“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Notizie & notizie
Il recente inasprimento del conflitto afghano e il susseguirsi delle
stragi rivendicate dal sedicente stato islamico non possono che
confermare l’enorme responsabilità di che cosa e di quanto sta
avvenendo (non soltanto in Afghanistan) sia da parte delle
amministrazioni governative occidentali che da parte di quelle
orientali – riguardo l’ascesa inarrestabile del fenomeno terroristico.
Lo spostamento delle lancette dell’orologio ideato per tenere sotto
controllo le sorti dell’umanità da un punto di vista ambientale –
e quindi politico – a due minuti dall’ipotetica scadenza di mezzanotte,
che ne sancirebbe la fine, dovrebbe essere un monito rilevante
per gli organi di stampa che si occupano di divulgare notizie del
genere. Invece no. Viene fatta passare in ultimo piano, quasi si
trattasse di un evento sportivo (basta sintonizzarsi su qualsiasi
emittente pubblica che tele o radio trasmetta notiziari, per capirlo).
Approfondire l’aspetto sul metodo delle priorità giornalistiche
potrebbe dunque essere visto come un argomento interessante
(sebbene se ne parli di continuo e ci abbiano pure fatto degli spettacoli
popolari in proposito, a volte di pessimo gusto altre di tutto rispetto,
meglio noti come lungometraggi o film) ? Come dovrebbe sentirsi un
utente medio di fronte al proprio sacrosanto diritto ad essere
informato da fonti attendibili, oltre che autorevoli ?
Tanto per cominciare occorre dire che il bombardamento ininterrotto
di radio, web e telegiornali è una delle pratiche più efficaci adottate
dai governi di mezzo mondo per formare l’opinione pubblica :
primo perché invoglia l’utente medio ad essere perennemente
sintonizzato e secondo perché in fondo lo incoraggia sulle prospettive
che lo aspettano. Venendo al concreto invece non si può, e mai si
dovrebbe soprattutto fare a meno di parlare di responsabilità di
edizione. Volendo pertanto individuare le cause dei metodi di priorità
più largamente usati – è opportuno ricordare che le linee editoriali che
ogni direttore intende imprimere e mantenere pur di poter in qualche
modo competere con la concorrenza, generando maggiori ascolti o
lettori, sono sommate ai finanziamenti e alle sovvenzioni statali
concesse alla maggioranza delle testate giornalistiche nazionali –
si potrebbe pensare che siano primarie, da un certo punto di vista.
Quando dei fatti di cronaca nera vengono trasmessi e raccontati
contemporaneamente da molte voci diventano subito virali (per usare
una tipica espressione abusata in Rete) e, per effetto, l’eco mediatica
che risuona si inculca nell’immaginario collettivo alimentando da una
parte lo sconforto generale e dall’altra l’assuefazione – che di solito
precede l’oblio. Osservando i fatti di cronaca avvenuti a Kabul in
questi giorni si potrebbe perciò pensare che sia stato usato un unico
metodo di priorità per diffondere le frammentarie notizie che
giungevano dagli inviati speciali, ovvero che l’informazione, basata
sulla cronaca dei sanguinosi eventi, fosse in primo luogo veritiera –
e quindi inconfutabile – e in secondo obbligatoria – e cioè doverosa di
mostrare delle immagini raccapriccianti. Non a caso – caso inteso
come variante dell’esempio appena descritto – se quelle priorità
fossero state demandate a dei cronisti che si fossero comportati
all’identico modo di quel giornalista cileno che (non molto tempo fa)
per evitare che inquadrassero delle vittime colte nello smarrimento
e nel dolore più totale fece cenno al cameraman di riprendere altro,
probabilmente le notizie sarebbero recepite con una visione diversa
rispetto a quella propinata di norma dai mass media e, forse, ci
sarebbe anche il tempo e lo spazio per trasformare le notizie che non
fanno notizia – questa ad esempio, del reporter cileno – in notizie da
diffondere, riducendo le non notizie – le dichiarazioni demagogiche di
qualche politico dovrebbero rendere l’idea – ad essere quello che sono.
Che cosa dovrebbero fare allora i mass media, non trasmettere più
notizie del genere solo perché urterebbero la sensibilità di qualche
osservatore ? Certo che si, nella maniera più assoluta. Altrimenti
come farebbero a limitarsi nel dare semplicemente la notizia senza
specularci sopra ? Una notizia è pur sempre una notizia e va intesa
per ciò che è in sé : se il governo degli Stati Uniti d’America avesse
putacaso, per assurdo, finanziato l’Isis e la stampa internazionale lo
omettesse, sarebbe una notizia o una non notizia ?