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Paura & Libertà

          “L’OSSERVATORE SPIATO”

      RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

                                            

Paura e Libertà

Chi parla di chi e chi di cosa ? In effetti come e perchè queste due apparentemente semplici domande monopolizzino l’attenzione  multimediale da tempo immemore non è un mistero, eppure, malgrado il tempo per riflettere prima di fare qualsiasi dichiarazione pubblica sia concesso a tutti, la propaganda mediatica fondata su due parole chiave imprescindibili per generare consenso quali paura e libertà non smette mai di trasmettere inutili divulgazioni verbali – e la cosa buffa è che ci fanno pure dei programmi televisivi imperniati “sull’incomprensibile clima d’odio e di razzismo inarrestabile” che sta imperversando nel nostro Bel Paese (a suon di ingiurie e di invettive, sia detto per inciso). Più che per una presa di coscienza generale dunque, che per i vari diktat imposti dalle solite note associazioni che propongono si lodevoli iniziative per combattere le emergenze sociali, ma che alla fine si riducono a semplici e ordinarie petizioni inconcludenti, boicottare la visione e l’ascolto di simili programmi (e non solo di quelli chiaramente) è una sfida che non può e non deve essere accantonata, per una serie interminabile di ragioni. Si pensi al fenomeno dell’immigrazione, a come il dibattito a proposito di una più equa redistribuzione dei migranti sul territorio europeo sia stato lo strumento di gran lunga più efficace nel causare morte nonché divergenze politiche, al perché, se fosse vero che impedendo alle ONG di fare il loro lavoro si favorirebbero gli interessi della criminalità organizzata, non potrebbe essere più vero del vero che parlando di queste cose esclusivamente per diritto di replica non si farebbe altro che innescare la miccia necessaria allo scontro verbale favorendo paradossalmente proprio quel consenso xenofobo così caro e così strumentalizzato dalla stessa criminalità organizzata. C’è chi fonda le basi del proprio consenso sulla paura mentre invece c’è chi lo fonda sulla libertà, ma la domanda, che purtroppo è retorica e che al di là di ogni ragionevole dubbio in merito a chi avrebbe o meno ragione di promuoverlo quel consenso, così diverso da quello strumentalizzato dalla criminalità organizzata, sintetizza lo scopo prefissato da tale sfida : perché sia gli uni che gli altri lo fanno se non per aumentarlo quel consenso, pur pensandola diversamente su tutto? Inoltre, da un punto di vista promozionale, non sarebbe più opportuno per entrambi gli schieramenti (che ovviamente siano d’accordo circa le rispettive posizioni espresse da il loro più illustri rappresentanti) tacere, in pratica evitando o di partecipare a simili trasmissioni dispensando le solite ennesime pillole di saggezza ai telespettatori di turno, oppure di lasciare a bocca aperta gli avventori del Bar dello Sport con un silenzio assordante, degno in ogni caso (alla stregua del primo) di un repertorio che saprebbe sfoggiare soltanto il più convinto dei moralisti ? Ora, vero è che a parità di genere chi fonda il proprio consenso basandosi sulla libertà avrà sempre qualche chance in meno rispetto a chi lo fonda sulla paura – in termini di popolarità, sia chiaro – però è anche vero che quelli che lo fondano sulla paura sanno di avere bisogno della presenza dei loro impavidi antagonisti per poter esercitare in piena autonomia il sacrosanto diritto di legiferare – a prescindere dal fatto che si tratti di un governo, di una ONG, di un ente statale o di una famiglia, proprio perché in loro assenza il proliferarsi di nuove coalizioni diventerebbe incontrollabile. Per questo, nonostante la supponenza intellettuale di chi fonda il proprio consenso sulla libertà sia piuttosto evidente agli occhi di un’attenta ma invisibile maggioranza, la strategia delle provocazioni da parte di quelli che lo fondano sulla paura continua a rimanere sulla cresta dell’onda. Soltanto un ipocrita potrebbe affermare che è grazie sia a questi che sia agli emuli di questi paladini della libertà se siamo arrivati al punto che qualcuno si è pure permesso di dire che la stessa parola verità (scritta sugli innumerevoli striscioni esposti in tutte le piazze nazionali per sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica sull’assassinio di un giovane ricercatore universitario italiano avvenuto in Egitto) dovrebbe essere rimossa perché potrebbe offendere l’attuale Ministro dell’Interno, un ipocrita che forse, prima di fare una qualsiasi dichiarazione pubblica, anelerebbe fondare le basi del proprio nonsenso sulla stessa identica parola che si vorrebbe rimuovere da quegli striscioni. Senza offesa per nessuno boicottate gente, boicottate.