V.Day, Giornali : Panacea
27 Dicembre 2020
Uno Stupido Animale
8 Gennaio 2021
Show all

Benedetta illusione

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Benedetta illusione

La giustizia britannica ha negato con una clamorosa sentenza l’estradizione negli USA di Julian Assange – che tutt’ora “risiede” in un carcere di massima sicurezza a sud est di Londra (il penitenziario di Belmarsh) – a causa delle sue pessime condizioni di salute mentale. Secondo il giudice dovrebbe essere rilasciato perchè rischierebbe il suicidio qualora la detenzione dovesse protrarsi a lungo. Inutile dire che fine avrebbe fatto se fosse stato estradato, mentre se fosse ancora all’interno dell’ambasciata dell’Equador a quali torture psicologiche verrebbe sottoposto? Oppure, se fosse ancora a piede libero? Supponiamo che proprio in questi giorni il fondatore di Wikileaks avesse rivelato dei files compromettenti relativi alla commissione, da parte del governo cinese e di quello statunitense ai rispettivi organi di Difesa, di bio ingegnerizzare il Sars Cov2 ricattandosi vicendevolmente ad ogni negoziato bilaterale allo scopo preventivo di indebolire le rispettive economie. Che fine avrebbe fatto? Come sarebbe dovuto morire? Va da sé che una teoria del genere sia astrusa e priva di qualsiasi fondamento, o quanto meno da non pubblicare – alla stregua della scritta a caratteri cubitali “Da non mostrare alla Difesa” suggerita dall’Accusa e impressa sulla prima pagina del dossier relativo all’esistenza di un misterioso clochard che avrebbe scagionato definitivamente i cosiddetti quattro di Guilford, custodito nell’Archivio di Stato britannico e dato per sbaglio in pasto all’avvocato difensore dei “colpevoli” nordirlandesi (denominati i quattro di Guilford perchè ritenuti ingiustamente colpevoli di aver fatto esplodere in quella città un ordigno dell’IRA, tra cui Gerard Patrick Conlon, magistralmente interpretato dall’attore Daniel Day Lewis nel film “Nel nome del padre” tratto dalla vera storia di Gerry Conlon) i quali, grazie alle torture inflitte dalla Polizia britannica, scontarono qualcosa come 15 anni in carcere per aver confessato i loro crimini mentre invece erano innocenti – sta di fatto che se oggi, e non tra venti o trenta se non addirittura quarant’anni, venissero alla luce certe verità Wikileaks non sarebbe esistita, forse, o forse sarebbe esistita lo stesso giusto per usare il suo fondatore come unico capro espiatorio tacciandolo di reati ancora più gravi di quelli che secondo l’amministrazione governativa statunitense avrebbe commesso. La notizia è stata diramata ieri in modo marginale, come se in effetti si trattasse di una non notizia in quanto il fondatore di Wikileaks – essendo sia per il governo USA che per il mainstream informativo globale un dead man walking – non fa più paura a nessuno in quelle condizioni e che per questa ragione, così ovvia, prima si toglie di mezzo (da solo) è meglio è per tutti quanti. Ma per fortuna è ancora vivo, e anche se hanno voluto prima destabilizzarlo per poi incriminarlo, a onta dei suoi detrattori continuerà ad essere per l’ennesima volta un faro per chi ancora si illude di poter illuminare il mondo con le proprie rivelazioni. Per questo, se anche ci rimanesse un solo illuso sulla faccia della Terra pronto a combattere contro le ingiustizie e gli abusi di potere varrebbe la pena ascoltarlo – se non altro perchè ne convincerebbe altri.

Forza Julian.