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Game over

“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Game over

A tre anni esatti dall’inizio del conflitto ucraino/russo sembra proprio che il termine game over possa sancire gli accordi per il conseguimento di una pace duratura, senza fine, pianificata secondo le norme del Risiko per antonomasia (ovvero, stando alle regole del più intrigante ed economico, ma soprattutto non violento passatempo ludico mai realizzato da un’amministrazione governativa). Secondo le recenti dichiarazioni dell’attuale POTUS, infatti – il quale dovrebbe riuscire nella titanica impresa di ciò che fino a qualche mese fa sembrava una mission impossible, vale a dire: portare alla Casa Bianca l’attuale Presidente dello Stato sovrano giallo blu per fargli firmare la cessione delle tanto contese quanto ambite terre rare al nobile fine di ripagare così gli enormi investimenti stanziati dallo Stato sovrano a stelle e strisce, principale fornitore degli armamenti di difesa del territorio ucraino – il debito da 300 mld di US$ verrebbe saldato, facendo in modo che questo inizio della Golden Age sia a dir poco strepitoso. Ora, senza nulla togliere all’attuale Presidente ucraino – il quale, non soltanto porta sul groppone la responsabilità di migliaia e migliaia di morti ammazzati e di famiglie distrutte in nome di un’indipendenza dettata soltanto dall’Alleanza Atlantica, ma che, “forte di una vittoria democratica senza precedenti, in termini di consensi” ha iniziato il “suo mandato” nel 2019 obbedendo in modo servile (per usare un eufemismo) alle linee guida di politica estera imposte dall’amministrazione USA (in buona sostanza evitando di negoziare direttamente con Mosca) per poi continuare per questi tre anni a fare qualsiasi cosa gli avessero chiesto – la domanda è: perché quando l’allora “nuovo” Presidente ucraino venne messo alla guida di uno Stato sovrano, l’allora e attuale POTUS – tramite una ONG finanziata dall’Alleanza Atlantica – consentì al proprio Dipartimento di diramare un comunicato in cui l’ingerenza fatta a Kiev di non negoziare con la Russia era e lo è ancora del tutto evidente? Forse perché non ne era a conoscenza? O forse perché mentiva? Verrebbe da rispondere: ai posteri l’ardua sentenza, ma visto e considerato che tra le missions (giusto per restare in tema) di questa ininterrotta vetrina di disinformazione esiste anche la possibilità per il Lettore di comprendere chi la fa, l’informazione, e chi invece si limita alla mera propaganda di turno, converrebbe confrontare le seguenti due versioni contrastanti in merito alle esternazioni (il paragone tra l’allora Terzo Reich e l’attuale Federazione Russa) fatte di recente dall’attuale Presidente dello Stato sovrano tricolore in quel di Marsiglia. Secondo Lettera 43 (che si auto definisce un quotidiano on line indipendente fondato nel 2010, la cui mission è per l’appunto quella di toccare tutti gli ambiti dell’attualità, etc) Vincenzo Lorusso – un giornalista per l’agenzia di stampa internazionale Reporters – ha consegnato alla Zakharova diecimila firme false che avrebbero depositato diecimila italiani sostenitori di una petizione contro le parole del Presidente tricolore pronunciate a Marsiglia. Sulla falsità di tali firme aleggia lo spettro della disabilitazione, da parte del Lorusso, di poter leggere l’elenco dei veri firmatari, mentre invece – nella petizione consegnata all’attuale Direttrice del dipartimento informazione e stampa del Ministero degli esteri della Russia, il cui sostegno virtuale sarebbe stato generato e rielaborato in chiave informatica attraverso un bot – risulterebbero i nomi di Ciolanka Sbilenka, Galina Kocilova e Vagina Quasinova. Una chiara ed evidente bufala, secondo Lettera 43 e non solo. Di tutt’altra natura, invece, la lettera aperta indirizzata al Presidente tricolore dall’avv. Augusto Sinagra (Ordinario di Diritto dell’UE presso l’Università La Sapienza, nonché Direttore della Rivista della Cooperazione giuridica internazionale) il quale, senza mezzi termini e in estrema sintesi taccia il Presidente tricolore di aver aggravato la situazione perché, oltre a quelle assurde esternazioni, ha anche affermato (in Montenegro) che la Russia deve rispettare la Carta dell’ONU e astenersi in futuro dall’aggredire altri Stati sovrani. Secondo l’avv, Sinagra dunque, il Presidente tricolore dovrebbe sapere prima di tutto che, a detta della Costituzione, le competenze per la gestione dei rapporti di politica estera sono prerogativa del Governo vigente, e in secondo luogo che proprio la Carta dell’ONU consente il legittimo intervento armato di uno Stato contro un altro Stato, se ciò appare veramente finalizzato a porre fine ad una violazione sistematica dei diritti umani fondamentali, che è esattamente ciò che è accaduto nel Donbass, in Ucraina, dal 2014 fino all’intervento militare russo del 2022. Ricordando poi che all’epoca del Governo D’Alema – ovvero quando l’Italia intraprese un’azione di aggressione bellica sotto comando USA e senza alcuna autorizzazione ONU, e che purtroppo vide pesanti bombardamenti in Serbia (nostra storica nazione amica) – il Presidente tricolore era Vice Presidente del Consiglio, oltre che Ministro della Difesa, e che pertanto, in barba all’art. 11 della nostra beneamata Costituzione che consente soltanto la guerra difensiva, quelle esternazioni (sia quelle di Marsiglia che quelle di Cettigne, in Montenegro) sono e rimarranno non soltanto una grave violazione della Carta Costituzionale (negli annali di chi intende ricordare la Storia, non certo travisarla) ma anche un tentativo nemmeno poi così autorevole di apparire come simbolo di rettitudine per ciò che in realtà si rappresenta.