“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Dopo circa un anno e mezzo dall’inizio della pandemia – un’inizio folgorante sotto ogni punto di vista, specie da quello dei più diversi studi scientifici che si sono susseguiti a dismisura proprio durante quell’inizio e che dimostravano inconfutabilmente che le cause dell’origine di Sars Cov2 erano (e per la maggior parte dei media lo saranno ancora) da attribuirsi alla cosiddetta teoria del salto di specie – con largo anticipo rispetto ai normali tempi di divulgazione, si sta cominciando a parlare di un’incredibile e sconcertante ipotesi : ovvero quella del virus sfuggito dal laboratorio di Wuhan, secondo cui, a detta di alcuni esperti virologi, è stata trovata una sequenza strana. Recentemente il “Washington Post”, in collaborazione con uno dei più grandi violinisti esistenti al mondo, ha voluto fare un esperimento sulla percezione dell’opinione pubblica nei confronti della bellezza di ascoltare della musica suonata in un contesto e in un luogo completamente diversi da quelli abituali. In pratica il violinista, Joshua Bell (curioso a dirsi, sembra scritto apposta per essere definito come la campana, in questo caso, del noto quotidiano statunitense) il quale – due giorni prima della sua informale esibizione tenutasi nella metropolitana di Washington D.C. registrò il tutto esaurito nel teatro di Boston (dove ogni biglietto costava in media 100 $) – è riuscito letteralmente ad elemosinare qualcosa come 30 $ circa suonando per tre quarti d’ora consecutivi sei pezzi di Bach, attirando più che altro l’attenzione dei bambini. Se un giornale come il “Post” riesce a realizzare queste lodevoli iniziative allo scopo di sensibilizzare ulteriormente l’opinione pubblica sull’importanza fondamentale del percepire il lato estetico di un’arte, indipendentemente dall’arte stessa, dal luogo e dal contesto, per quale ragione non riesce a fare le dovute pressioni all’attuale amministrazione governativa USA di modo che la verità sulle cause dell’origine di Sars Cov2 – ma soprattutto sulle motivazioni implicite a quelle cause – vengano alla luce oggi e non fra trent’anni? C’è forse qualcosa che non si dovrebbe sapere? E’ forse scappato qualcosa dalla manina di qualcuno che non avrebbe dovuto scappare, ma che invece è scappato lo stesso proprio per essere emulato (l’atto in sé) dalla manina di qualcun altro? C’è qualcosa di talmente indicibile da essere stato deliberatamente insabbiato dalle Istituzioni governative, coinvolte in uno sterminio di massa tramite un conflitto bellico batteriologico e proprio per questo mandanti di una disinformazione finalizzata ad alterare la realtà percepita dall’opinione pubblica, da chi nemmeno riesce più a distinguere la musica di Bach suonata nella metropolitana di Washington dalla stessa musica suonata al teatro di Boston? E’ vero che distruggere la memoria, specie quella storica, fa parte della pianificazione amministrativa moderna e che i programmi televisivi spazzatura sono l’essenza stessa di tale pianificazione, oppure è vero che, almeno qui da noi, ci stiamo finalmente risollevando grazie al PNRR e alla volontà di tutti i cittadini di sottoporsi senza dubbio alcuno alla somministrazione di un vaccino la cui efficacia è totale? Perchè poi in fondo è questo quel che dovrebbe fare un giornalista : seminare dei dubbi invece che infondere certezze. Peccato però che sono quasi sempre le certezze ad avere la meglio e che certi dubbi suscitati da molti giornalisti vengano quasi sempre soffocati da una miriade di altri giornalisti, o per meglio dire di zerbinisti, pronti a pubblicare il falso pur conoscendo la verità. Va da sé poi che sia l’utente finale a trarne maggior giovamento. Estrapolato da un qualsiasi contesto o luogo privato, l’utente finale non potrà far altro che inveire contro le Istituzioni e l’informazione di Stato invocando un legittimo “nun me romp’ er cà”, di proiettiana memoria. Ed è da questo, forse, che occorre ripartire per cercare di esortare l’utente finale ad avere un minimo di consapevolezza in più a proposito di tematiche così rilevanti : continuare a parlare di cose scomode, più sono scomode è meglio è.