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Nell’occhio del ciclone

“L’OSSERVATORE SPIATO” RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Nell’occhio del ciclone

A poco più di un anno dalla prima indimenticabile chiusura di tutte le attività produttive e avendo appena superato, in Italia, l’invidiabile soglia delle centomila vittime causate da Sars Cov2 – senza ovviamente tener conto delle proprietà taumaturgiche di un vaccino (Astrazeneca) che si sta in effetti dimostrando efficace nel 95% dei casi (proprio come la stessa azienda anglo svedese aveva preventivato) – l’assuefazione ad una eventuale “fine pena mai” dell’incubo in cui siamo sprofondati, pare stia iniziando a compiere il suo lento ma progressivo processo di integrazione per molte persone che pensano che finita questa pandemia ne seguiranno altre. Oltre ad alcuni noti virologi, ad acuire la consapevolezza di questa assuefazione ci stanno già pensando diverse amministrazioni governative che, onde evitare spiacevoli giudizi a posteriori (magari fra quarant’anni) per crimini commessi contro l’umanità, hanno cominciato a propagandarla con dei messaggi chiari e inequivocabili ricordando un pò a tutti che l’epoca del subliminale è ormai obsoleta e che la repressione nei confronti dei sovversivi di ogni razza e provenienza può e deve essere attuata senza se e senza ma in qualsiasi momento. Eppure, anche se ad oggi continuano ad imperversare le tesi dei sostenitori del salto di specie (a proposito delle cause che hanno originato il Sars Cov2) una qualche responsabilità sia sulle cause che sulla gestione della pandemia da parte delle diverse amministrazioni governative (inutile dire quali siano perchè forse lo sanno anche le pietre) deve esserci stata, altrimenti come si spiegherebbe tutta questa globale deriva ipocondriaca? Il fatto che non sia certo semplice governare in questo stato di emergenza permanente e che nessuno, al governo, si diverta a chiudere per l’ennesima volta le attività produttive è indubbio, ma non giustifica ciò che non si è fatto per arrivare dopo un anno esatto al punto di partenza o, per peggio dire, al punto di ripartenza della terza ondata. La sola vera arma per riuscire ad uscire in tempi relativamente stretti dalla pandemia non era tanto realizzare un vaccino creato in neanche dieci mesi dalla sua committenza, quanto il far rispettare alla lettera le norme di distanziamento sociale e – considerato che qui da noi (e non solo) l’ingresso contingentato in un qualsiasi esercizio pubblico seguendo un percorso obbligato in entrata e in uscita è visto ancora come un tabù, a causa dei troppi cervelli in fuga esistenti – qualsiasi esecutivo che avesse l’obbligo morale e il dovere costituzionale di tutelare la salute di ogni individuo avrebbe dovuto assumersi la responsabilità, cooperando con le opposizioni, di passare da un regime democratico a un regime temporaneamente totalitario al fine di espletare con successo ogni norma contenuta in ogni DPCM emanato (sia pure con delle regole più stringenti, ma che di certo non ci avrebbero portato al punto di ripartenza della terza ondata di contagi). E sebbene questo non sia stato possibile fare, per una serie di cause che vanno addotte principalmente a degli interessi enormi derivati dalle speculazioni su questa pandemia e a una totale mancanza di senso di responsabilità (da parte delle già citate amministrazioni governative) gli interrogativi circa l’insediamento di un ipotetico regime temporaneamente totalitario non possono non sorgere in chi vive da sempre in una democrazia che consente ai pregiudicati e ai pluripregiudicati di governare : se non si creano assembramenti sparsi qua e là nonostante i divieti, a chi la daremo la colpa? Se nessuno, ma proprio nessuno (non un anima viva) uscirà di casa per tre mesi consecutivi, come faremo poi a costringerli a guardare il Grande Fratello? Prima o poi si stancheranno e cambieranno canale.