sono riuscita. Tu te ne sei accorto, ma invece di denunciarmi hai preferito farmela pagare diversamente. Visto che mi trovavo in difficoltà, proprio perché molti registi mi avevano scartata, e visto che tu sapevi che non avrei saputo dove andare, non mi hai più rivolto la parola e te la sei portata a casa nostra. Sulle prime ho cercato di sopportare le umiliazioni e i continui sfottò, che immancabilmente riempivano la mia giornata, poi però sono esplosa in una rabbia devastante, provocata soprattutto da incubi assurdi … sognavo mia madre che inghiottiva automobili e che poi me le rigettava addosso, insomma, non riuscivo più a capire se dormivo oppure no … visto che poi avevo anche smesso di mangiare e che le mie condizioni peggioravano a vista d’occhio, mi hai portata in ospedale dicendo che ero molto depressa, o Dio solo sa cosa. Intanto erano passati altri due mesi, in cui tu stavi addirittura cercando di farmi abortire … -
Lui - … in che modo? -
Lei - Convincendo gli analisti che mi avevano in cura, dicendo loro che non potevo sapere quello che stavo facendo, avvelenandoti, perché già molte altre volte mi ero comportata allo stesso modo. Avevi anche delle prove inconfutabili da dimostrare, per cui, oltre a dover regolarmente subire le tue visite da “uomo afflitto e disperato” dovevo anche sperare di non impazzire … -
Lui - (impaziente) … quindi? -
Lei - (enfatico) La folgorazione! -
Lui - Cioè? -
Lei - Dovevo raccontarti un sogno. La sola speranza che avevo nel riuscire a far venire fuori la verità da tutto quel mio passato orribile era di riuscire a portarti al punto che fossi tu stesso a credere a quello che mi ero prefissata di dirti. -
Lui - (cupo) Che cosa ti eri prefissata di dirmi? -
Lei - (provocatorio) Lo vuoi proprio sapere? -
Lui - (esasperato) Finiamola ora! Se me lo vuoi raccontare bene, altrimenti … -
Lei - … altrimenti? -
Lui - Altrimenti niente. Vorrà dire che mi fiderò solo più di me stesso. -
Lei - Ma di qualcuno bisogna pur fidarsi, se non altro per dare onore al significato della fiducia in se. -
Lui - Ne abbiamo ancora per molto? -
Lei - (furioso) Dovrei lasciarti stare io? -

Pausa.

Lui - Ti sto ascoltando … -
Lei - … dal momento della folgorazione in poi stavo meglio, avevo anche ripreso a mangiare, in pratica mi avevano dimessa. Una volta a casa però gli incubi restavano, senza contare che mancava soltanto un mese alla nascita, ma che comunque nel frattempo la tua amante era già“inspiegabilmente” riuscita a trovarsi un’altra sistemazione. Un giorno quindi, dopo che il tempo era riuscito in qualche modo a farci parlare, mi chiedi dei miei incubi, di che cos’è che in realtà mi tormenta … -
Lui - (sconcertato) … non puoi aver sognato tutto questo! Te lo sei inventato di sana pianta. Non so perché, ma ora cerca pure di dirmelo. -
Lei - (pacato) Altrimenti? -

Altra pausa.

Lei - Che cos’è che ti da più fastidio, che l’età della figlia che mi sono sognata di avere sia uguale alla sua, o che lei non sia qui a partecipare a questa discussione? -
Lui - (rassegnato) Continua … -
Lei - … quello che volevo portarti a credere era che, visto che non mostravi alcuna intenzione di voler riconoscere nostro figlio, se tu avessi avuto il coraggio di raccontare pubblicamente la verità di quello che mi hai fatto, attraverso il mio sogno … -
Lui - … avrei dovuto avercelo io il coraggio? -
Lei - Certo. Altrimenti lo avrei fatto io. -
Lui - E io, a che cosa avrei dovuto credere? -
Lei - A quello che ti ho raccontato. -

Con fare decisamente infastidito, Lui prende un telecomando dal comodino di Lei e lo attiva in direzione della quinta di sinistra.

Sesta voce - (campionata, dopo un acuto segnale acustico) … la richiesta di … amicizia … è … stata inoltrata il … giorno 09/07/2015 alle … ore … 15.46 … -

Squillo di cellulare

Lui - (rispondendo dal cellulare, preso dal cassetto del suo comodino) … l’ho ascoltato prima il messaggio che hai lasciato poco fa, dimmi … -
La quinta voce - … non devi vergognarti di dirle che hai già messo il viva voce per farle sapere che hai intuito che ero io … -
Lui - (furioso, a lei, riponendo il cellulare sul comodino) … dove l’hai nascosta? -
Lei - (stesso tono) Non sono affari che ti riguardano. -
Lui - Ah no? E chi dovrebbero riguardare? -
Lei - Lei ! -

Pausa.

La quinta voce - (a lui) Credevi davvero che non lo sapesse ancora? -
Lei - (a la quinta voce) E’ perfettamente inutile che glielo chiedi. D’ora in poi ti dirà che non saprà più niente. -
Lui - (accorato, a La quinta voce) Perché l’hai fatto? -
La quinta voce - Per vedere fino a che punto potevo fidarmi di te. -
Lei - (divertito, a Lui) Hai trovato la tua ! -
Lui - (risoluto, a Lei) E tu perché l’hai fatto? -
Lei - Per dimostrarti che con lei lo avresti fatto eccome. -
La quinta voce - Questo è ancora da vedere …. -
Lei - … per chi, per te o per lui? -
La quinta voce - Per tutti e due naturalmente … -
Lui - (a La quinta voce) … come avete fatto a mettervi d’accordo? -
La quinta voce - Naturalmente. -
Lui - (esasperato) In che modo? -
La quinta voce - Se dovessi immaginarti come padre dei miei figli per prima cosa escluderei qualsiasi ipotesi di affidamento coatto vista la tua propensione al dialogo costruttivo … -
Lui - … taglia corto, non sei sul set. Il sarcastico è desueto oltre che nauseante. Perché non cerchi di esprimerti come ti ha insegnato tua madre? -
La quinta voce - Perché mia madre mi ha sempre detto che per capirsi bisogna guardarsi negli occhi. -

Altra pausa

La quinta voce - Un figlio non deve nascere per sbaglio o per comodità. Non deve essere concepito nell’illusione del desiderio più che altro, per quel che mi riguarda, perché è proprio in quel momento che si prende per vero che la sola cosa giusta sarebbe farlo e basta, senza pensare minimamente alle conseguenze di un futuro così incerto. La gente come me fa figli perché ha paura di morire sola, perché sa che nessun altro al mondo verrebbe ad aiutarti a passare dall’altra parte con quella paura addosso, ma tanto a cosa servirebbe nascere se tanto mentre cresci non dovessi chiederti neanche perché dovresti aiutare a morire senza quella paura qualcuno che non conosci? -
Lei - Ma tu, lo vorresti o no un figlio da lui? -
La quinta voce - Come potrei risponderti? Dovrei essere io quella che lo chiede a te, visto che ci vivi da più di dieci anni. -
Lei -(divertito, a Lui) Su, che cosa aspetti? Spiegale perché non hai mai voluto fare un figlio con me … -

Pausa

Lui - (intuitivo) … ora comincio a capire … l’incubo, il racconto … erano tutte soltanto stronzate che dovevi dirmi per far vedere a lei che io non sarei mai stato capace di essere un padre. Del resto, visto che un figlio non l’ho fatto con te, perché avrei dovuto farlo con lei? -
Lei - (sarcastico, a La quinta voce) Le sue intuizioni sono sempre state il suo forte, evidentemente. -
La quinta voce - (furioso, a lui) Sei un bugiardo, un ipocrita, un verme schifoso … -
Lui - … perché? -
La quinta voce - Perché io sono al terzo mese di gravidanza, e perché tu te la stai spassando con quella là, ecco perché ! Non aggiungere altro. Ti ho fatto seguire. Vi hanno immortalati mentre … -
Lui - (sconcertato) … tu sei … tu sei incinta di me? E non mi hai detto niente? -
La quinta voce - (canzonatorio) Tu sei incinta di me? E non mi hai detto niente? (poi, risoluto) Cosa avrei dovuto dirti, di farne anche uno con quella là? -
Lui - (giustificato) Se solo lo avessi saputo … andiamo, tu lo sapevi che per me non significava nulla … nulla ... -
Lei - (provocatorio) … che strano, ho come l’impressione di averla già sentita questa frase … -
Lui - (sprezzante) … stai zitta iena … -
Lei - (stesso tono) … stai zitto tu brutto porco … -
La quinta voce - (a lui) … se provi soltanto a sfiorarla ti mando a casa un esercito di cecchini ! -
Lui - (provocatorio, battendo le mani) Grandioso … dopo aver tentato di avvelenarla ora prendi anche le sue difese. -
Lei - (rassicurante, a la quinta voce) Non ti preoccupare, lo conosco. So che la calunnia è il solo mezzo che ha per difendersi. -

Pausa

Lui - (sarcastico) Calunnia eh? -
La quinta voce - (giustificato) Non era certo mia intenzione … -
Lui - … aspetta a parlare … (poi, a Lei)… dimmi prima come va a finire il tuo sogno … -
Lei - (infastidito)… perché? -
Lui - Dimmelo e basta. Dammi retta per una volta. -
Lei - (a La quinta voce) Perché dovrei dirglielo? -
La quinta voce - Fattelo dire da lui. -
Lui - Perché voglio capire qual è la distinzione che c’è tra quello che mi hai detto d’aver sognato e quello che vorresti farmi credere di dover capire. -
Lei - (alterato) Non c’è alcuna distinzione da fare e non c’è nulla da capire. Ho semplicemente sognato delle cose che ho distorto dalla realtà, che a quanto pare non è poi così distante da quello che ho sognato. (poi, a La quinta voce) Allora, cianuro o arsenico? -
La quinta voce - L’idea di avvelenarti non è stata mia ... -
Lui - … volevi mica che ti dicesse il contrario? -
Lei - (furioso) Lasciala parlare ! -
La quinta voce - Prima di tutto è bene che tu sappia che … insomma, anche se le mie reali intenzioni non erano di certo quelle, c’erano diversi moventi che … -
Lei - (sconcertato) … diversi … moventi? Il che vuol dire che volevate proprio farlo ! E quali erano questi moventi? -
La quinta voce - (rassicurante) Ascolta … si è trattato di un equivoco … soltanto che la questione non è così semplice da spiegare senza che gli animi si infiammino … -
Lei - (sarcastico) … dovrei ritenermi fortunata allora … sprezzante, a lui) … non azzardarti a guardarmi ! -
Lui - (di schiena) Prima però c’è un’altra cosa che devi sapere … -
La quinta voce - … se lo lasci parlare ora, mi scadi sul serio … -
Lei - (furioso) Sarei io quella che ti scade sul serio? Dovrei scadere io a te, che mi dici che c’erano diversi moventi per togliermi di mezzo? Ma che cos’hai al posto del cuore? Che cos’hai nel cervello? -

Pausa

La quinta voce - (pacato) Una che ha evitato di dire dove si trovava la sua ex (riferito a lui) al solo scopo di vederla scomparire davanti ai suoi occhi sapendo di essere l’unica persona a … -
Lei - (basito, a Lui, rigirandolo bruscamente) … tu le hai detto questo di noi? -
Lui - Era giusto che lo sapesse. -
Lei - Giusto per farti menare il naso come un cretino qualsiasi da una che potrebbe davvero essere nostra figlia? Quella donna non è morta perché non sono arrivati in tempo a salvarla, era già morta comunque. Tu sai perché allora non dissi nulla. -
Lui - Non fu una motivazione valida. -
Lei - Ah no? Allora però non fu solo valida, allora fu perfetta ! -
Lui - Il fatto che stavamo già insieme non giustifica la tua omissione. -
La quinta voce - (a Lei) E’ come se ora tu … -
Lei - (furioso) … stai zitta ! Non sono affari tuoi ! -
La quinta voce - Ti sbagli. Se stai con lui da più di dieci anni non significa che tu debba per forza arrogarti il diritto di conoscerlo meglio di chiunque altro. Non ti ha denunciata soltanto perché credeva di amarti. -
Lei - Perché, ora che cosa sta facendo con te? -

Dissolvenza. Buio.

Sipario

ATTO SECONDO

A Sipario Chiuso



La quinta voce - (terrorizzato) … respira ancora? Rispondi! Non te la caveresti per nulla al mondo se io ora dovessi riattaccare … rispondi, rispondi … -

Apertura. Lei giace riversa sul letto, con la testa rivolta contro il fondo dello stesso, con un braccio a penzoloni. Lui è seduto a terra, disperato, con la testa tra le mani.

Lui - … non lo so … -

A questo punto lei si riprende, tra gemiti e colpi di tosse, manifestando chiari segnali di tentato soffocamento nel coprirsi il collo con tutte e due le mani. Scappa subito dall’uscita laterale sinistra, ma viene tempestivamente bloccata da lui, che le impedisce di uscire. Silenzio.

La quinta voce - … parlate … ditemi che cosa sta succedendo ! -
Lei - Se non mi fai uscire subito … -
La quinta voce - … aspetta … -
Lei - (furioso) … stai zitta ! Tu sei come lui … -
La quinta voce - … è solo perché mi sono fidata di te che sono come lui? Tu non potevi sapere come stavano realmente le cose tra noi due. E’ per questo che ti ha … -
Lei - … che ha tentato di uccidermi? -

Pausa

La quinta voce - (accorato, a lui) Diglielo … -
Lei - … cosa? (a lui) Cosa? -
Lui - Lo sapevo. -
Lei - Cosa sapevi? -
Lui - (prendendo la microspia da sotto il letto, mettendola sul proprio comodino) Che vi eravate messe d’accordo, che ti aveva spinto a farsi raccontare nei minimi dettagli il sogno che ti sei inventata per farti credere che potesse coincidere con una realtà simile a quella che stai vivendo … -
Lei - (angosciato) … eh? Ma siete impazziti? Perché lo avete fatto? Perché volevate uccidermi? -
La quinta voce - (giustificato) Come ti ho già detto prima non è così facile da spiegare …
- Lei - (a lui) … e tu? Lo hai fatto per lei? (mentre si avventa contro di lui, il quale si limita a contenere l’istintiva e rabbiosa reazione di lei, colma di imprecazioni) -
La quinta voce - Smettetela … -
Lei - … stai zitta ! Zitta ! -
La quinta voce - (sommesso) Ascolta … so che una mia qualsiasi tentata scusa ai tuoi occhi varrebbe meno di qualsiasi altra cosa, ma lasciami almeno tentare di spiegare perché l’avrei fatto … -
Lei - … tu volevi che mi uccidesse perché potesse in qualche modo cancellare il suo passato con me, perché mi ritenevi responsabile della morte accidentale di quella poveretta … -
La quinta voce - … no … -
Lei - … perché credevi che vi avrei rovinato la vita, perché … -
La quinta voce - … no … -
Lei - … perché … -
La quinta voce - … no, no … -
Lei - … zitta ! Perché sapevi che il pollo era cotto a puntino e che potevi farla franca contando sulla sua ingenuità … -
Lui - (esasperato) … smettila! Non è così che è andata ! -
Lei - Com’è andata allora? Volete negare l’evidenza, come fanno tutti quelli che hanno la coscienza sporca? -
La quinta voce - Fai parlare me, ti prego … (poi, a lei) … ora cercherò di chiarire come meglio potrò quello che è successo, perciò ti chiedo solo di avere un po’ di pazienza. So che è difficile mantenerla, specie in casi come questi ma … -
Lei - … parla ! -
La quinta voce - Solo dopo che mi hai raccontato quel sogno ho capito che mi stavo sbagliando su di te. Anch’io sono stata abbandonata da mia madre all’età di cinque anni, questo lui lo sapeva. -
Lei - (impaziente) Quindi? -
La quinta voce - Ero rimasta piuttosto sconvolta da come avevi saputo ricostruire quella vicenda, tant’è che stavo anche pensando che avessi preso delle informazioni sul mio conto visto che oltretutto, nel tuo sogno, volevo avvelenarlo. Avevo quindi dei forti sospetti che fossi stata tu per prima a intercettarci, e che avessi frainteso le mie reali intenzioni con il fatto che io avessi detto a lui di avvelenarti … -
Lei - … quali sarebbero state queste tue reali intenzioni e perché gli avresti detto di avvelenarmi? -
La quinta voce - Volevo collaborare con te, come infatti è successo, per capire fino a che punto lui si sarebbe spinto per … -
Lei - … non cercate di prendermi per il culo … -
La quinta voce - … non ti sto prendendo per il culo, sto soltanto cercando di … -
Lei - … come posso non pensarlo se eravate d’accordo? -
La quinta voce - (sarcastico,a lui) Avanti genio (furioso)… diglielo! -
Lui - Sono stato io a dirle che tu sapevi come procurarti delle cimici. -
Lei - Perché? Perché hai voluto insospettirla quando sapevi benissimo che io non sapevo neanche come erano fatte? -
Lui - Per farle credere che tu volessi avvelenarla. -

Pausa

Lui - (sprezzante) Per indurla a ucciderti perché non sopportavo più l’idea di doverti vedere, soddisfatta? Perché volevo passare il resto dei miei giorni con un’altra donna … -

Altra pausa

Lei - (distrutto) … ci sei riuscito … a quanto pare ci sei riuscito, ce l’hai fatta … -
Lui - (giustificato) … ma non vedi che sto scherzando? -
La quinta voce - (sprezzante, a lui) Mi fai schifo! Sei peggio di un assassino … -
Lui - (avvicinandosi minacciosamente verso di Lei) … peggio? -
Lei - (terrorizzato) Non ti avvicinare … -
La quinta voce - (a Lui) … non ti conviene, arriverebbero prima che tu possa pensare di dirmi che stai bluffando. -
Lui - Tu ti senti superiore rispetto agli altri, vero? Ti sei sempre sentita così, forse è per questo che hai dimenticato di dirle perché mi avevi detto di avvelenarla. Se glielo avessi detto lei avrebbe capito che eri tu a volerla morta. -
La quinta voce - (a lei) Se non te l’ho detto non è stato perché me ne sono dimenticata apposta, come lui vorrebbe farti credere, è stato perché il tuo sogno era troppo reale perché io potessi raccontarlo a lui prima di collaborare con te … -
Lui - (esasperato) … come poteva essere reale se se lo è inventato? (a lei) Te lo sei inventato o no? -
La quinta voce - (stesso tono, dopo un attimo d’esitazione, mentre lei si gira dall’altra parte) Come puoi pretendere che ti risponda dopo quello che le hai fatto? Come puoi andare avanti e difenderti in questo modo quando glielo hai appena confessato? Io mi vergogno per te di quello che abbiamo fatto a lei, per me stessa, per tutti, di tutto mi vergogno … mi vergogno di appartenere al genere umano … io sto portando dentro di me un figlio tuo, concepito da un lurido verme schifoso che si è approfittato prima della sua buona fede (riferito a lei) e che ora vorrebbe approfittarsi anche della mia. Che cosa ne sarebbe di me se ora tentassi di darti retta, porteresti quella là a vivere dove magari andremo a vivere senza rivolgermi più la parola? Faresti carte false con i medici per convincerli a pensare che io abbia tentato più volte di avvelenarti e che per questo dovrei essere internata? Tenteresti di farmi abortire? (risoluto) Se tu fossi un uomo il minimo che ora potresti fare per tentare di rimediare all’irreparabile sarebbe risarcirla economicamente, intestandole magari questa o qualche altra tua proprietà, togliendo il disturbo senza tante storie … -
Lui - … eccola lì … mi sembrava che dietro a tutto quanto non ci fosse altro che l’unico vero movente plausibile … (irriverente, a lei) … cara … quando l’avresti pattuita questa cosa, prima o dopo che … -
La quinta voce - … la tua meschinità non ha limiti, arriva al punto che non ti accorgi nemmeno che lei non ti risponde più perché non te lo meriti ... sei diventato talmente ottuso e materiale che non mi stupirei se un giorno ti vedessi trafficare in esseri umani … -
Lui - … la tua empatia è commovente. Peccato però che quando ti ho scovata la recitavi meglio la tua parte di aspirante attrice. La tua sola scusante per avermi coinvolto in questa ridicola farsa è che … -
Lei - … no, questa non è una farsa, né tantomeno una di quelle storie cui sei solito raccontare tu, caro. Questa è la storia che cambierà il corso della tua vita, anzi, che probabilmente ti darà la possibilità di scriverne altre di ancora più contorte da dietro le sbarre di un carcere di massima sicurezza, perché è lì che ho intenzione di spedirti. -
Lui - (divertito) Davvero? E sulla base di quale accusa, di un litigio preterintenzionale che avrebbe leso le tue soavi corde vocali? -
Lei - Avrai tempo e modo di accorgertene. -
Lui - (provocatorio) Di cosa si tratterebbe, di un mega scandalo ideato con la complicità della tua nuova amica? Sono curioso per natura, lo sai … mi conosci, no? Dimmelo … -
La quinta voce - … quelli come te non meriterebbero soltanto la gogna mediatica. Rendere pubblica una storia come questa non farebbe che accrescere il numero già abbastanza rilevante di esseri spregevoli, quelli come te non avrebbero mai dovuto nascere … -
Lui - … ehi, vacci piano ragazzina, altrimenti ve lo faccio vedere io il carcere, a tutte e due. -
La quinta voce - (provocatorio) Ma guardati … ti esprimi esattamente come i personaggi che ti inventi, che rispecchiano alla lettera la tua becera indole. Che gusto c’è a querelare quando non si è capaci nemmeno a difendersi con termini appropriati? -
Lui - Che gusto c’è? Basterebbe capire quanto potrebbe durare ancora questa tua telefonata per sapere in che misura addebitarla al destinatario … -
La quinta voce - (sarcastico) … qui siamo già in due ad aver preso atto che la calunnia è la tua virtù migliore … -
Lui - … pensa invece se … -
Lei - (esasperato) … basta ! -

Pausa

Lei esce dal lato destro. Si sente il rumore di un liquido versato in un bicchiere. Lui è in piedi, in prossimità della quinta laterale destra. La osserva rientrare fissandola in ogni suo gesto. Lei torna a letto, riprende in mano un telecomando, e lo riattiva in direzione della platea.

Prima voce - … al vaglio degli inquirenti sono emerse ulteriori prove che hanno inconfutabilmente determinato la fondatezza delle accuse mosse dalla quarantenne, trovata cadavere questa mattina nella sua abitazione, e che soltanto ieri aveva sporto denuncia al vicino comando di polizia sostenendo che il convivente, suo coetaneo, e la presunta amante di quest’ultimo, di molti anni più giovane, stavano tramando per assassinarla. Il veleno trovato nel corpo della vittima, un solvente chimico usato per pulire superfici industriali, è lo stesso che è stato ritrovato nell’appartamento della ragazza, dove diversi testimoni hanno visto entrare e uscire l’uomo più volte nell’arco della giornata. L’ennesima vittima dell’interminabile spirale di violenza che si sta perpetrando in questa tragica estate si chiamava … -

Lei disattiva il telecomando. Lui ne prende un altro. Dissolvenza.

Sipario