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Propaganda soft

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCCASIONALE IN RETE

Propaganda soft

In che modo le proposte possono diventare delle leggi se oggi chi cerca di farle approvare, stando all’opposizione, verrà inglobato di continuo da un establishment basato sì, su dei fondamenti democratici, ma che obbliga gli stessi esponenti propositivi a diventare come la maggioranza dei parlamentari che non intende fare le indispensabili riforme per fa sì che il sistema democratico risulti più credibile agli elettori? Secondo un recente sondaggio – propinato dai maggiori organi di stampa nazionale – due italiani su tre approvano la formazione del nuovo esecutivo e sono a favore di un agognato ritorno alle competenze, confidano in una tanto copiosa quanto repentina ripresa economica e in buona sostanza affidano le loro sorti a un governo per metà tecnico e per metà politico di cosiddetta unità nazionale il cui principio fondante è sostenuto da una coalizione arcobaleno. Come si dovrebbe interpretare questo sondaggio : come se dovesse rientrare nel novero delle troppe fake news che circolano non solo in Rete e perciò essere viste come disinformazione, oppure come se fosse una verità incontrovertibile e dunque essere considerata come la più attendibile delle fonti informative che condizionano l’opinione pubblica? Premesso che per giudicare qualsiasi operato bisognerebbe prima riuscire a comprenderne il modus operandi, che gli Italiani possano affidare le loro sorti all’attuale esecutivo fino alla prossima inevitabile crisi – magari pianificata con delle strategie più efficaci e meno plateali rispetto alle ultime due – è indubbio. Detto questo occorre ricordare : primo, che i sondaggi sono degli strumenti ad oggi potenzialmente incontrastabili, basati su algoritmi di Machine Learning e pertanto soggetti a un controllo purtroppo ancora privo di quella necessaria concorrenza che dovrebbe garantire una maggiore chiarezza dei dati monitorati e mostrati dagli analisti al fine di eliminare ogni perplessità connessa all’approssimazione, intrinseca agli algoritmi stessi; e secondo, che se la predizione di questo sondaggio rispecchiasse la realtà nuda e cruda del nostro Paese significherebbe o che nel nostro Paese due italiani su tre sono assolutamente convinti che l’unica ricetta per uscire fuori da una simile crisi sia stipulare una sorta di patto atlantico/europeista con i migliori esponenti della burocrazia e della finanza creativa nazionale – dimenticando però al contempo che i debiti li pagheranno le future generazioni con dei sacrifici forse ancora più enormi, rispetto a quanto li abbiano già pagati i loro genitori, e anche che l’irreversibilità del sistema monetario europeo non è un dogma e che l’unica componente irreversibile di un sistema è peculiare, purtroppo o per fortuna, a una sola direzione comune – oppure che la maggioranza dei lavoratori dipendenti, delle partite IVA, degli artigiani, dei liberi professionisti e via discorrendo sono diventati improvvisamente così succubi del nuovo esecutivo che per loro spontanea volontà abbiano scelto di devolvere i loro lauti proventi (ricavati da questo prospero periodo di transizione) in nuove tasse che serviranno a sanare questa crisi senza precedenti. Ma la domanda che sorge più spontanea è : che bisogno c’era di farlo questo sondaggio, a che pro, visto che il nuovo esecutivo non ha ancora avuto il tempo necessario per dimostrare la propria indiscussa competenza? Per rispondere occorre forse rivolgersi agli analisti stessi, o per meglio dire, a quelle persone che sanno come orientare il pensiero e i flussi comportamentali degli utenti di qualsiasi piattaforma digitale, oppure, visto che la retorica impone che la conoscenza basilare di questi interrogativi sia assodata di default, sarebbe il caso di interpretare come una verità incontrovertibile il fatto che questo sondaggio è stato creato esclusivamente per propagandare nel modo (tra virgolette) meno invasivo possibile l’opinione secondo cui due italiani su tre sono a favore dell’attuale esecutivo? Nel mercato digitale che, va da sé, pullula di piattaforme nonché di siti settoriali che si avvalgono di studi di ricerca basati proprio sugli algoritmi oltre che sulle neuroscienze, esiste un metodo (ormai consolidato da anni) molto efficace per epurare progressivamente qualcuno che inizia a riscuotere un discreto successo in termini di vendita (dei propri contenuti testuali) affidata ai grandi distributori in Rete. Si chiama censura soft e consiste in questo : se un autore che pubblica tramite questi grandi distributori stesse cominciando a vendere considerevolmente (scalando le varie classifiche di riferimento) ma venisse al contempo anche ritenuto scomodo dalle amministrazioni di questi grandi distributori a causa delle sue idee, o delle sue proposte, verrebbe progressivamente declassato dalla stesse amministrazioni fino a scomparire nel nulla, di modo che gli utenti potranno facilmente dimenticarsi dei contenuti pubblicati da quell’autore. Allo stesso modo l’utente viene indotto dal mainstream informativo, ovviamente tramite canoni inversi, a formarsi una propria opinione basata su un sondaggio falso e tendenzioso fomentando gli stessi maggiori organi di stampa nazionale a farsi garanti non soltanto del condizionamento dell’opinione pubblica, ma addirittura a diventarne strumento di consenso.