“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
E ora la domanda è: l’inevitabile effetto domino causato dalla caduta del Rais siriano sarà determinante nel “garantire” l’escalation nucleare, oppure – considerando la “posta in palio” – interverranno ulteriori intimidazioni, in termini di deterrenza? A quanto pare già questa mattina – a soli 20 km da Damasco – una prima chiara risposta non si è fatta certo attendere, tant’è che nella capitale siriana sono stati avvistati dei carri armati israeliani e, nel corso della giornata, le forze ribelli sono state bombardate dall’IDF con oltre cento attacchi aerei. Evidentemente il Macellaio di Gaza – nel giorno del processo a suo carico (si ricorda che è il primo caso nella storia di Israele che un Premier viene indagato per corruzione) ha il fermo proposito di continuare il suo folle operato partendo dal presupposto che – vista l’ascesa dei ribelli siriani capitanati da un ex membro di Al Qaeda, il quale è riuscito a rovesciare un regime dinastico che regnava da quasi mezzo secolo – bisognerà mettere in preventivo qualsiasi minaccia anti sionista; del resto il ragionamento – dal suo punto di vista ovviamente – non fa una piega: visto che in Siria erano tutti contro quel regime, e che in ragione di questo non potrebbero che nascere delle solide coalizioni per formare il nuovo governo (che è tutt’ora in fase embrionale) lo Stato siriano diventerebbe un avamposto di quello iraniano. Il che, strategicamente parlando, potrebbe diventare una bomba ad orologeria. A questo punto allora, tanto varrebbe darlo questo fatidico inizio alle tanto agognate quanto meritate ostilità globali, considerato che un Paese così fiero e capace di fare guerre preventive viene da sempre avallato dall’unico Paese al mondo in grado di esportare i principi e i valori democratici in ogni parte del pianeta assicurando pace e prosperità tra i popoli. Difficile fare qualsiasi genere di previsione in merito all’escalation nucleare, anche perché, o per meglio dire, soprattutto perché nel giorno dedicato alla difesa dei diritti umani – in cui il Macellaio di Gaza avrebbe dovuto essere incoronato già soltanto per come è riuscito a far giungere gli aiuti umanitari alle popolazioni stremate – il war in progress sembra ormai un game over, nello scacchiere mediorientale.