“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Il dato significativo che più di ogni altro è emerso da questa ultima tornata elettorale europea – e che per l’ennesima volta meno di qualsiasi altro è stato fatto passare per significativo – è senza ombra di dubbio quello relativo all’astensionismo. Sui tanto osannati quanto bistrattati social media qualcuno ha addirittura paragonato il recarsi alle urne alla versione adulta del componimento della lettera indirizzata a Babbo Natale. Il che, detto per inciso, il fatto che sia implicita sia la consapevolezza (che lo “strumento” del non voto escluda a priori ogni preferenza, a differenza di chi invece si reca alle urne lo stesso pur votando per nessuno perché nessuno lo rappresenta) e sia l’illusione, che l’atto del voto possa in qualche modo migliorare la vita sociale della maggioranza delle persone, implica una domanda: quanto tempo resta ancora alla politica per riuscire a recuperare anche soltanto un barlume di fiducia nei confronti della collettività prima che l’intera collettività (inclusi gli elettori) insorga facendo più danni di un’esplosione atomica sommata a una deriva autoritaria veicolata dalle I.A. generative (nonché senzienti)? A ragion veduta, considerata la rilevanza che viene attribuita all’analisi dei dati – di qualsiasi genere – si potrebbe azzardare una risposta cercando di immedesimarsi in un politico che per vocazione abbia scelto senza se e senza ma di servire il proprio Paese d’appartenenza, ma visto che dalla Prima Repubblica in poi (questo almeno per quanto concerne il Bel Paese) il susseguirsi dell’iter legislativo non ha fatto altro che produrre crescita demografica, sviluppo economico e prosperità sociale, risulta arduo calarsi nei panni di chi ha deciso di migliorare la vita della collettività sacrificando la propria esistenza. Ad ogni modo, note di sarcasmo a parte, quel genere di empatia non potrebbe generare alcun effetto propositivo per due buone ragioni: la prima, perché chiunque si ritrovi a ricoprire una carica istituzionale prima o poi dovrà scegliere quale sarà e soprattutto quando ci si potrà spartire la torta comprata dai contribuenti, e la seconda, perché – anche se ci fosse (o ci sarà) qualcuno disposto e in grado di far passare una manovra politica degna di tale nome, regolamentandola a tutti gli effetti – ci sarebbe e ci sarà sempre più di qualcun altro pronto a riformare qualsiasi DPCM mirato a tutelare i diritti dei meno abbienti. Ergo, nell’era attuale – che nel senso più lato di accezione del vocabolo “attuale” si potrebbe definire senza mezzi termini digitanalica – di chi è la responsabilità maggiore di questo irrefrenabile astensionismo? Dei non elettori (aventi diritto), oppure dell’attuale classe dirigente, che si rifiuta di adempiere a un solo vero dovere? Il tempo stringe e molte verità (per lo più secretate) stanno venendo a galla.