PERSONE, PERSONAGGI E INTERPRETI
Chiara Mensi, un’esuberante quindicenne che sta muovendo i suoi
primi passi nel mondo della recitazione.
La maestra.
Un’insegnante di ruolo, cinquantenne, innovativa e rivoluzionaria
nel suo genere (da un punto di vista “squisitamente pedagogico”).
Luigi Nicolosi, un consumato attore di teatro, sulla quarantina,
dall’aspetto incolto, sciatto, con barba e capelli lunghi.
Carmelo.
Un bambino di cinque anni, un po’ tardo di comprendonio rispetto ai
suoi coetanei nonostante sia un nativo digitale.
Vittorio Orlandi, un attore di cinema, trentenne, brillante, estroverso,
con la faccia da cattivo, impeccabile ed elegante sia nel modo di
esprimersi che nella maniera di muoversi in scena.
Niccolò.
Un bambino di cinque anni, molto intelligente oltre che dispettoso.
Miriam Di Matteo, un’avvenente attrice di fiction televisive,
venticinquenne, da un punto di vista estetico insostituibile, ma al tempo
stesso, da un punto di vista recitativo, facilmente rimpiazzabile con
qualunque ragazza che abbia un minimo di disinvoltura nell’esprimersi.
Sara. Una bambina di quattro anni, obbediente e opportunista.
SCENARIO
Essenziale, con le due uscite laterali. Nel mezzo, un classico tavolo
da refettorio, senza tovaglia, con sopra appoggiati diversi vasetti di
marmellata, alcuni colmi, intatti, altri semivuoti. Appeso alla quinta di
fondo come un’enorme e obsoleta lavagna, un gigantesco tablet
interattivo multimediale
COSTUMI
La maestra indossa un tailleur grigio sopra una camicetta bianca e
delle scarpe nere, senza tacco. Carmelo, un grembiule sbiadito e
stropicciato, di colore indefinibile, senza fiocco. Ai piedi porta dei
sandali logori. Niccolò è invece stretto nel suo sfavillante grembiulino
azzurro, con tanto di fiocco blu, di stoffa, stirato e inamidato, le scarpe
sono da ginnastica, all’ultima moda e dello stesso colore del fiocco.
Sara sfoggia un succinto grembiulino rosa che evidenzia le sue
splendide forme, impreziosite con un fiocchetto di seta color fucsia
che le stringe il collo a mo di cammeo. Ai piedi, tacco 12, dello stesso
colore del fiocchetto.
La scena si svolge in un asilo parificato
A sipario aperto
I bambini stanno giocando in assenza della maestra : Carmelo è intento
a far volare un aereo di carta dietro l’altro, esultando sia quando ha
finito di farne uno e sia dopo il lancio di ciascuno dei fogli di carta che
utilizza per farli. Sara, circondata da un numero a colpo d’occhio
incalcolabile di bambole perfette (in pratica delle vere e proprie ragazze
in miniatura, robotizzate, ognuna con un volto diverso dall’altra) si sta
divertendo a confrontarle scartando quelle che non le piacciono.
Niccolò invece sta assaggiando una notevole e variegata quantità di
marmellata, ficcando le dita in tutti i vasetti disposti sul tavolo e
sputando quella che non è di suo gradimento sugli aerei di carta di
Carmelo senza farsene accorgere. Quando Carmelo si rende conto
di aver terminato i fogli di carta che aveva a disposizione invoca la
presenza della maestra, più volte. Poi, dopo finalmente essersi accorto
che nessuno dei due bambini l’ha chiamata, oltre a non averlo degnato
nemmeno di uno sguardo, tenta invano di staccare l’etichetta dai
vasetti di marmellata.
Niccolò - (divertito, a Sara) Guarda che scemo, guarda che scemo. -
La maestra - (autoritario, entrando da sinistra, battendo le mani per
attirare l’attenzione) Bambini venite subito qui, forza. Fatemi vedere
immediatamente le vostre mani … (poi, soddisfatto, a Niccolò, il primo
che le mostra con fierezza)… perfette, bravo ! Però mi devi togliere una
curiosità, come fai soltanto tu ad averle sempre così pulite ? -
Carmelo - (sommesso/giustificato) Ma signora maestra, mica sono
pulite … sono sporche di marmellata ! -
Pausa carica di tensione
La maestra (di rimprovero) - Melo, quante volte ancora dovrò ripeterlo
che non devi assolutamente metterti in mezzo quando non c’è nessuno
che te lo chiede ? In più, dopo tutti questi mesi che hai passato qui con
noi, non soltanto continui ad usare lo stesso tono di voce, come se ci
fosse qualcuno nascosto dietro di te che ti dice piano piano
nell’orecchio … guarda che devi sempre dire quello che vedi, sennò
vai a finire in castigo … ma non vuoi neanche capire che è proprio il
timbro della tua voce, che devi cambiare. Sembri una pecora !
(suscitando ilarità, poi, prendendo una mano di Niccolò, mostrandola
a Carmelo) Lo vedi come sono le sue ? Lo sai perché sono così le sue
mani ? Perché la marmellata deterge, che vuol dire che le fa venire più
pulite di qualsiasi altra cosa, e perché rende la pelle levigata, che vuol
dire che le fa diventare belle lisce (poi, premuroso, attivando il tablet
con un minuscolo telecomando che estrae da un taschino del tailleur.
Nel frattempo, sul gigantesco schermo a cristalli liquidi appeso alla
quinta di fondo, appare un clochard, seduto sul marciapiede di una
trafficata via del centro, mentre sta facendo l’elemosina con un
cappello rovesciato posto tra lui e il fedele cane che lo accompagna)
… la voce è molto importante, Melo … lo sai che tutti i bambini della tua
età che avevano il tuo stesso timbro di voce da pecora, quando poi
sono diventati grandi si sono ritrovati come questo povero disgraziato
che non sa né dove andare e nemmeno cosa mangiare ? Vuoi fare
anche tu la stessa fine per caso ? (attivando l’audio, dopo il tacito
diniego di Carmelo) Senti … ascolta … ora ti faccio sentire come
parla, che voce ha … (sempre con il telecomando inquadra in primo
piano il clochard, il quale, dopo che una signora mossa da compassione
gli allunga qualche spicciolo, ringrazia con voce flebile e rassegnata,
come un disco registrato che dice sempre la stessa cosa : “Dio la
benedica”) … ecco, hai sentito ? (disattivando il tablet) D’ora in avanti
se ti sento ancora parlare con quella voce da pecora passerai il
resto della lezione in castigo, e questo vale anche per tutti gli altri
giorni che verranno. Ci siamo capiti, Melo ? -
Carmelo - (rassegnato) Si, signora maestra. -
La maestra - (risoluto) Dài Sara … che cosa stai aspettando ?
(prendendo le mani della bambina) Fammi vedere le tue … non c’è male,
però potresti migliorare … lo smalto delle unghie è opaco. -
Sara - (giustificato) Signora maestra, ma io me lo metto tutte le sere,
per quattro volte ! -
La maestra - Non basta. Per avere un risultato come si deve bisogna
metterselo dalle nove alle dieci a sera, anche dodici quando è
necessario. -
Sara - E io come faccio a sapere quando è necessario ? -
La maestra - Lo sai che tra un paio d’anni andrai a scuola ?
C’è forse bisogno che aggiunga altro ? -
Sara - (giustificato) No signora maestra, ma … -
La maestra - (autoritario, attivando nuovamente il tablet) … non c’è
nessun ma e nessun se che tenga, Sara … guarda tu stessa che cosa
è successo a una donna, che potrebbe tranquillamente essere la tua
mamma, che invece di mettersi lo smalto dodici volte a sera, così come
le aveva detto di fare la sua maestra, se lo è messo soltanto cinque
volte … guarda … (sullo schermo appare una prostituta di strada intenta
ad adescare clienti in pieno giorno) … sai che cosa sta facendo
questa donna ? -
Sara - (ingenuo) No signora maestra. -
La maestra - Sta facendo il necessario per tirare avanti a campare,
invece che per vivere ! (poi, a Carmelo, esaminandogli accuratamente
le mani) Ora voglio proprio vedere … se le tue sono nelle stesse
condizioni di ieri … (alterato) non è possibile ! Sono inguardabili Melo !
Ieri almeno qualche macchia di nutella si poteva ancora vedere, ma
oggi niente di niente … il nulla più assoluto … non so proprio come devo
fare con te, Melo … (poi, ispirato, uscendo) un momento … torno
subito, non vi muovete. Mi raccomando ! -
Deriso da Sara e Niccolò, Carmelo torna dai suoi aerei di carta.
Niccolò - (divertito, a Sara) Guarda che scemo … gioca di nuovo … -
Sara - … adesso che arriva la maestra vedi se gioca di nuovo ! -
Niccolò - (a Carmelo) Scemo. -
Carmelo - Sei tu scemo. -
Sara - (all’unisono con Niccolò) Scemo, scemo … -
La maestra - (entrando con una bacchetta) … Melo vieni subito qui,
forza … obbedisci … (vedendolo avvicinarsi timidamente) … ora stammi
bene a sentire perché te lo dirò una volta sola, intesi ? (dopo che
Carmelo annuisce) Bene … fammi il cane (e Carmelo abbaia) … molto
bene … e ora fammi il gatto … (e Carmelo miagola) bravissimo ! Vedi
che quando vuoi sai essere chi vuoi ? Ora stammi sempre bene a sentire
… se domani vuoi continuare a giocare con gli aerei di carta, da questo
momento in poi tu non dovrai più essere Melo soltanto, ma dovrai
diventare Melofai, dovrai fare Melofai … hai capito bene ?
(poi, a Sara) Su, prova un po’ a chiamarlo … -
Sara - … Melofai … Melofai … -
La maestra - (a Carmelo) … non startene lì impalato, rispondi ! -
Carmelo - (titubante, a Sara) Che cosa devo fare ? -
La maestra - (bacchettandolo sulle punta delle dita) Melofai sei tu
Carmelo ! Devi rispondere quando qualcuno ti chiama, lo capisci
questo ? (vedendolo piangere) Poche storie, con me non attacca il
piagnisteo … hai sentito che cosa ha detto questa mattina la tua
mamma, no ? Fino a che non impari la lezione del giorno io la bacchetta
te la posso dare anche sul culetto, e oggi la lezione che devi
assolutamente imparare è quella di diventare Melofai. Hai capito ?
Su, forza … ora ripeti con me … tutti mi chiamano Melofai, ma nessuno
a me me la fa. -
Carmelo - (meccanico) Tutti mi chiamano Melofai, ma nessuno
a me me la fa. -
La maestra - Io faccio Tizio, Caio, e pure Sempronio, basta che la
gente ride e non pensa al pinzimonio (dopo che Carmelo ha ripetuto
la frase e dopo che le ha chiesto che cos’è il pinzimonio) … è solo un
modo di dire, per dire che quelli che ad esempio ti guardano quando
fai il cane o quando fai il gatto devono pagare un biglietto per
poterti vedere. Hai capito ? -
Carmelo - Si. -
La maestra - Vediamo … adesso ti chiamo eh … Melofai … -
Carmelo - … si, sono io … chi devo fare ? -
La maestra - Bravissimo ! Hai già capito chi sei ! Visto che non era
così difficile ? Ora stammi a sentire : chiudi gli occhi, stretti, stretti eh …
bene … ora, io, che sono la tua maestra, sono a casa mia. Mi vedi ? -
Carmelo - No. -
La maestra - Come sarebbe a dire no ? Quante volte ci sei venuto
a casa mia con la tua mamma che diceva che di case così non ne
aveva viste mai ? -
Carmelo - (enfatico, coprendosi anche gli occhi con le mani) Si … si …
adesso si che la vedo signora maestra ! -
La maestra - Meno male ! E adesso, che cosa faccio ? -
Carmelo - Non lo so. -
La maestra - (comprensivo) Si capisce che non lo sai, è perché non
lo puoi sapere, ed è per questo che te lo dirò io che cosa sto facendo
Melofai. Io sto guardando la t.v. e alla t.v. stanno dicendo che la terra
ha tremato e che Tizio ha telefonato a Caio per dirglielo, e che glielo
ha detto perché quando la terra trema loro possono riempire tanti
vasetti di marmellata. Hai capito Melofai ? (vedendolo annuire)
Molto bene … allora prima fammi Tizio e poi mi fai Caio …
forza … -
Senza alcun indugio Carmelo inizia ad ululare.
La maestra - (allarmato, tappandogli la bocca) Zitto, per carità …
mica sono dei lupi … qualcuno potrebbe addirittura pensare che siano
degli sciacalli ! Fai molta attenzione Melofai a come ti comporti perché
stai andando su una cattiva strada. Mi dispiace, ma sono costretta
a darti una sola possibilità. Su, riproviamo … ora sei tu, Melofai, che
sei nella t.v., davanti a tutti, e devi fare Tizio che dice a Caio che non
si può più stare a sentire qualcuno quando parla al telefono.
Su, forza … e ricordati sempre che la marmellata è la cosa più buona
e più importante a questo mondo … -
Carmelo - … posso tenere gli occhi chiusi ? -
La maestra - Certo ! Forza, su … facci divertire un po’ … -
Carmelo si dirige a tentoni verso il tavolo, si riempie la bocca di
marmellata e si tappa le orecchie con le mani, sempre ad occhi chiusi.
La maestra - (bacchettandolo sulla mano destra) E questo secondo
te dovrebbe farci divertire ? (poi, indicando gli altri due bambini, che
si trattengono dal ridere all’istante) Non vedi anche tu la faccia che
hanno fatto ? Sembrano la tua mamma e il tuo papà quando guardano
il telegiornale ! (poi, vedendolo inghiottirsi la marmellata) E adesso,
cosa fai ? Te la mangi pure ? -
Carmelo - (con lo sguardo fisso a terra e le mani dietro la schiena,
accennando timidamente ad alzare la testa) Io … -
La maestra - … tu niente !Tu ora vai dritto in castigo e le orecchie
te le tappi per davvero altrimenti non farai mai più gli aerei di carta,
è chiaro ? (mentre Carmelo obbedisce andando a capo chino verso
la quinta di sinistra, restando in ginocchio di fronte alla stessa)
Sara, Niccolò … venite subito qui … -
La maestra sussurra qualcosa all’orecchio di Sara, offrendole poi un
bel vasetto di marmellata. Successivamente consegna la bacchetta a
Niccolò confidandogli qualcos’altro, dopo di che esce dalla quinta di
destra tornando subito dopo con una sedia per assistere alla scena.
Sara - Qui c’è uno che parla troppo e mi guarda anche quando
vado a fare la cacca. -
Niccolò - Chi è ? -
Sara - Melofai. -
Niccolò - (basito) Melofai ? Ma Melofai è scemo, mica è capace di
parlare troppo e insieme di guardarti mentre fai la cacca. -
Sara - (frignando) E invece si, perché quando mi scappa io la cacca la
faccio dove mi trovo. (accovacciandosi, senza svestirsi) Vuoi vedere ? -
Niccolò - (toccandola nelle parti intime) Ma tu non ce l’hai il pisello ! -
Sara - Embè ? La cacca viene fuori lo stesso sai ? -
Niccolò - E adesso, perché non ti viene ? -
Sara - Perché c’ho paura. -
Niccolò - Di che cosa hai paura ? -
Sara - Di mangiare la marmellata … tutti quelli che c’hanno il pisello
e che mangiano la marmellata la cacca la fanno dura, ma però io c’ho
paura che se la mangio la faccio molle … -
Niccolò - (allarmato) … se la fai molle la maestra ti mette in castigo ! -
Sara - (terrorizzato, dopo averne assaggiato una ditata da un
vasetto) E adesso ? -
Niccolò - Non ti preoccupare, ci penso io : faccio finta che la
marmellata me la sono mangiata io e mi faccio mettere in castigo al
posto tuo. Tanto poi la maestra mi fa uscire subito dal castigo. -
Sara - E perché a te ti fa uscire subito ? -
Niccolò - (mostrandole la bacchetta) Perché a me a dato questa
e perché io sono anche capace a parlare. -
Sara - Ma però anche Melofai è capace. -
Niccolò - Non si dice ma però, si dice o solo ma o solo però.
Anche Melofai dice sempre ma però, è per questo che … -
Sara - (giulivo, saltellando) … sai quanti vasetti di marmellata mi ha
promesso la maestra se smetto di giocare con le bambole ? -
Niccolò - No … però dimmi solo a quanti bambini gliela riusciresti
a spalmare addosso, così lo so. -
Sara - Perché non me lo dici tu … dai … -
Niccolò - non lo so … dieci ? Venti ? Cinquanta ? -
Sara - (estasiato) Cento … cento bambini ! Ci pensi … non ci sarà mai
più in tutto l’asilo un solo bambino che gli verrà una voce da pecora. -
Niccolò - (basito) Cento ? Eh no, così non vale … a me non mi ha mai
promesso così tanti vasetti di marmellata … se vuoi che ti aiuto mi devi
dare la metà dei vasetti che ha promesso a te. -
Sara - Metà ? No, no … metà sono troppi, al massimo venti te ne do. -
Niccolò - Quaranta. -
Sara - Facciamo trenta e non ne parliamo più. -
Niccolò - (stringendole la mano) Trenta. -
La maestra - (sarcastico, dopo aver letteralmente tolto le mani dalle
orecchie di Carmelo, riprendendosi la bacchetta) E bravo Niccolò !
Ora ci divertiamo anche a fare le imitazioni eh … (sprezzante, con il
braccio teso) fila subito in castigo a fare compagnia a Melofai !
(prendendo poi per mano Sara, uscendo dalla quinta di destra)
Vieni Sara, ora noi ci andiamo a fare una bella merendina. -
Entrambi in ginocchio, sia Carmelo che Niccolò sono rivolti verso la
quinta di sinistra.
Niccolò - (disperato) Ciao Carmelo … -
Carmelo - (solidale, senza girare la testa) … Niccolò, che hai fatto ?
Perché ti ha messo in castigo anche a te ? -
Niccolò - (alterato) Perché stavo facendo vedere a quella scema di
Sara quando la maestra si arrabbia … ma l’ho fatto solo perché volevo
che diventava la mia fidanzata, mica per … -
Carmelo - (deduttivo) … ah … così anche tu vorresti diventare come
me, vero ? -
Niccolò - (riflessivo, dopo una pausa) Si, mi piacerebbe tanto riuscire
a fare tutti quelli che fai tu, soltanto che è troppo difficile. Però se io
ero al posto tuo e che dovevo fare Tizio che dice a Caio che non si
può più stare a sentire qualcuno quando parla al telefono, la marmellata
non la toccavo proprio. -
Carmelo - E perché ? -
Niccolò - (esasperato) Ma sei scemo per finta o per davvero ?
Quando eri solo Melo pensavi che era la marmellata che sporcava le
mani e ora che sei Melofai pensi che per fare Tizio o per fare Caio
te la devi per forza mangiare ? -
Carmelo - E che devo fare allora ? -
Niccolò - (giustificato) Te la devi spalmare addosso !
Se non lo fai quelli che ti guardano mica si mettono a ridere. -
Carmelo - E’ vero … è per questo allora che la maestra si è arrabbiata
e mi ha messo in castigo ? -
Niccolò - Ma certo … e guarda che se la maestra vede che ti spalmi la
marmellata addosso ti fa subito giocare con gli aerei di carta sai ? -
Carmelo - (incredulo) Veramente ? -
Niccolò - Ma certo … e poi glielo dice anche a tua madre che hai
imparato la lezione del giorno, e che se vuoi puoi fare quello che più
ti pare e piace. -
Carmelo - (enfatico) Che bello …. (poi, accorato) ma però … come
faccio se sono in castigo ? -
Niccolò - (disinvolto, incurante di Carmelo che gli scongiura di non
muoversi, dopo essersene spalmato una bella ditata sulla fronte)
E’ facile … fai così. -
Carmelo - (sconcertato) Ma tu sei matto. E se la maestra entrava ? -
Niccolò - Mi vedeva. -
Carmelo - E non avevi paura ? -
Niccolò - Di che cosa ? -
Carmelo - (giustificato) Che ti faceva male con la bacchetta ! -
Niccolò - Se mi vedeva. Mica mi ha visto ! Io ti ho fatto solo vedere come si fa,
così quando ti toglie dal castigo lo sai già. -
Carmelo - E’ vero … grazie. -
Niccolò - Sai perché la maestra ha dato a Sara la merendina ? -
Carmelo - No. Perché ? -
Niccolò - (confidenziale) Perché l’ha beccata mentre spalmava la
marmellata su tutte le bambole ! -
Carmelo - Urca, su tutte le bambole ? E chi c’era, che rideva ? -
Niccolò - Ma chi vuoi che rideva ? C’era solo la maestra ! Quella
scema di Sara ha spalmato la marmellata su tutte le bambole solo per
farsi dare la merendina, e ha detto alla maestra che ero stato io a
mangiare la marmellata. -
Carmelo - (incredulo) Veramente ? -
Niccolò - Senti Carmelo, qui dobbiamo fare qualcosa, e alla svelta.
Non è giusto che noi due ce ne stiamo in castigo mentre Sara si sta
mangiando la merendina. Tu hai mangiato la marmellata perché pensavi
che tutti si mettevano a ridere quando hai fatto Tizio che deve dire
a Caio che non si può più stare a sentire qualcuno quando parla al
telefono, e io invece neanche l’ho mangiata, e ho fatto vedere a Sara
quando la maestra si arrabbia solo perché volevo che diventava pure
la mia fidanzata. E’ vero o non è vero ? -
Carmelo - E’ vero, è vero. -
Niccolò - (persuasivo) Carmelo … tu però ora sei Melofai …
se vuoi puoi fare chi vuoi : e rideranno tutti, puoi stare tranquillo,
perfino se sei in castigo. E se rideranno tutti, compresi quelli che da
casa guardano la t.v., la maestra non potrà più tenerti in castigo perché
resterà da sola a pensare di tenerti in castigo invece che di mandarti
in t.v. -
Carmelo - (enfatico) E’ vero, è vero … (poi, riflessivo) ma però come
fanno a ridere tutti se ancora siamo tutti e due qui in castigo ?
(poi, a bocca aperta, osservando Niccolò che estrae un cellulare
dal grembiule) E quello, dove lo hai preso ? Sai come si fa a … -
Niccolò - (di superiorità) … è di mio padre … tu non eri nemmeno nato
quando io già mandavo messaggi … (poi, riprendendo Carmelo con la
videocamera del cellulare) dai, perché non la fai tu la maestra …
così poi io la faccio vedere a tutti. -
Carmelo - Si, ma dove la vado a prendere adesso la bacchetta ? -
Niccolò - Falla senza bacchetta, tanto tu sei capace lo stesso.
Chiudi bene gli occhi e pensa di essere la maestra che rimprovera
Tizio e Caio che si stanno mangiando la marmellata. Dai … -
Carmelo fissa per un attimo i vasetti di marmellata e inizia a battere
le mani, indicando poi con il braccio teso e l’espressione indignata
la quinta di sinistra.
Niccolò - (divertito, intascandosi il cellulare) Bravo … ora che la farò
vedere a tutti vedrai che ci toglierà subito dal castigo. -
La maestra - (furioso, rientrando con Sara senza bacchetta)
Che cosa ci fate lì, in piedi ? Per quale ragione dovrei togliervi dal
castigo ? Forza, sentiamo … hai forse perso la favella Niccolò ?
Che cos’è che faresti vedere a tutti ? -
Niccolò - (in stile militare, battendo i tacchi e rimettendosi in ginocchio
tempestivamente, con la faccia rivolta verso la quinta di sinistra, come
Carmelo) La bacchetta signora maestra, la bacchetta. Se tutti
vedranno la bacchetta più nessuno si sognerà di fare la maestra. -
La maestra - Bravo Niccolò … vieni pure qui in mezzo a noi, hai finito
il tuo castigo. (a Sara) Diglielo a Niccolò com’era la merendina, no ?
Altrimenti potrebbe pensare male ! -
Sara - Buona buona buona, proprio buona. -
La maestra - Devi anche dire che cosa c’era dentro, Sara ! -
Sara - (giustificato) La marmellata ! -
Carmelo - (perentorio, voltandosi di scatto) Non è giusto signora
maestra. Perché a Sara non l’ha messa in castigo ? -
La maestra - (sprezzante) Senti, senti … al nostro signor Melofai il
castigo deve fargli davvero bene … non ti azzardare mai più in vita tua
a disobbedire alle regole del castigo, ci siamo capiti ? (poi, a Niccolò)
Si può sapere cosa diavolo gli hai ficcato in quella zucca vuota ? -
Niccolò - Nulla signora maestra, nulla avevo da ficcare. -
La maestra - (sarcastico) Molto bene … noto con immenso piacere
che anche al nostro Niccolò il castigo gli ha rinfrancato lo spirito eh …
di te mi occuperò a tempo debito … Sara, sei andata al gabinetto
dopo che hai mangiato la merendina ? -
Sara - Si signora maestra. -
La maestra - Ti ha visto forse qualcuno mentre facevi la cacca ? -
Sara - No signora maestra. -
La maestra - La cacca era dura o era molle ? -
Sara - (enfatico) Era bella dura …. proprio dura dura … (a Niccolò)
era così dura che la maestra credeva che stavo facendo un bambino. -
La maestra - (a Niccolò) Anche tu vorresti sapere perché non ho
messo in castigo Sara ? -
Niccolò - (dopo un attimo di esitazione, facendo poi nuovamente
voltare Carmelo alla risposta) Si signora maestra, perché a Sara non
l’ha messa in castigo se comunque le ha promesso di darle addirittura
cento vasetti di marmellata da cospargere sulla pelle di ogni bambino ? -
La maestra - (canzonatorio, imitando il lupo cattivo di “Cappuccetto
rosso”) Per guardarla meglio … (poi, sprezzante, a Carmelo) vieni
subito qui Melofai … vediamo se hai capito perché la si deve guardare
meglio la nostra Sara, se non altro con più rispetto per dio ! -
Carmelo - Ma però io sono in castigo. -
La maestra - (furioso) Ma però ora non più ! (dopo che Carmelo si
è tempestivamente avvicinato) Ora stammi bene a sentire. Chiudi gli
occhi e non tentare di aprirli fino a quando non te lo dirò io, intesi ?
Bene, Problema … tu sai cos’è un problema, no ? L’anno prossimo
andrai a scuola … (vedendolo annuire copiosamente) molto bene.
Dunque, se la maestra vede Sara che si mangia la marmellata che cosa
deve fare Melofai alla t.v. per fare vedere a tutti che non l’ha mangiata ?
Pensaci molto, ma molto molto bene Melofai … sai quanti aeroplani
di carta potrai fare se rispondi correttamente ? Più di un milione di
milioni ! Sai invece quanti ne farai se sbagli ? Nemmeno uno. Quindi,
prima di rispondere, prenditi tutto il tempo necessario.
Forza, è ora di aprire gli occhi. -
Carmelo è indeciso, non sa proprio cosa fare. Poi guarda Niccolò,
che per aiutarlo a decidersi si passa più volte le dita sulla fronte.
Ispirato dal suggerimento Carmelo si avvicina al tavolo e prende
a cospargersi di marmellata (come dovesse mettersi addosso una
lozione protettiva solare) suscitando approvazione e ilarità.
Carmelo - (sommesso) Ho fatto bene ? -
La maestra - (affabile) Hai fatto benissimo ! Ora si che lo riconosco
il mio Melofai … hai visto che l’hai imparata la lezione del giorno ?
La tua mamma sarà felice come una pasqua e tu potrai tornare a fare
tutti gli aerei di carta che vuoi. -
Carmelo - (entusiasta) Che bello, che bello … -
La maestra - … a una condizione però. -
Carmelo - (rassegnato) Quale condizione ? -
La maestra - Dovrai rispondere a un’ultima domanda … su, non fare
quella faccia … ripeti con me, forza … quale domanda signora maestra ? -
Carmelo - Quale domanda signora maestra ? -
La maestra - Se tutti hanno visto che ti mangiavi la marmellata senza
permesso perché nessuno ha detto chi è stato ? -
Carmelo - (irriverente) E io che ne so ? -
La maestra - (sprezzante) Come osi rivolgerti a me con quel tono ?
Sei impazzito ? Sara, diglielo tu perché nessuno ha detto chi è stato
a mangiare la marmellata senza permesso. Forza ! Abbiamo già perso
fin troppo tempo per questa lezione ! -
Sara - (giustificato, a Carmelo) Ti hanno visto tutti mentre te la
mettevi in bocca, cosa credi ? Solo che adesso c’hanno tutti paura
che se qualcuno lo dice, la maestra dovrà metterti di nuovo in castigo.
Nessuno lo vuole dire perché nessuno vuole che tu torni in castigo
perché ora tu sei Melofai, e come te non c’è nessuno così capace a
fare gli altri, ma se invece qualcuno lo dirà lo stesso tu non sarai più
Melofai, ma tornerai ad essere Melo soltanto. Adesso hai capito ? -
Carmelo - No. -
Niccolò - (alla maestra) Ha capito, ha capito … solo che fa finta di
non capire perché sa che tutti hanno bisogno di lui … pensi signora
maestra che prima, mentre eravamo tutti e due in castigo, mi ha perfino
chiesto se volevo diventare come lui ! -
La maestra - (soddisfatto, a Carmelo) Allora è proprio vero, lo
sai anche tu ora che sei il più bravo di tutti eh Melofai ? -
Carmelo - (imbarazzato) Si … si, si … -
La maestra - … Niccolò, fai un po’ vedere a Melofai che cosa bisogna
fare quando un bambino sa di essere più bravo degli altri bambini.
Su, forza … -
Niccolò - (prendendo per mano Carmelo) … vieni con me … -
Carmelo - (intimorito, accorgendosi che lo sta conducendo verso la
quinta di sinistra) … ma però dove mi porti ? -
Niccolò - Non ti preoccupare, mica torniamo in castigo … anche se il
posto ti sembra lo stesso tu devi pensare di essere da un’altra parte. –
Carmelo - Ma come faccio a pensare di essere da un’altra parte
se sono qui con te ? -
Niccolò - Chiudi gli occhi, stretti, stretti, e fai finta di giocare con
gli aerei di carta … su, forza … -
Carmelo - (enfatico, mimando il lancio) Che bello … mi sembra di
essere tornato a casa … c’è perfino la mamma che mi porta la merendina,
che bello, che bello … -
Niccolò - … hai visto ? E adesso, che cosa devi dire se qualcuno
dice che sei in castigo ? -
Carmelo - (entusiasta, ripetuto fino alla nausea saltellando a occhi
chiusi) Che non è vero … -
La maestra - (con ampi cenni d’intesa di Sara e Niccolò) … va bene
Melofai, va bene … ora calmati un po’ … sei tutto sudato ! Asciugati,
no ? Bevi qualcosa ! (Carmelo si asciuga la fronte con un “fazzoletto
che estrae dal suo grembiule” fingendo di bere qualcosa) Ora togliti
immediatamente quel grembiule ! (e Carmelo obbedisce, contento di
obbedire, agile e scattante come un soldatino) Molto bene.
Provvederò personalmente a fornirti di un grembiulino come il suo
(alludendo a quello di Niccolò) e di dire al suo barbiere di tagliarti
quei ciuffi sporgenti. Ora vieni subito qui e fammi vedere che cosa
sai fare davvero visto che finalmente hai capito chi sei. -
Rimasto in mutande, impaziente, Carmelo corre ad imbrattarsi le mani
di marmellata e sposta alcuni vasetti dal tavolo per potersi sedere
sopra. Poi, con tono sommesso, chiede il permesso di assaggiare la
marmellata chiudendo gli occhi e aprendo la bocca.
La maestra - (avvicinandosi con un cucchiaino stracolmo di
marmellata, imboccandolo, come dovesse eseguire un rito propiziatorio)
Ecco … là … com’è, buona ? -
Carmelo - (estasiato) La cosa più buona che c’è al mondo. -
La maestra - Bravo Melofai. Questa era la voce che volevo
sentire da te. -
Sipario