“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Se è vero che la definizione di complottista – vale a dire quella di qualcuno che basandosi su delle teorie astruse incolpa qualcun altro su dei fatti che non può né dimostrare né tanto meno attribuirne delle responsabiiltà sparando nel mucchio, senza fare nomi e cognomi per capirci – sta a alla definizione di giornalista – ovvero quella di essere qualcuno che basandosi su dei fatti o su delle dichiarazioni rilasciate da qualcun altro è in grado di dimostrarne sia la fondatezza che le effettive responsabilità facendo nomi e cognomi – così come il ruolo di un attore di soap opera sta a quello di un attore hollywoodiano, per quale ragione i primi vengono sistematicamente ignorati mentre i secondi vengono tacciati di giustizialismo? In un Paese dove il rimpallo delle famose responsabilità è pari alla pressochè totale copertura giurisdizionale, in termini di condanne, dovrebbe essere il contrario. Quando e se mai tutto questo pandemico pandemonio connesso al contagio da Covid 19 finirà, e dopo che ovviamente si saranno fatte le dovute inchieste atte a stabilire le enormi responsabilità su che cosa si sarebbe o meno potuto evitare, come al solito i colpevoli verranno assicurati alla giustizia, mentre chi nel frattempo avrà perso i propri familiari, amici, o anche soltanto conoscenti, potrà per lo meno sapere chi è stato a fare quelle scelte che si sono rivelate inadeguate, oltre che penalmente perseguibili. Lo scempio quotidiano di menzogne, calunnie, nonché rimpalli di responsabilità cui l’opinione pubblica assiste ormai da tempo remoto su i fronti più disparati, a partire proprio dall’informazione, ha però delle origini profonde, che purtroppo si distinguono dalle evoluzioni sarcastiche e a volte anche satiriche che certi editoriali sono costretti a fare e, alla vigilia della ricorrenza della strage di Capaci, pare proprio che il fatto di delegittimare l’avversario politico di turno (isolandolo all’unisono con invettive degne da tifosi che nulla avrebbero di che spartire con il gioco più bello del mondo, tanto per usare una metafora calcistica così cara alla maggior parte dei faccendieri) sia diventato l’unico strumento efficace per dire come stanno le cose : la Regione Lombardia non ha alcuna colpa di tutto quello che è successo, questo sia chiaro una volta per tutte. E’ per questo che oggi ci tocca dover commemorare le vittime che si sono avvicendate in questi anni alla guida di una Regione così importante e che sfortunatamente non hanno potuto fare a meno di cadere sotto i colpi della criminalità organizzata, a partire dagli ultimi due ex governatori fino ad arrivare a quello attuale il loro sacrificio è stato d’esempio per chi per vocazione ha dato la vita per servire lo Stato. Del resto l’allusione è forse rimasta la sola arma capace di coinvolgere chi qualche domanda in più – relativa per esempio al perchè un imprenditore proprietario di tre emittenti televisive decise di scendere in campo due anni dopo l’assassinio di un magistrato che stava indagando sul rapporto Stato/mafia – ancora riesce a porsela, eppure, la sola allusione, esternata pubblicamente sia omettendo che facendo nomi e cognomi degli imputati e dei suddetti rapporti inerenti quello storico processo, un giorno magari potrebbe perfino essere considerata come un’aggravante intenzionale, qualora venisse meno lo stato di diritto. Non può esserci legalità in uno Stato dove all’interno di un luogo simbolo di rappresentanza politica come il Parlamento continueranno a susseguirsi scene come quelle che si sono viste ieri, e francamente, considerato che è inaccettabile da parte di chiunque sarà ancora costretto ad assistere a queste scene, sarebbe ora che qualcuno proponesse una serie di emendamenti che tra le altre cose comprendesse anche l’introduzione di una congrua sanzione amministrativa nei confronti di chi dovesse violare delle regole basilari di un qualsiasi dibattito, che avrebbe già dovuta essere introdotta ma che, per una vocazione teatrale, propria di questi ultimi rappresentanti, mai si sono potuti trasformare in un DPCM serio e costruttivo. Questa dovrebbe essere la Fase 2 da seguire per la classe dirigente : ripartire in aula secondo nuove regole, così come le regole che sono state imposte per decreto alla cittadinanza, ma a quanto pare è già tanto se riescono ancora a non spararsi a vicenda, visto che le cose che tutti sanno ma che comprometterebbero la reputazione della maggior parte dei parlamentari vengono ripudiate con deliranti vaniloqui mentre vengono dette e che oltretutto sono pure un oltraggio alla memoria di chi è morto davvero per servire lo Stato sapendo di dover fare quella fine, ma affrontandola lo stesso.