“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Votare per uno scostamento di bilancio mirato a sanare i danni causati da una recessione economica o da una calamità naturale è doveroso. Quando però i relativi fondi pubblici vengono ridotti – in sostanza, o perché chi ha votato a favore ne ha richiesti il triplo, oppure perché chi ha votato contro ha segnalato che quei contributi statali in eccesso vengano utilizzati in parte per coprire gli errori commessi e in parte per finanziare la propaganda di turno, o viceversa – come si potrebbe ridefinire quel determinato scostamento di bilancio? Demagogico? Paradossale? Quale misteriosa fine hanno fatto o quale fine faranno i fondi in eccesso relativi all’acquisto dei vaccini anti Sars Cov2 (che secondo fonti accreditate si aggirerebbero intorno a milioni e milioni di dosi inutilizzate per un ammontare complessivo di altrettanti milioni e milioni di euro spesi inutilmente) quando nella prossima legislatura si affronterà ancora la questione? Diranno che sono serviti a sponsorizzare l’unico Bonus che è stato ratificato dall’inizio della pandemia ad oggi? Oppure in questa febbrile campagna elettorale non si parlerà d’altro, diventerà il tormentone propinato da qualsiasi Partito a prescindere dalla matrice ideologica? È vero che il meno peggio c’è sempre stato e che continuerà ad esserci, ma in questo particolare momento storico dare la fiducia a un qualunque Partito significherebbe avallare un sistema politico obsoleto, rendersi complice di qualsiasi forma di abuso perpetrato nei confronti della collettività, contribuire a demonizzare gli astensionisti tacciandoli di essere degli irresponsabili, esortare gli indecisi a schierarsi per il meno peggio sperando che in futuro la parola normalità non debba diventare quella stessa “normalità” propinata dall’esecutivo uscente, continuare a rimanere sotto il giogo di un potere finanziario corrotto e restrittivo volto sia a manipolare che ad orientare l’opinione pubblica e sia a limitare il tenore di vita e le condizioni sociali dei meno abbienti, insomma, vorrebbe dire concedere ancora una volta l’opportunità all’attuale sistema democratico di perseverare in uno scellerato modus operandi, consentendo ai più noti rappresentanti di tale sistema di commettere altri disastri (incalcolabili) sociali e ambientali, incentivandoli addirittura a vantarsi di continuare ad essere un esempio di responsabilità. Non essendoci però un’alternativa, o meglio, trattandosi della consapevolezza che i troppi abusi che si sono susseguiti nel corso del tempo e che hanno fatto sì che i regimi totalitari non si estinguessero in via definitiva (eccezion fatta per qualche Paese sottosviluppato, beninteso) ma che avessero semplicemente dato l’input a degli esecutivi per così dire moderati di farsi trovare pronti per poter “istituzionalizzare” meglio l’elettorato medio, gli astensionisti sono cresciuti in modo esponenziale sull’onda del dissenso generato dall’inganno democratico. È vero che il voto è un diritto e un dovere dell’individuo, quando però questi diritti e questi doveri vengono ignorati e calpestati ogni santo giorno è innanzi tutto un dovere, prima che un diritto, manifestare la propria indipendenza dall’essere amministrati in modo permanente da corrotti, corruttori e pregiudicati di ogni risma. Disertare le urne – o ancor meglio, presentarsi alle stesse esprimendo in modo chiaro e leggibile la motivazione (scritta con un inchiostro indelebile) di non voler dare alcuna preferenza ad alcun Partito sulla propria scheda elettorale per mancanza di rappresentatività, mostrandola poi pubblicamente agli scrutatori – sarebbe un atto rivoluzionario, un segnale forte per l’attuale classe dirigente, se fosse ovviamente emulato dalla maggioranza degli astensionisti. Eppure quanti, di questi astensionisti, lo farebbe? Quali scenari potrebbero aprirsi in Parlamento, se ciò dovesse accadere? In primo luogo occorre ricordare che a prescindere dal raggiungimento del quorum – qualora non si riuscisse a formare un governo di colazione e si dovesse optare per un mandato su esplicita richiesta del Presidente della Repubblica in carica, contando i vari governi tecnici che si sono susseguiti, sommati a quelli di coalizione con l’appoggio esterno di altri Partitini, a quelli di Unità Nazionale e a quelli Indipendenti – dall’anno 2000 ad oggi il prossimo sarebbe il settimo governo, ad affrontare l’ennesima legislatura senza aver avuto un mandato popolare. Detto questo, che già dovrebbe rendere l’idea di come e di quanto possa davvero contare il voto popolare, perché non renderlo pubblico allora, eludendo così il “segreto” che si “cela” all’interno dell’urna? Potrebbe essere presa in considerazione come proposta, garantendo ulteriori fondi pubblici che verrebbero stanziati per altre inevitabili emergenze, nel caso diventasse un emendamento e passasse al Senato? Oppure magari, alla Camera dei Deputati, si farebbero le debite pressioni sulle nomine dei vari Presidenti (RAI e Commissione di Vigilanza, tanto per citarne due a caso) per fare in modo che possa diventare un nuovo e imperdibile reality show? Se il quorum non venisse raggiunto (cosa questa decisamente impensabile in Italia, specie per le politiche) come reagirebbero i Partiti? In primis andrebbe in scena a reti unificate il solito trito e ritrito rimpallo delle responsabilità – da attribuirsi reciprocamente alle rispettive forze in campo – per non aver saputo anteporre la fiducia dell’elettorato alle scelte sulle nomine dei direttivi. Poi, attraverso una ipotetica seconda scena di questo ipotetico Primo Atto e una volta costretti dagli stessi media a rispondere definitivamente circa il loro operato, i rappresentanti delle attuali forze in campo sarebbero magari perfino capaci di indire un confronto mediatico senza precedenti, volto a trovare una soluzione per formare un governo popolare tramite i rappresentanti sia dei piccoli che dei grandi elettori, un confronto però che non potrebbe far altro che generare una serie di incontri regolamentati da una norma ineludibile : ovvero, quella di dover ottemperare con austerità agli obblighi amministrativi avendo una scadenza certa, entro e non oltre la quale, qualora non si dovessero attuare le necessarie Riforme per far riemergere il Paese dalla crisi in cui è sprofondato, si opterebbe all’unanimità per un GUNITLI qualunque (Governo di Unità Nazionale Indipendente Tecnico e di Larghe Intese).