Chi dorme piglia i pesci
5 Settembre 2020
21 Settembre 2020
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I masnadieri indotti

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

I masnadieri indotti

Da un punto di vista iconografico si potrebbe desumere che le facce degli assassini di Willy Monteiro assomiglino ai volti dei Santi Francesco e Paolo (con tanto di aureola) talmente esprimono empatia e pathos, ma da una più attenta osservazione si può facilmente trarre un’analisi più approfondita sia per quanto riguarda l’aspetto umano, connesso a quelle facce, che alla sempre puntuale mancata strumentalizzazione che viene fatta un po’ da tutti quando avvengono simili episodi che non fanno altro che inasprire polemiche mai sopite. Al museo di antropologia criminale di Torino sono esposti i crani di tanta brava gente – appartenenti alle più disparate caste della stratificazione sociale dell’epoca (fine ottocento inizio novecento) e che, non senza merito, in passato si contraddistinsero soprattutto per le modalità di efferatezza nell’atto di compiere i reati a loro attribuiti – e anche se il modus operandi degli uccisori di Willy forse non rispecchia quello degli allora assassini seriali, a Colleferro (e non solo) sono in tanti se non in troppi quelli che vorrebbero magari vedere esposte in una pubblica piazza le teste decapitate di “quei santi”, ma che invece sono costretti a manifestare il loro sdegno con l’ennesima fiaccolata sapendo che i colpevoli in carcere si lamentano perchè sono obbligati a bere acqua dal rubinetto invece che dalla bottiglia confezionata. L’episodio in sé, essendo rivoltante, induce alla riflessione, specie perchè in proposito se ne sono sentite dire di tutti i colori, a cominciare dal fatto che a detta di molti questi episodi accadono perchè nel nostro Bel Paese c’è ancora quella cultura fascista così inculcata nelle menti di chi commette reati analoghi che difficilmente potrà essere debellata e che perciò – attenendosi sempre a quanto dichiarato da questi molti – si continuano a perpetrare. Ora, che il fascismo sia da condannare specie per quei reati che sono stati commessi in nome di un’ ideologia totalitaria – così fervente a quanto pare ancora oggi dagli apologeti più convinti – è indubbio, si pensi soltanto all’anno 1938 e alle leggi sulla supremazia razziale che sono state allora promulgate, ma che simili episodi (evidentemente causati da singoli teppistelli che con ogni probabilità se venissero interrogati sul significato del termine fascista non saprebbero cosa rispondere) possano ancora venire strumentalizzati da quelli che, con la loro costante ipocrisia, hanno di fatto contribuito alla reiterazione di questi reati è a dir poco sconcertante. Questi animali, o meglio, questi rifiuti umani che hanno fatto quello che hanno fatto (anche perchè sarebbe un’offesa per gli stessi animali chiamarli animali) e che ora osano addirittura lamentarsi mentre sono giustamente detenuti, questi masnadieri indotti insomma, sono il prodotto di un lassismo e di un permissivismo tipico di una cultura consociativa la cui prevalenza, a trazione radical chic, ha consentito alle varie legislature che si sono susseguite dal secondo dopoguerra in poi di legiferare in una quasi totale assenza di responsabilità. Quale pena allora meriterebbero questi assassini, di essere davvero decapitati o, peggio, torturati e poi ammazzati per rendere in qualche modo la pariglia rendendo giustizia alla memoria di Willy Monteiro e a chi gli stava vicino, oppure di seguire l’attuale iter legislativo, che prevede una pena di detenzione congrua al reato commesso? Perchè invece non si dovrebbe poter sfruttare questa “occasione” per promuovere e incentivare delle leggi atte a costringere questi criminali a fare dei lavori socialmente utili (ce ne sarebbero a iosa) scontando la loro pena in carceri di massima sicurezza e – qualora si riscontrasse un cambiamento vero dopo minimo vent’anni di detenzione connessa ai lavori forzati – riabilitarli attraverso un percorso di reintegrazione certificata dagli enti preposti? Sarebbe troppo difficile fare questo oppure non converrebbe, in quanto a priori sarebbero giudicati dei soggetti irrecuperabili? In “La testa perduta di Damasceno Monteiro” – un vecchio romanzo di Antonio Tabucchi che parla di come avviene un omicidio efferato – si evincono i tanti problemi legati all’abuso e alle torture perpetrate dalla polizia, che di recente non hanno tardato a manifestarsi (si pensi per esempio a George Floyd in quel di Minneapolis, solo per citare il più eclatante) anche nella vita reale quotidiana, ma che, guarda caso, non avvengono mai nei confronti di chi è solito fare violenza. Quei masnadieri indotti poi erano addirittura soliti allenarsi in una palestra dove il ring del combattimento era delimitato da una rete metallica, manco fossero dei pitbull addestrati a combattere per far proliferare le scommesse clandestine. A questo punto, al fine di far loro comprendere meglio la gravità dei reati conseguenti a quelle azioni, sarebbe forse il caso di nutrirli con caviale e champagne, se non altro per garantire loro il tenore di vita che si meritano inducendoli a divulgare anche dal carcere un messaggio di pace e di tolleranza verso l’esistenza altrui, un messaggio intriso di spirito contrito e solidale.