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Euroscettico domiciliato in U.S.A.

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Euroscettico domiciliato in U.S.A.

La spesa media indicativa affrontata da paesi comunemente definiti
civili come quelli scandinavi, così come per altro dall’Ungheria oppure
dalla stessa Inghilterra, per arginare il costante e inevitabile flusso
migratorio è in netta ascesa – un indice di soluzione nel gestire
politicamente questo genere di emergenze alquanto sintomatico :
i ponti si costruiscono solo per creare quell’occupazione che deve
appartenere e che deve rimanere sotto stretta vigilanza di governi
pilotati da poteri occulti, il restante ammontare dei contributi pubblici
versati dagli elettori (soprattutto per tutelarsi da queste emergenze)
non può che finire nei muri, è ovvio. Premesso che per approfondire un
argomento della suddetta portata – poco importa che sia una singola
riflessione o che si tratti di un confronto democratico – dieci minuti
di buona retorica sono più che sufficienti da un punto di vista
oggettivo, a prescindere dall’oratore, cercheremo di farlo evitando
di oltrepassare tale biblica soglia. Il fatto però è che se si parte da
troppo lontano si viene accusati di pressapochismo, se invece ci si
azzarda a dire le cose come stanno in tempo reale si viene
immediatamente etichettati come dei giustizialisti, pertanto ci
limiteremo ad un’analisi di superficie. Da che mondo è mondo – nello
specifico da quando i primi insediamenti umani sono stati costretti
ad emigrare dalle loro terre d’origine per cercare di avere altrove
un futuro migliore – la questione immigrazione è sempre stata
oggetto di controversie, perfino in epoche in cui erano i profughi a
decidere dove poter stabilirsi. Se Mosè avesse guidato gli ebrei in
Inghilterra invece che nella terra promessa di una futura Israele
probabilmente un avo di Boris Johnson sarebbe insorto e avrebbe
convinto tutti a non farli andare mai più via – anticipando di qualche
millennio un olocausto molto più sentito rispetto a quelli che venivano
fatti nel Levitico, forse, così come forse avrebbe fatto un’antenata
della Le Pen se fossero andati in Francia (meglio non dire che cosa
sarebbe potuto succedere se l’Esodo avesse avuto come meta l’Italia
e fosse avvenuto la settimana scorsa, primo perché nel centro di
identificazione di Lampedusa avrebbero scambiato Mosè per Grillo
dirottandoli quasi tutti al Nord, e secondo perché con i leader anti
semiti che si ritrovano gli abitanti di quell’area geografica
rischierebbero ancora di passare per dei negazionisti – sia gli
abitanti che coloro che li rappresenterebbero, i cosiddetti leaders).
Dunque, alla fine della fiera -fiera dell’ironia morfocoattiva, si capisce
– per quanto tempo ancora dovremo sentirne parlare della questione
immigrazione? Chi sono in realtà i responsabili politici dell’innalzamento
di quei muri che dovrebbero arginare il flusso migratorio “garantendo”
sicurezza all’interno dei confini europei? Innanzi tutto bisogna dire
che andando avanti di questo passo un giorno – nemmeno poi così tanto
lontano – potremo ritrovarci noi italiani a dover imbracciare armi e
bagagli e rimanere bloccati al valico del Brennero o del Moncenisio
senza poter nemmeno fare una telefonata : i totalitarismi e gli
imperialismi sono sempre in agguato, specie al di la di quelle gloriose
frontiere. Di contro, nei dibattiti televisivi, così come in quelli
radiofonici o in quelli dei salotti della gente che conta, dove viene
discusso e affrontato l’argomento, non si sente altro parlare che di
buona integrazione, dei settant’anni di pace (e di prosperità!) che un
continente come l’Europa ha saputo mantenere nonostante le continue
minacce sociali ed economiche che si sono susseguite dalla seconda
guerra mondiale in poi, mentre ora che il terrorismo islamico sta
appena cominciando a fare sul serio sono gli stessi oratori che si
“sentono in dovere di combattere” questo folle ed orribile fenomeno
a colpi di vignette satiriche, oltretutto poi proprio su un argomento
per antonomasia tra i più delicati, discussi ovunque, come la religione.
Non è certo con l’erigere dei muri alti quattro metri e lunghi venti km.
che ci si può tutelare da simili emergenze, primo perché la rabbia e la
disperazione trovano sempre e comunque il modo di scavalcarli,
e secondo perché il numero dei profughi in fuga da terre martoriate
dalla devastazione di guerre senza fine non potrà che essere
destinato a salire : è sulla politica che occorre intervenire,
contribuendo a sostenere economicamente le associazioni umanitarie
che si prodigano in aiuti concreti sul luogo dei massacri, evitando di
indire ulteriori e inutili vertici internazionali, o meglio, utili
esclusivamente a dilapidare i contributi pubblici, interessando
e sensibilizzando le future generazioni sull’importanza del senso di
responsabilità civile e sociale che ogni individuo dovrebbe avere per
potersi esprimere. Considerato però che queste si limitano ad essere
semplici constatazioni che qualcuno, a ragion veduta, chiamerebbe
banalità utopiche, quale dovrebbe essere e come potrebbe
dimostrarsi l’assunto politico qualora il flusso migratorio si dovesse
moltiplicare senza controllo, a dismisura? Probabilmente la
discriminante razziale avrebbe il sopravvento anche nel nostro
Bel paese, dove troppi individui magari sarebbero capaci di
trasformarsi perfino in assassini al grido di “Forza Italia”
(nell’assurdo tentativo di emulare quel pazzo che di recente ha ucciso
quella giovane deputata inglese al grido di “Britain first!”? Può darsi,
non è da escludere) pur di difendersi dall’imminente “invasione
barbarica”- così come per altro anche da i nostri cugini francesi,
dove anche loro, a casa loro, essendo in troppi a pensarla così, non
farebbero che aumentare le fila dei militanti del Front National
fomentando l’insurrezione popolare. La triste realtà è che purtroppo
la responsabilità dell’atroce e progressivo sterminio globale/
individuale che si sta perpetrando ormai dal remoto 11 settembre
2001 – soltanto ai posteri spetterà l’ardua sentenza di dover elencare
cronologicamente, da quella fatidica data in poi, l’inizio di una serie di
misure precauzionali adottate dagli Stati Uniti d’America per
difendersi paradossalmente dai vari flussi migratori incontrollati –
non è di noi tutti : l’individuo che si sentisse in colpa per cause di
forza maggiore provocate dal marcio politicamente corrotto non
sarebbe un individuo, sarebbe solo un coatto, complice del sistema.
E’ vero che è facile protestare e puntare il dito contro i governi e i
loro servo giornalisti, anzi, a volte è perfino divertente, ma è anche
vero che è proprio in nome e in funzione di quella libertà di pensiero
che induce sia certi politici che certi giornalisti filo governativi ad
esortare l’opinione pubblica nell’interpretare o decodificare messaggi
che dovrebbero essere considerati anti sistema, che l’opinione
pubblica cambia; cambia perché non ha più bisogno di interpretazioni,
perché l’esigenza prioritaria è diventata denuncia contro ogni sorta di
abuso di chi fa disinformazione – indipendentemente dal ruolo che
ricopre. Se, ad oggi, l’euroscetticismo in Italia è principalmente
radicato tra i leghisti e i grillini (sebbene siano correnti in netta
opposizione, per ovvie ragioni) quali rappresentanti del governo –
a prescindere dalla trita e ritrita questione che si sarebbe dovuta
fare prima un’unione politica di quella monetaria – eviterebbero di
sottomettersi ai provvedimenti cautelativi adottati da non importa
quale amministrazione statunitense per arginare i flussi migratori
incontrollati?