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Piccoli Musk crescono

         “L’OSSERVATORE SPIATO”

         RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

                                    

   Piccoli Musk crescono

 

I segnali di una chiara distopia digitale ci sono tutti : dall’incessante pianificazione di attività contrassegnate dall’ormai onnipresente punto zero all’abuso scriteriato di intelligenze artificiali, un abuso che invece, a quanto pare, viene sistematicamente descritto come una panacea capace di sollevarci dagli oneri più ingrati – in special modo quello di evitare addirittura di pensare, o meglio ancora di immaginare – il che la dice lunga a proposito della perdita di significato e dell’uso che viene fatto di certe parole, eppure, tra i programmi politici proposti dalla maggior parte degli esponenti delle più note forze di rappresentanza, non si fa altro che propagandare ininterrottamente demagogia, siparietti mediatici rivoltanti, mirati soltanto a sedimentare nell’opinione pubblica esasperazione e disgusto per l’inutilità dei confronti, che dovrebbero essere visti come qualcosa di democratico, di costruttivo, ma che invece, a causa della mancanza di leggi vere e proprie che li dovrebbero regolamentare, sono visti purtroppo per ciò che sono in realtà – vale a dire dei patetici scontri verbali che non necessitano commenti –  e, cosa ancora più importante, non si fa altro che orientare elettori e non a credere in questi segnali, esortandoli a fidarsi di tutto quello che è basato sulle intelligenze artificiali : dall’industria ai sondaggi, dall’editoria alla sanità, dall’agricoltura alla giuris prudenza e via discorrendo. Come se non bastasse c’è pure che sceglie di farsi impiantare un microchip nel cervello allo scopo di interagire con le intelligenze artificiali, contribuendo così alla realizzazione di una super intelligenza in grado di prevenire e sconfiggere qualsiasi malattia, così come di conquistare nuove galassie extraterrestri, il che, tradotto in termini più accessibili, vuol dire che è il modo migliore per far arricchire qualcuno che pensa esclusivamente di fare soldi a palate dimostrando al tempo stesso, tramite tale scelta, di essere un demente incapace di pensare o immaginare in completa autonomia. E’ difficile fare previsioni – per non dire detestabile da parte di chiunque pensare che qualcuno possa farle – ma gli scenari relativi a questo genere di prospettiva non sono certo rassicuranti. Ve lo immaginate un mondo diviso tra chi sceglierà di interagire con le intelligenze artificiali direttamente attraverso il proprio cervello e chi invece si rifiuterà di sottoporsi a un simile trattamento nonostante si troveranno – se non si sono già trovati, il che è molto probabile – dei metodi meno invasivi, quali capsule da ingerire e /o simili ? A confronto, nella ricostruzione storica delle discriminazioni, l’apartheid diventerebbe un percorso formativo per giovani aspiranti missionari, altro che essere uno dei capisaldi della segregazione razziale! Gli usi principali delle intelligenze artificiali sono le macchine robotiche impiegate per la riabilitazione motoria, i droni, le automobili a guida autonoma e chi più ne ha più ne metta, perché allora, per così dire cercare di mappare in qualche modo la responsabilità di un eventuale errore causato proprio dalle macchine – ovvero dagli algoritmi – sarebbe necessario introdurre il concetto di algoretica, vale a dire cercare di dotare di coscienza etica queste macchine? L’errore umano non sarebbe forse più sufficiente a provocare le già incalcolabili tragedie o catastrofi che periodicamente si verificano in qualsiasi ambito, ci vorrebbe “a ragion veduta” l’ausilio dell’errore causato dalle macchine per alzare la media? E la responsabilità d questi errori su chi ricadrebbe, sull’uomo che ha progettato queste macchine oppure sulle stesse macchine  perché dotate di coscienza “umana”? Qualora un’intelligenza artificiale dotata di coscienza etica dovesse interrogarsi sul concetto di algoretica e dovesse decidere chi salvare –  nel caso appartenesse a un robot/badante di proprietà di un anziano signore che lo avesse comprato per essere assistito –  tra il suo chiamiamolo datore di lavoro colpito da un improvviso malore, malore non monitorato, e la propria batteria di alimentazione che non potrebbe più auto rigenerarsi senza il suo intervento, chi salverebbe? Quale altro neologismo conierebbe nel caso optasse per l’auto rigenerazione? In quale ottica verrebbe riconsiderata da un’intelligenza artificiale “cosciente” la sicurezza sul lavoro basata sulla piramide di Heinrich?