“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Appello con diviso
L’astensionismo al voto in un Paese come il nostro è sempre stato
causato da due fattori imprescindibili, l’uno “complementare”
all’altro : il primo – che affonda le radici nella mentalità dell’italiano
medio onesto, il quale, partendo dal presupposto che chi fa politica o
chi comunque entra a far parte di un qualsiasi movimento è di per sé
un corrotto (e corruttore) oppure uno che non ha voglia di lavorare –
fa in modo che sia praticamente impossibile che qualcuno possa
rappresentare tutti quelli che la pensano così, ed è in “perfetta
simbiosi” con il secondo – che è insito nel dna dell’italiano medio
disonesto, il quale, a prescindere dal colore dello schieramento di
chi si sussegue al governo continua imperterrito a credere
nell’illegalità curando di fatto solo i propri interessi.
Se a questi due fattori si sommano anche quei fenomeni che sono
soliti imperversare nel panorama sociale – quali, la sfiducia nelle
istituzioni, il precariato, l’ignoranza, o paradossalmente proprio
l’istruzione, che genera critiche spietate, per non parlare poi del
voto di scambio oppure dei brogli elettorali (anche perché altrimenti
si correrebbe il rischio di lasciare sempre aperte certe parentesi) –
si può facilmente intuire perché l’astensionismo è ancora, ad oggi,
il primo “partito” nazionale. Le ragioni?
Da un punto di vista oggettivo si potrebbe rispondere che l’offerta è
quella che è – ovvero, l’assunto di un operato fallimentare – e che di
conseguenza andrebbe cambiato il sistema per selezionare la classe
dirigente. “Ma è quello che stiamo già cercando di fare, soltanto che
si sono messi tutti contro per impedircelo …” replicherebbe qualche
esponente di parte (inutile menzionare l’appartenenza).
Purtroppo però non è con l’auto giustificazione che si può ambire a
convincere chi decide di non andare a votare a diventare un
potenziale elettore. Occorre fare mea culpa: è vero che lo stress
di una campagna elettorale è frustrante, è comprensibile, bisogna
comunque saper riflettere molto bene prima di una qualsiasi
dichiarazione pubblica, specie se l’ambizione è quella di governare.