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25 APRILE 2022
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Echi d’Unione

“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Echi d’Unione

Premesso che da troppi anni a questa parte ormai è l’astensionismo che continua a rappresentare la stragrande maggioranza dell’elettorato, a prescindere dal Paese in cui si è soliti andare alle urne, il ballottaggio alle ultime elezioni transalpine che si terrà tra l’attuale Presidente della Repubblica di Francia e la sua sfidante tra due settimane sembra essere una cartina di tornasole per la tenuta dell’UE – questo almeno secondo la narrazione dominante. Sì perché, nel caso dovesse vincere la sfidante, si aprirebbero degli scenari a dir poco catastrofici per chi, assuefatto dalla suddetta narrazione, pensa che nel mondo di oggi sia assurdo immaginare un regresso tale da far ripiombare (magari per effetto domino, chissà) ogni singolo Paese membro dell’Unione nella cloaca del più becero sovranismo non potendo far altro che sottomettersi all’egemonia statunitense o cinese proprio mentre è in corso una guerra (voluta dal primo Paese, egemone per antonomasia) tra Russa e Ucraina che potrebbe annettere la seconda all’UE. Un’Unione Europea che – guai a stancarsi di ripeterlo – è sorta economicamente, prima ancora che politicamente, e che pertanto sarà destinata a soccombere o comunque a rimanere debole a confronto delle appena citate superpotenze sebbene si stia ragionando in termini belligeranti, ovvero sul fatto di poter schierare un esercito europeo forte, che possa difendere i confini dell’Unione in modo permanente nonostante l’alleanza NATO continui di fatto ad essere indissolubile. Ora, secondo i dati emersi da queste recenti presidenziali, molti tra i più giovani degli aventi diritto avrebbero votato per la sfidante della più alta carica dell’Eliseo, come a voler rimarcare che – pur non riconoscendosi nei programmi propinati dalla leader del Front National, che comunque prevedono, per esempio, un abbassamento dell’età pensionabile da 62 a 60 anni, mentre En Marche (il Partito dell’attuale Presidente, che guarda caso porta le sue stesse iniziali) la innalzerebbe addirittura da 62 a 65, in perfetto stile atlantista, quasi a sfiorare gli sforzi filantropici nostrani – preferirebbero il male minore, considerata la loro “proverbiale” mancanza di prospettive. Del resto, da chi dovrebbero essere rappresentati? Di conseguenza sorge spontanea una domanda : a che cosa è dovuta tutta questa preoccupazione per un eventuale ritorno di un così pericoloso sovranismo visto che il Primo Partito, sia in Francia che ovunque, nei sondaggi continua ad essere quello degli astensionisti? A che pro non camuffare i dati e i sondaggi? Perché non si uniscono questi astensionisti dunque, che cos’è che impedisce loro di formare una forza politica? Dov’è che hanno sbagliato i democratici (i cui connotati ora sono meglio noti a tutti come essere divenuti filo atlantisti per necessità, una necessità che trascende perfino il più gretto stereotipo di arrampicatore sociale) nei loro programmi in sé, o forse piuttosto nella comunicazione di questi programmi? Quanti di questi giovani elettori d’oltralpe si sarebbero schierati in favore della Russia sapendo che lo stesso Paese aggressore ha finanziato sia il Front National che molti altri Partiti europei di estrema destra, e quanti invece, di quei molti altri elettori meno giovani che appartengono allo stesso Paese, si sarebbero schierati in favore dell’Ucraina senza chiedersi nemmeno perché il popolo aggredito ha dovuto subire gli atti di una guerra devastante sotto tutti i punti di vista nell’anno che stiamo vivendo? Una cosa almeno è certa: se alle presidenziali dello scorso 10 Aprile il menù sociale imposto dalle Istituzioni ha offerto la solita zuppa, al ballottaggio del prossimo 24 non potrà che garantire pan bagnato perché chiunque andrà all’Eliseo continuerà a promettere cose che non potrà mantenere. Ragionando in termini utopistici si potrebbe pensare a un sistema anarchico, dove sparirebbero le Istituzioni e gli Enti statali, ma se tutto restasse in mano ai privati quale altro prezzo dovrebbe pagare la società per non sentirsi più oppressa malgrado più nessuno governasse? Se al posto delle Istituzioni, garanti del servizio pubblico, ci fosse una sola Associazione Popolare che si riconoscesse nei valori fondanti di una Costituzione nata dalle ceneri di quelle passate, come e soprattutto da chi verrebbero amministrati quei fondi indispensabili a garantire i servizi essenziali alla società stessa? In quale modo si potrebbe inculcare in una società il concetto o la visione di una forma di auto governo responsabile, cominciando proprio dalla classe dirigente? In quale misura e come verrebbero stanziati, tra le varie stratificazioni classiste, i fondi destinati alla Sanità Pubblica o alla Previdenza Sociale? Quali e quante inutili figure professionali sparirebbero dalla circolazione e quali e quante altre nascerebbero? In sostanza, qualora qualsiasi domanda retorica scaturita da un dibattito mirato all’eventualità di un auto governo responsabile potesse approfondire il dibattito stesso non farebbe altro che fomentare l’utopia e, per effetto, causerebbe l’indisponibilità a trattare l’argomento così come dovrebbe essere trattato, sia dagli anonimi astensionisti, privatamente, che pubblicamente dagli autorevoli esponenti della narrazione mediatica dominante. E’ evidente che i tabù connessi all’argomento «Utopia Politica» nel dibattito pubblico siano sempre stati tali da impedire sul nascere qualsiasi tentativo di affondo da parte di chiunque, per ovvie ragioni – e che perciò se ne parli quasi esclusivamente nella sfera privata – ma è proprio a causa di questi tabù e di queste omissioni che il menù sociale gestito dalle Istituzioni non è più in grado di offrire pietanze nutrienti e variegate ai propri datori di lavoro.