L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Comunicato stampato
Quali sono gli effettivi bisogni delle persone sull’utilizzo delle nuove
tecnologie e perché – visto che in futuro si dovrebbero aiutare le
persone a migliorare la propria condizione esistenziale grazie ad un
corretto uso delle stesse, il riferimento è obbligatoriamente rivolto
ai nativi digitali – l’abuso non è contemplato dalle vigenti oligarchie
globalizzate, e come mai le neuro scienze messe in atto per utilizzare
delle forme di pubblicità occulte, oltre che inquietanti – quali il
marketing 3.0 – vengono addirittura definite umaniste da alcune
autorevoli fonti di informazione ? Perché mai un ragazzino di 14/15
anni che sta facendo una ricerca in Rete sull’origine storica di
Internet – e della sua funzione sociale – si dovrebbe interessare
all’umanesimo se in quella ricerca da lui effettuata quel movimento
rinascimentale fosse probabilmente nemmeno menzionato ?
Perché mai dovrebbe cliccare sulla parola umanesimo per effettuare
quel genere di ricerca, viene spontaneo chiedersi – soprattutto.
Nell’era della comunicazione digitale (vale a dire in un’era in cui la
maggioranza delle persone del cosiddetto mondo civilizzato sono
connesse ad ogni forma di tecnologia innovativa che in pratica
dovrebbe soddisfare le reciproche necessità del modo di comunicare,
con la conseguente comprensione in un dialogo) il paradosso più
evidente resta quello dei giovani che per scambiarsi due parole
interagiscono con il cellulare nonostante siedano allo stesso tavolo.
“A che serve parlarse, se tanto manco te riesci a guardà ‘nfaccia
co’‘sti burini e ‘sti infami ? potrebbe rispondere una ragazzina di
Trastevere, la quale, considerando che quelle sono le sue uniche
amicizie in quel dato momento e in quel particolare contesto
(che potrebbe essere tragico o ludico, a seconda della situazione)
potrebbe anche aver ragione. Ma che cosa c’entra tutto questo con
l’umanesimo ? A cavallo tra il quattordicesimo e il quindicesimo
secolo – vale a dire in quell’arco di tempo dove la parabola ascendente
dell’umanesimo aprì (passatemi il termine) una finestra interattiva
per il suo diffondersi in tutta Europa – i problemi legati alla
comunicazione non erano poi molto diversi da quelli attuali, tenendo
conto che all’epoca c’era chi credeva che lo studio dei classici
(inteso come esaltazione della mente umana) fosse un obbligo nei
confronti del divino, e chi invece credeva che lo stesso studio dovesse
essere intrapreso proprio per condurre una vita più umana,
liberandosi al tempo stesso da un misticismo esagerato, se non
addirittura imposto dalle alte sfere ecclesiastiche.
Sia allora che oggi – ovviamente con ben altri parametri di valutazione
per quanto concerne la prospettiva sociale, politica ed economica di
un paese – entrambi gli schieramenti furono e purtroppo, o per
fortuna, continueranno ad essere contrapposti : da una parte gli
umanisti conservatori (ovvero quelli che erano convinti che soltanto
attraverso la cultura e la memoria si potessero creare le basi per
costruire un futuro ideale, senza però usufruire dei profitti generati
da tali attività, alla stregua di quelli che oggi sono convinti che il futuro
stesso dipenda esclusivamente dal modo di salvaguardare i patrimoni
dell’umanità, quali l’ambiente in cui viviamo, l’aria che respiriamo,
la lingua che parliamo, il lavoro che facciamo soprattutto) e dall’altra
i progressisti (ovvero chi allora credeva che con troppe restrizioni
volute dal Clero non si potessero soddisfare i bisogni propri
dell’essere umano, nonostante le scienze progredissero, e che, di
conseguenza, dava libero sfogo ai propri istinti inducendo la
maggioranza delle persone a spendere ciò che si guadagnava,
con una differenza sostanziale però con chi, come oggi, continua non
solo a spendere più di quanto in effetti esige e guadagna, ma pure,
complice anche l’indecente decadenza di una delle tre più grandi
religioni monoteiste, a corrompersi vicendevolmente).
Difficile dire da che parte stare, a meno che non si voglia escludere
dall’analisi di uno dei due schieramenti quel “senza però usufruire dei
profitti generati da tali attività” che di per sé contribuisce a
rispondere (almeno in parte, perché il discorso diventerebbe
interminabile) alle domande iniziali : le vigenti oligarchie globalizzate
inducono deliberatamente le persone ad abusare delle nuove
tecnologie perché generano dipendenza che, per effetto, crea un
consumismo sfrenato e senza regole, specie per i nativi digitali,
i quali sono e restano gli unici incolpevoli fruitori di un sistema
votato al fallimento.