“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Premesso che il fare notizia, oggi come oggi, deve avere e poter mantenere una funzione necessariamente fuorviante, (per “ovvie” ragioni) da qualche giorno a questa parte è emerso in Rete l’ennesimo caso di epurazione contemporanea, degno di una realtà distopica che in troppi si rifiutano di riconoscere e segnalato da pochi, tra silenzi e omissioni ridondanti dell’Informazione di Stato. È il caso della tanto assurda quanto così poco discussa questione del rogo digitale che ha cancellato qualcosa come (circa) 500,000 libri dalla piattaforma on line Open Library, un vero e proprio spazio illimitato (fino ad ora) creato appositamente per i Lettori più appassionati e meno abbienti, i quali potevano prendere in prestito quei libri (uno alla volta, come si faceva e per fortuna si fa ancora, questo vale anche per i restanti, esistenti in Open Library) nelle Biblioteche di tutto il mondo. In primo luogo occorre ricordare come e perché è nata Open Library – ovvero: per dare modo alla stragrande maggioranza di utenti di accedere gratuitamente alla piattaforma durante la chiusura di tutti gli esercizi commerciali, avvenuta nel tristemente noto Marzo 2020 – e poi, soprattutto, ricordare perché ai loro soci (fondatori e non) sarebbe venuto in mente di andare incontro alle richieste degli editori, o per meglio dire, dei grandi editori, i quali già allora accusarono Open Library di pirateria sostenendo di aver violato il diritto d’autore facendo loro causa. Probabilmente, temendo le enormi potenzialità offerte nella piattaforma in questione – che con il passare del tempo avrebbero di certo reso fruibile ad un pubblico più ampio il diritto di informarsi o di fare ricerche – i grandi editori miravano già a limitare quelle potenzialità nonostante fossero ben consapevoli del fatto che Open Library rendeva (così come tutt’ora rende) disponibili in Rete quei libri il cui diritto d’autore è scaduto. Di conseguenza, la causa intentata dai grandi editori nei confronti di Open Library è proseguita a spron battuto fino ad arrivare ad oggi, minando pericolosamente il concetto stesso di volersi informare democraticamente. Ciò che i grandi editori contestano a Open Library è di diffondere le copie digitali in comodato d’uso sulla base del fatto che sono gli stessi bibliotecari che scannerizzano i libri che hanno in giacenza, venendo meno ad un “principio” più a loro consono, quale: farsi pagare un abbonamento (dai librai o dalle biblioteche) che consente sì, di prestare libri, ma soltanto per un numero limitato di volte. Infatti, se il libraio o il bibliotecario di turno non fa o non rinnova tale abbonamento, tutti i libri che hanno in dotazione vengono cancellati e fatti scomparire con un semplice click, proprio come è avvenuto con il recente cosiddetto rogo digitale (chissà che cosa avrebbe pensato Bradbury, in proposito!). Dunque questa ennesima epurazione non fa altro che confermare una regola ciclica e imprescindibile, che si perpetua nel tempo a prescindere che sia digitale o analogica, oppure che possa in qualche modo dipendere dall’operato di qualche emulatore dell’originale Autore dell’editto bulgaro: ovvero, quella che l’opinione pubblica, per essere “formata”, necessita di due sole grandi “virtù”. Il Terrore e la Disinformazione. Il primo deve saper incutere rispetto e obbedienza incondizionata, mentre per la seconda è sufficiente adempiere alla propaganda di distrazione di massa.