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Il Presidente incaricato

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Il Presidente incaricato

Quando un Paese come l’Italia viene di fatto commissariato dall’UE per insolvenza, e l’unica via politica per cercare di uscire da una crisi socio economica senza precedenti diventa quella di costringere le diverse forze politiche in campo ad allinearsi su una soluzione utopistica – o quanto meno improba quale quella di sanare un giorno il debito sovrano, diventato insostenibile – la scelta di mettere al posto di comando l’uomo giusto al momento giusto è legittima, pur essendo opinabile. Quando poi, al solo pronunciare il suo nome, la pressochè totalità degli organi di stampa nazionali e internazionali concordano e sostengono con impeto le motivazioni di tale scelta, scrivendo che già quando l’attuale Presidente incaricato di formare il sessantasettesimo nuovo governo della Repubblica italiana ricoprì la carica di Presidente della BCE, un italiano su sette era convinto del fatto che dovesse ricoprire invece quel posto di comando – secondo un “assioma” dettato dalle statistiche – significa proprio che la scelta è indispensabile. La prima ragione è molto semplice : tutelare gli interessi dell’UE al nobile scopo di consolidare le “convergenze” tra chi vorrebbe spendere i proventi derivati dal Recovery Fund in un certo modo e chi invece vorrebbe poterli spendere diversamente, una convergenza che con ogni probabilità trae le sue origini da prima ancora che fosse coniato il sesterzio, tant’è che non appena quel nome è comparso sulla scena le agenzie di rating hanno valorizzato le potenzialità del nostro Bel Paese all’unisono e il differenziale tra BTP Italiani e Bund Tedeschi è sceso sotto la mirabile soglia dei cento punti base, senza contare l’entusiasmo coinvolgente dei rappresentanti di Confindustria, i quali hanno già fatto sapere che la prima cosa che dovrà fare il Presidente incaricato sarà quella di togliere il Reddito di cittadinanza e Quota 100 nonostante siano ancora tra virgolette ignari se lo stesso Presidente incaricato possa godere o meno di una maggioranza in Parlamento. La seconda riguarda la strategia di pianificazione : se si è ritenuto indispensabile mettere l’uomo giusto al momento giusto per cercare di uscire da una crisi senza precedenti, perchè quella scelta non è stata fatta prima che la pandemia scoppiasse visto e considerato che il debito sovrano era già sovrastimato? Quali dovrebbero essere gli interessi delle banche e delle lobbies per garantire al governo di turno un controllo sul debito sovrano? Questa scelta non è stata fatta prima semplicemente perchè non doveva essere fatta prima, perchè prima, anche se il debito sovrano era già sovrastimato, mancavano sia i presupposti che i tatticismi per compierla, mentre invece ciò che in questo momento è lecito fare si pone come una sfida irripetibile, perchè è l’occasione ideale per poter tassare ancora di più le partite IVA e i lavoratori dipendenti senza per altro dar loro adito perfino di volersi indignare (visto che i Responsabili della pandemia a quanto pare non esisterebbero) illudendoli addirittura sulle prospettive di una strategia comune efficace e a lungo termine condivisibile. Non è certo facile pensare che un giorno le rappresentanze sindacali e le parti sociali manifestino il loro sostegno al Presidente incaricato cantando insieme l’Inno alla Gioia – che è stato oltremodo strumentalizzato dagli europeisti più convinti – ma arrivati a questo punto possiamo dire di essere sulla buona strada, anche perchè le Quirinarie si stanno avvicinando. Sarcasmo a parte, è davvero avvilente vedere come e perchè una forza politica nata per salvaguardare gli interessi dei meno abbienti e strutturata nel proprio Statuto dalla vocazione per la vita politica – che avrebbe dovuto unire ogni suo esponente in ogni battaglia combattuta in Parlamento – sia riuscita a governare, prima, tramite la coalizione con due partiti che sono e che continueranno ad essere per forza di cose antropologicamente agli antipodi, per poi arrivare oggi addirittura a piegarsi sotto il giogo di chi hanno combattuto da sempre, esclusivamente per godere dei loro stessi privilegi. Se il debito sovrano è diventato insostenibile la colpa non è certo delle partite IVA né dei lavoratori dipendenti, ma di chi per tutto questo tempo ha male amministrato le risorse nazionali, in modo tale da far credere all’opinione pubblica che il debito sovrano fosse generato dalle continue emergenze, quando invece è stato creato di fatto, deliberatamente, da uno studio molto approfondito e mirato ad averne il controllo totale. Fino a che questo punto non verrà chiarito in ogni sua complessa sfaccettatura, sia nelle sedi istituzionali che attraverso gli organi di stampa riconosciuti, la pressione fatta sull’opinione pubblica sull’importanza dell’orientamento degli investimenti e soprattutto sul modo di gestire l’omologazione, non cesserà, rischiando di trascinare le reali competenze nel vortice di un pensiero unico, agognato sfortunatamente da troppi demagoghi.