“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Come al solito l’ennesima polemica che si è inevitabilmente innescata sul rilascio di Silvia Romano, rapita in Kenya nel Novembre di due anni fa ad opera di terroristi che alla fine, come spesso accade in questi casi, raggiungono i loro scopi (ovvero finanziare con i proventi ricavati dall’estorsione altre “nobili” Cause) ci hanno pensato i titoli a caratteri cubitali mostrati da quei giornali la cui attendibilità è per natura scontata e che – facendo leva sugli istinti per così dire più eleganti dei loro lettori e pontificando dall’alto delle loro redazioni sovvenzionate con fondi pubblici presunti finanziamenti ai terroristi – sanno sempre come dividere l’opinione pubblica e strumentalizzare ogni singola dichiarazione proveniente da qualsiasi esponente della fazione avversa al solo scopo di tirare l’acqua al proprio mulino, per non dire tirare a campare (che di questi tempi non è il caso). Il fatto che una giovane donna, di nazionalità italiana, la quale, non senza si, nobili scopi e propositi – magari fosse emulata da qualche sua coetanea/o aspirante “grandefratellista” e/o simili – abbia scelto deliberatamente di vivere la sua esperienza mettendosi al servizio di persone decisamente meno fortunate rispetto a quelle da dove lei proviene, anzi, dove ora ritorna, e che poi abbia dovuto subire non di certo per sua volontà ciò che di fatto è stata purtroppo costretta a subire, non si discute, ed è evidente che sia la polemica insorta sui social e alimentata dal genio di qualche provocatore di troppo (di professione, ma di natura codardo oltre che invertebrato) che per nostra sfortuna appartiene a quel coacervo di giornalisti nati per fomentare odio razziale e ideologico, o meglio, che sono cresciuti sapendo di venire pure pagati per farlo – tant’è che è stato proprio quell’odio dimostrato con un linguaggio diffamatorio nei confronti di Silvia Romano dagli haters di turno a portare gli inquirenti ad aprire un’inchiesta verso ignoti – e sia i tentativi da parte di chicchessia di sapere come in realtà si siano svolti i fatti, sono semplici illazioni e come tali vanno considerate, eppure anche in questo caso (come del resto in qualsiasi altro caso in cui vengono puntati i riflettori del momento) c’è sempre chi approfitta per fare campagna elettorale, che poi sia occulta o meno spetterà agli elettori farlo sapere (e in questo senso optare per qualche sondaggio in più non farebbe che evidenziare tale consapevolezza). D’altro canto, l’affermare che la conversione religiosa all’Islam di Silvia Romano, ovvero di Aisha, è affar suo – visto che nessuno di noi può sapere se è stata o meno indotta ad una conversione, all’apparenza mascherata proprio dalla stessa Aisha/Silvia, la quale ha dichiarato di essersi convertita spontaneamente – da questi untori unilaterali dell’informazione è visto come un atto di vigliaccheria, in primo luogo perchè secondo loro, se lo fosse, non si capirebbe per quale ragione non avrebbe potuto tenerselo per sé invece che sbandierarlo ai quattro venti, e in secondo, perchè quando le scelte religiose di una privata cittadina/o diventano politiche a causa del clamore mediatico, il mostrare riconoscenza al Paese che ti ha salvato dai tuoi aguzzini indossando il burka fa pensare più ai soldi che i contribuenti hanno dovuto pagare per liberarti, piuttosto che alle motivazioni che ti hanno spinto ad andare in Africa ad aiutare il prossimo : si trova sempre una componente discriminante in qualsiasi dichiarazione, figuriamoci in quella di un giornalista tacciato di essere sempre stato un manettaro! Che poi gli italiani non godano di buona memoria è risaputo, lo testimonia proprio il fatto che riscatti del genere si sono sempre pagati, e pure a favore di quei terroristi che lo stesso E.I. combatteva nelle tanto allora discusse missioni “umanitarie”. In conclusione, fare i dovuti ringraziamenti a questi untori unilaterali dell’informazione che non fanno altro che seminare il germe della discriminazione non appena qualcuno da loro la possibilità di esprimersi è d’obbligo, bisogna riconoscerlo, stanno facendo un ottimo lavoro.