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Effetto opposizione

 

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

 

 

Effetto opposizione

 

 

 

Il linguaggio ponderato, mai offensivo, perfino aulico a volte, usato

come mezzo d’espressione sui social media nei confronti della classe

politica e di recente cresciuto in modo esponenziale – tanto da indurre

le autorità competenti a prendere dei provvedimenti disciplinari

contro chi manifesta il proprio pensiero con cotanta moderazione –

potrebbe essere una delle cause che avrebbero ulteriormente

peggiorato il modo di affrontare e di cercare di risolvere i noti  e gravi

problemi sociali portando il Paese all’elezione di governi populisti?

La stessa domanda invece – riferita però a un altro tipo di linguaggio,

usato da alcuni giornali che pur di attrarre dei potenziali lettori sono

soliti apostrofare l’operato politico con delle parole che somigliano

molto a quelle usate nei social media, ma che, grazie all’affermato

ruolo dei loro autori, che le usano con provocazione nei loro patetici

trafiletti quotidiani o settimanali sotto il nome di qualche bestia

feroce per giustificarne in qualche modo la cattiveria, perdono il

loro vero significato riducendosi ad assumere toni esclusivamente

sarcastici annoiando altri lettori – riuscirebbe a causare

un’ammissione di responsabilità da parte di quella stampa, da sempre

schierata con i poteri forti garantendo il longevo susseguirsi di

governi pseudo democratici? Difficile, anzi, impossibile (in entrambi

i casi, beninteso). Alla luce di quanto è avvenuto – tenendo conto che

il capo dello Stato ha fatto un passo indietro consentendo così

l’insediamento del nuovo esecutivo a Palazzo Chigi – dopo quasi tre

mesi di estenuanti nonché deliranti trattative possiamo finalmente

assistere alla nascita di un nuovo governo. La speranza di fare

davvero del bene a questo Paese è tanta e lo si percepisce da un

inaspettato coinvolgimento oggettivo delle persone, che ora pare

addirittura che si stiano rendendo conto che una reale partecipazione

alla vita democratica possa aiutarle ad emergere dalla palude in cui

ristagnano da troppo tempo. Che sia in atto un vero cambiamento

lo auspicano in molti, l’importante è che gli eletti mantengano almeno

metà delle promesse fatte in campagna elettorale e, purtroppo, su

questo rimangono dei seri dubbi. Ad ogni modo è un inizio – segno

tangibile dell’evoluzione politica e di come gli scenari, soprattutto in

ambito europeo, potrebbero aprirsi a nuove alleanze – e come tale va

sostenuto, al di la di ogni retorica mirata a confondere l’opinione

pubblica sulla libertà d’espressione oppure a bollare “i nuovi barbari”

come i principali responsabili di un possibile default. Le cause di una

pessima gestione amministrativa delle politiche inerenti il lavoro, la sanità,

l’istruzione, i trasporti e via discorrendo sono trite e ritrite, ma il fatto che

la corruzione e il peculato siano ancora tra i maggiori reati commessi dai

politici la dice lunga sull’effetto che potrebbero avere qualora venissero a

coinvolgere gli esponenti del nuovo esecutivo. Se le critiche sulla gestione

di comuni come Roma e Torino arrivati a questo punto del mandato hanno

prodotto tonnellate di fango e di detriti in nome dell’incompetenza

dimostrata dai rispettivi sindaci, si può facilmente intuire quale sarà

la strategia adottata dall’opposizione (in senso lato) nei confronti

del nuovo esecutivo : calunnie e propagande denigratorie.

Non era mai successo nella storia repubblicana che i poteri forti

dell’ordine costituito si trovassero all’opposizione, per questo la

stampa nazionale e in particolar modo quella estera non hanno mai

avuto né tanto meno mai potranno avere alcuna difficoltà a coalizzarsi

con chi da sempre governa e amministra i fondi pubblici pensando di

agire nell’interesse dei rispettivi Paesi facendo però l’esatto

contrario, per questo temono i governi populisti definendoli di

estrema destra, pericolosi. Le derive autoritarie dettate da forme di

governo irresponsabili, sono pericolose. Qualcuno sui social media ha

perfino citato il Principe di Machiavelli nel tentativo di far capire al

popolo quanto siano pericolosi gli estremismi che promettono soltanto

senza mantenere, dimenticando forse quanto fossero all’epoca

ritenuti pericolosi gli sforzi fatti dallo stesso stratega fiorentino

per la causa dell’unificazione delle numerose piccole province italiane

in un unico grande Stato – sia perché i mezzi usati risultarono

contrari alla morale di allora e sia perché il nobile fine giustificò

lo statalismo in quanto fu a posteriori decretato come l’unica forma

di governo in grado di combattere l’anarchia – e anche se gli sforzi

dei populisti di oggi non sono paragonabili a quelli di allora per ovvie

ragioni, bisognerebbe comunque pensare al prima, vale a dire a ciò

che ha portato al populismo, prima di parlare, o peggio, di scrivere

citando Machiavelli. Avere una visione populista di un partito politico

oggi non vuol dire necessariamente fare demagogia, significa solo

possedere quella lungimiranza indispensabile per cercare di

migliorare le condizioni di un popolo – che per chi fa politica dovrebbe

essere il suo credo, la sua vocazione.