Paragoni di versi tutto sommato uguali
16 Giugno 2017
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21 Settembre 2017
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L’era dell’H.H.S.

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

L’era dell’H.H.S.

Di che cosa si dovrebbe parlare se la situazione politica nazionale
dovesse per pura ipotesi orientarsi verso nuove forme di
totalitarismo, se non dell’ascesa al potere del Terzo Reich ?
In media – sommando ciò che viene puntualmente approfondito nei
vari documentari, talk show, lungometraggi o spettacoli teatrali
(a proposito, oggi come oggi recitare mentre si è in onda cercando di
ricostruire avvenimenti storici noti perfino agli analfabeti è diventato
un “must”, gli aspiranti giornalisti che mirano alla conduzione di
programmi televisivi del genere dovrebbero ricordarselo) –
l’argomento trattato è talmente discusso che a forza di parlarne
a qualcuno potrebbe anche venire in mente di dedicare il resto dei
suoi giorni all’esegesi del Nuovo Testamento (così come di altri testi
teologici, determinanti per la formazione del Fuhrer) in qualche
sperduto monastero. “Ma è proprio parlandone che non ci si dovrebbe
mai dimenticare di quello che hanno fatto i nazisti !” (replicherebbe
con veemenza, infastidito dal tono provocatorio è chiaro, qualche
bravo opinionista convinto forse che il germe antisemita si possa
inoculare, e che proprio per questa ragione l’unico modo per non
dimenticarsi mai dell’olocausto sarebbe parlarne, per evitare così
di favorire i negazionisti ormai abituati a far passare una cosa per
un’altra a forza di praticare da sempre simili inoculazioni).
Va bene, parliamone. Secondo diversi osservatori – molto più
autorevoli del sottoscritto – il paventare nuove forme di totalitarismo
dopo questi “benedetti” settantadue anni di pace e di prosperità è una
teoria astrusa, si pensi soltanto al recente referendum costituzionale
che per l’ennesima volta ha dimostrato che la maggioranza del popolo
italiano non intende cambiare la Costituzione, ma che al tempo stesso,
nonostante almeno su questo argomento siano quasi tutti d’accordo,
una parte cospicua di questa maggioranza unita e coesa in un
Movimento che pare sia al di sopra del vigente sistema corrotto,
non vuole fare alleanze di alcun genere, con nessuna altra forza
politica. In tempi come quelli passati – vale a dire all’apice dello
strapotere fascista per intenderci, quando più o meno tutto era
considerato sovversivo e considerando pure che all’epoca non
esisteva uno strumento plebiscitario come il referendum – parlare
di totalitarismo poteva significare non soltanto compromettere la
professione svolta (a prescindere dalla stessa) ma anche perdere
qualcos’altro, di certo molto più prezioso. Comunque, paragoni a
parte – che lasciano il tempo che trovano, specie per chi ha l’obbligo
di schierarsi su un fronte o su un altro – la domanda è : perché
parlare di nazismo per più di due ore consecutive sapendo che
l’attuale Movimento è la prima forza politica nazionale, dichiarando
oltretutto di temere l’avvento di una nuova era totalitaria tramite
interlocutori che appartengono alla stessa fazione politica cui
appartengono i curatori di simili dibattiti ? Il paradosso è evidente,
sia dal punto di vista politico che da quello mediatico, eppure gli
ascolti generali dedicati a questi luminari della gratuita evocazione
hitleriana continuano ad essere in costante crescita, forse perché
staranno diventando un po’ tutti dei bravi opinionisti convinti che
il germe antisemita si possa inoculare, o forse per un’altra ragione –
per altro legittima – che affonda le sue radici nel cuore stesso
dell’etica politica, ovvero perché la maggior parte sa che per
governare democraticamente è necessario formare delle coalizioni
e che perciò guarda con interesse ogni singola “puntata” (con i
relativi e interminabili approfondimenti) dell’ “Hitler History Show”
messo in onda dalle più note emittenti pubbliche. Parlare
pubblicamente di Hitler però è pericoloso oggi, in primo luogo perché
genera emulazione (si pensi soltanto alle cause dell’odio che il ceppo
sociale dominante nutre nei confronti del diverso, gli effetti sono
sotto gli occhi di tutti, tant’è che sono innumerevoli quelli che hanno
compiuto delle stragi ispirandosi al Fuhrer) e in secondo perché,
parlandone, non si fa altro che radicare una convinzione nell’opinione
pubblica : quella cioè di credere che una nuova era totalitaria possa
tornare e che i suoi più autorevoli rappresentanti politici possano far
passare una cosa per un’altra.