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Il primo e l’ultimo

Il primo e l’ultimo

Come è noto a tutti quando si parla di Nazionale di calcio in questo Paese, i sedicenti cittì stimati sono gli stessi che, per numero, indicativamente formano la popolazione. Ai tempi del coronavirus però – parlando invece di governo e di emergenza socioeconomica globale, così come per altro di epidemiologia e dell’influenza di contagio che potenzialmente hanno gli asintomatici e i paucisintomatici nei confronti dei soggetti sani – i reali candidati premier sembrano moltiplicarsi a vista d’occhio (tenendo anche conto di quelli che sono residenti all’estero, beninteso). Qui da noi basta spararle più grosse degli altri per ambire a ricoprire un ruolo di responsabilità, e nonostante ci sarà sempre qualcuno pronto a dire che gli Italiani sono stanchi di essere presi in giro da norme e regole che non stanno nè in Cielo nè in Terra – norme che secondo quanto chi lo sostiene offenderebbero l’intelligenza degli stessi – il nutrito e assennato popolo di negazionisti Covid 19, formato e rappresentato più che altro da noti luminari dell’empatia che non fanno che dare il buon esempio continua ad imperversare (incurante delle conseguenze causate dai loro comportamenti) e soprattutto senza essere adeguatamente punito. Senza questi comportamenti è bene ricordare che si sarebbero potute evitare tante cose, a partire proprio dalle quasi quarantamila vittime che si sono registrate soltanto nel nostro Paese e dal cosiddetto terrorismo mediatico “pro pandemia” (a volte esagerato e strumentalizzato, questo è vero) che si è continuato a divulgare spaventando la gente oltre ogni misura. Detto questo, nell’ultimo DPCM firmato dall’attuale esecutivo – a proposito delle misure anti assembramento – si legge che ” i sindaci avranno la facoltà di chiudere dopo le ore 21 vie e piazze dove si creano gli assembramenti e di consentire l’accesso solo a chi deve raggiungere esercizi commerciali o abitazioni private”. Parole queste che hanno scatenato l’ira della maggior parte dei primi cittadini, in quanto – a detta loro – così facendo il governo scaricherebbe la responsabilità del cosiddetto coprifuoco proprio sui sindaci. Ora, che i fatti non siano mai esistiti e che siano sempre e soltanto esistite le interpretazioni lo sanno anche le pietre, purtroppo o per fortuna, ma che si voglia deliberatamente intendere che tale norma sia stata approvata per una ragione simile è a dir poco contraddittorio. Primo perchè gli stessi sindaci, avallati da certi governatori di Regione non più tardi di sette mesi fa e in piena emergenza, dimostrarono già le loro indubbie competenze promuovendo la movida, gli aperitivi (“altrimenti saremmo morti di fame”) e aprendo e chiudendo a seconda del bollettino quotidiano diramato dalla Protezione Civile, e secondo perchè questa è una norma che li responsabilizza, proprio perchè è in casi come questi che si può davvero notare chi ha il senso di responsabilità e chi no : volendo fare un esempio banale, se tu fossi un addetto alla sicurezza di un centro commerciale che improvvisamente si riempisse di esuberanti quindicenni (per non dire riottosi) pronti ad invadere ogni reparto dello stesso non rispettando l’accesso contingentato, nè tantomeno la distanza, una volta entrati, chi dovrebbe essere il responsabile? Tu, che li hai fatti entrare in quel modo, oppure loro, che non ti avrebbero ascoltato? Purtroppo – e questa è la nota più dolente – questo genere di norme non offende l’intelligenza degli Italiani, ma li rende solo consapevoli che forse, per governarli, ce ne vorrebbero altre.