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9 Maggio 2018
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Freak reporter

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

 

 

 

 

Freak reporter

 

 

 

In occasione della giornata della 73esima festa della Liberazione, che

viene casualmente ricordata nel giorno del secondo anniversario

dell’uscita di questa rivista, i ringraziamenti sono doverosi – specie

per i 25/30 utenti attivi che ogni mese movimentano il traffico in

Rete relativo a questo sito completamente gratuito. E lo dico senza

alcuna ombra di sarcasmo, anche perchè – se fosse vero il contrario,

nel senso che se lo dicessi per dimostrare un’amara auto ironia

(che detta così sembra un’utilitaria mandata in giro per il Paese

dalla “Fanta” o da qualche altro impero finanziario che produce

bevande gasate) non potrei che ottenere risultati peggiori, non tanto

a causa della qualità dei contenuti quanto – paradossalmente – proprio

per questo. E a questo proposito Vi invito a dare un’occhiata a uno

scritto di due anni fa (“Lessico paradossale”, contenuto nella raccolta

d’esordio di questa rivista curata dallo stesso autore eponimo).

Potrebbero essere considerati una forma di pubblicità questi generi

di inviti ? Certo che si, da fare invidia addirittura ai promotori del

marketing 3.0, non che sostenitori dei fondi per le ricerche atte a

favorire e ad implementare la vendita di determinati prodotti.

“Intanto sono da considerarsi carta straccia, prima che fake news

(sentenzierebbe uno dei rappresentanti che appartengono alla

categoria appena menzionata alla domanda posta da un giornalista,

costretto in altre sedi a parlare degli argomenti trattati in questo

sito, che gli chiedesse perché, se tutto fosse fatto in nome della

trasparenza, il loro operato continuerebbe ad essere sempre preso

di mira da fonti di informazione indipendente e perché sarebbero

proprio quei prodotti, ovvero le fake news prodotte da quelle fonti,

ad ostacolare in qualche modo i monopoli che le loro aziende

dovrebbero poter avere, indipendentemente dalle tasse imposte da

un qualsiasi governo abituato a regolare il mercato con le leggi del

libero scambio) primo perché sono inattendibili – quindi sarebbero

adatte soltanto a un uso domestico finalizzato alla pulizia dei servizi

igienici – e poi perché nell’opinione pubblica si è ormai diffuso un morbo

pestilenziale e difficilmente curabile, ovvero quello del giustizialismo,

insito purtroppo in ogni segmento della stratificazione sociale, tant’è

che le attuali ipotesi di alleanze governative sono inconcepibili”.

Tengo a precisare che ho usato apposta il condizionale perché sono

certo del fatto che la sua risposta avrebbe potuto essere diversa, nel

senso che avrebbe di sicuro ammesso che il nostro sistema paese è

condizionato da tre insostituibili istituzioni oligarchiche che

determinano l’orientamento dei consumi e la vendita di certi prodotti,

soltanto che avrebbe usato altre parole, è evidente. La consueta e

ambigua pratica di estrapolare dal contesto di un articolo uno stralcio

che interessa l’autore di un altro articolo per diffondere la propria

tesi su questo o su quell’argomento di attualità – da come si evince da

questa concisa analisi, che la ipotizza – è una prassi molto diffusa nel

giornalismo, ergo, se non dico si abolissero ma quanto meno si

limitassero simili scorrettezze, le balle spaziali di portata colossale

meglio note come fake news (il popolo italiano è esterofilo per sua

natura, di conseguenza ha bisogno sia di anglicizzare che di starsene

a sentire francesismi) verrebbero drasticamente debellate

dall’informazione e, forse, vivremmo meglio un po’ tutti.

Purtroppo però – non solo in Italia per fortuna – le contraddizioni che

emergono dalle analisi dei più svariati approfondimenti trattati da una

certa parte di stampa sono all’ordine del giorno, per cui, specie per

chi è più esposto dal punto di vista mediatico, facilitano le critiche di

chi invece continua a fare questo mestiere senza gloria e senza

infamia. Esempio : secondo Voi viviamo in una società classista, dove

quelli che provengono da ceti meno abbienti ce l’hanno a morte con

quelli che provengono da ceti privilegiati e viceversa ? Ma no, non è

mica così, in fondo siamo tutti fratelli (…) altrimenti chi dice e

sostiene pubblicamente – in occasione di episodi di bullismo e di

vandalismo – che il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle

parole, non che di rispetto delle regole, è direttamente proporzionale

al ceto sociale cui appartiene, come potrebbe giustificarsi dalle

critiche di chi invece lo accusa di snobbare il proletariato definendolo

un radical chic ? Qualora vivessimo in una società classista, nelle aule

accademiche non ci sarebbero discriminazioni, gli esponenti dei ceti

sociali più elevati si farebbero in quattro pur di far entrare

all’università un giovane nullatenente – che si, di studiare ne avrebbe

anche e davvero voglia, ma che purtroppo non può – nelle sedi delle

testate giornalistiche più autorevoli non ci sarebbe un capo redattore

obbligato a dire ai suoi subordinati di non scrivere banalità,

così come per altro, in altre sedi, non ci sarebbe qualcuno che si

prendesse la briga di definire “freak reporter” questo genere di

professionisti della carta stampata, figli di una generazione convinta

che le scuole migliori debbano per forza essere frequentate da

persone agiate, ma soprattutto padri di troppe persone convinte che

la figura del giornalista fricchettone politicamente corrotto sia

l’unica in grado di arginare i mali di una società classista.

Il freak reporter potrebbe quindi essere considerato come una figura

chiave, qualcuno che, grazie alla sua invidiabile sapienza, sarebbe

capace di garantire i diktat dell’ordine costituito convincendo milioni

e milioni di elettori a votare per un governo democratico forte ?

Io credo di si – anzi, scusate, ma per farsi comprendere meglio da un

freak reporter è necessario parlare come solo lui sa parlare – perciò

fondamentalmente, ritengo che rispondere affermativamente a simili

quesiti implichi necessariamente (non dico infattamente altrimenti

rischierei di emulare un comico di successo) una serie di

considerazioni che sintetizzerei in due punti : il primo è che, ad oggi,

all’elettorato di centrosinistra manca ancora un vero leader (post

pro riforma costituzionale) uno che sappia convincere la gente che

perfino i mandanti di certi attentati hanno voce in capitolo in questo

Paese e che quindi, quando è ora di buttare giù qualcuno dal balcone

di un Palazzo bisogna farlo, senza oltremodo tergiversare, seguendo

le istruzioni dettate rigorosamente sull’editoriale curato dal freak

reporter di turno, e secondo, che l’elettorato di centrodestra si

rispecchia ancora fedelmente e fortunatamente nelle faccende di un

pregiudicato, leader di una coalizione che rappresenta la maggioranza

degli integerrimi elettori che seguono assiduamente ogni dichiarazione

– sia verbale che scritta – di qualsiasi freak reporter che rispetti le

abitudini di quel elettore che mai abbia evaso un solo centesimo al fisco

perché possiede le stesse credenziali del pregiudicato che lo

rappresenta.