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In marcia verso il futuro

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

In marcia verso il futuro

Da che mondo è mondo l’istinto di sopravvivenza e quello di
sopraffazione coesistono in ogni individuo a prescindere dalla
prospettiva, sebbene il secondo sia in netto vantaggio rispetto al
primo. Questo per dire che a soli due giorni di distanza dalla pacifica
manifestazione pro TAV svoltasi in Piazza Castello a Torino – dove
sono intervenuti qualcosa come circa trentamila partecipanti
appartenenti alle classi sociali più disparate per ribadire in marcia,
ma soprattutto con forza, la volontà di andare avanti con i lavori per
terminare la Torino Lione – non può che emergere il profondo dissenso
nei confronti dell’esecutivo, nonostante il rappresentante più esposto
della coalizione di governo sia costretto suo malgrado a schierarsi
in favore di tale dissenso : cosa questa che la dice lunga sulla tenuta
dello stesso governo entro i termini previsti dalla legislatura.
A protestare non sono soltanto gli imprenditori, gli operai, gli studenti
e i sindacati, ma ci sono state pure tutte quelle persone che mai
avrebbero preso parte a una manifestazione se non fosse stato per
un più che valido e giustificato motivo, e che sono scese in piazza
esasperate da i continui nonché incomprensibili dinieghi dimostrati
sia dalla giunta comunale che dal Ministero delle infrastrutture.
Protestano perché vedono l’accesso negato al loro futuro, alle loro
prospettive, alla loro indiscutibile visione di mondo civilizzato e
iper connesso capace di generare non solo crescita e occupazione,
ma stili di vita consoni a individui del terzo millennio, che sono in grado
di creare ricchezza e benessere a qualsiasi cittadino.
Con ogni probabilità, ad oggi, qualora si indisse un referendum pro/
contro TAV si oltrepasserebbe di gran lunga il quorum e vincerebbe
il pro già soltanto per il fatto che viviamo nel 2018, figuriamoci se
dovessimo elencare tutti gli svantaggi che una simile condotta
politica (quella del fronte del no) causerebbe all’economia e di
conseguenza alla società : roba da Medio Evo, direbbero milioni di
persone (forse) che si aggiungerebbero ai trentamila manifestanti.
Peccato però che né loro né tantomeno i trentamila hanno ostentato,
né tantomeno lo faranno mai, una prova tangibile (e palese agli occhi
di tutti) di contributo economico da offrire allo Stato per cercare di
vedere in modo più roseo il loro futuro, così intriso di insidie da
dimenticarsi, anzi, dal non volersi ricordare che le cosiddette grandi
opere strategiche che si devono assolutamente fare per fermare
il declino riportando la regione e lo Stato ai massimi livelli di
competitività in termini di crescita e occupazione siano la principale
e continua causa del dissesto idrogeologico che sta letteralmente
facendo crollare a pezzi il nostro Bel Paese, peccato che il retaggio
dei Romani non abbia fatto capire ai pro TAV come si costruiscono i
ponti, che non sia mai stato inculcato in loro il culto della salvaguardia
dell’ambiente esistente – che di per sé, con i dovuti investimenti
mirati – potrebbe dare da mangiare a tanta di quella gente da indurre
i commissari dell’UE a riconsiderare gli effetti di manovre economiche
così azzardate. Insomma è arrivato il momento di dirlo ad alta voce
e a chiare lettere : siamo di fronte a un bivio decisivo per l’umanità.
Consentire delle scelte dannose per l’ambiente oltre che per il nostro
stile di vita – diventato sempre più frenetico e intollerante –
equivarrebbe avallare, senza se e senza ma, politiche di auto
distruzione, che non potrebbero altro che a contribuire ad affossare il
già precario ecosistema circostante. Nella prospettiva insita in ogni
individuo dovrebbe prevalere il primo istinto, non tanto per superare
e battere così il secondo, quanto per salvarci da noi stessi.