“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Prima di questo così tanto agognato esito referendario e indipendentemente dagli schieramenti, c’era chi diceva che qualsiasi risultato fosse uscito dalle urne non avrebbe cambiato più di tanto le priorità politiche del Paese in quanto erano e resterebbero altre quelle da risolvere, il che, ricordando questa frase o qualsiasi altra il cui senso compiuto fosse lo stesso, potrebbe perfino indurre a credere che qualche cineasta sia all’improvviso rimasto folgorato dall’ispirazione e avesse deciso di iniziare a scrivere la sceneggiatura per un sequel de Il Gattopardo. E invece no : tali dichiarazioni sono state fatte esclusivamente perchè sia le ragioni del NO, a questo celeberrimo taglio, che quelle del sì, erano, sono e resteranno sempre valide proprio perchè sia dal fronte dei favorevoli che dal fronte dei contrari le argomentate motivazioni continueranno a rimanere valide nei secoli a venire. Verrebbe perciò spontaneo chiedersi se è vero che tutto cambia per non cambiare nulla, oppure se è vero che tutto resta uguale per poter cambiare, sta di fatto che la riduzione del numero dei parlamentari per rendere più efficiente il Parlamento, di modo che gli stessi rappresentino meglio gli elettori e che soprattutto operino meglio in vista – almeno si spera – di una nuova legge elettorale, era un provvedimento che avrebbe dovuto essere messo in atto da almeno cinquant’anni e che – visto l’innato senso di responsabilità che da sempre contraddistingue chi pensa che con questo taglio si sia non soltanto indebolito il Parlamento rafforzando un potere oligarchico senza precedenti, ma che si sarebbe addirittura leso il principio di democrazia rappresentativa – ha continuato a non essere stato preso in considerazione fondamentalmente per due buone ragioni in questo mezzo secolo. La prima – insindacabile – è stata per una questione di costi, è indubbio, siccome però è talmente evidente che sarebbe bastato moltiplicare il numero dei martiri di turno (345, evitando di fare alcuna menzione sugli assenteisti per ovvie ragioni di ordine pubblico) per il numero degli anni con cui gli stessi hanno potuto beneficiare di contributi pubblici, trasformati in lauti stipendi, per rendersi conto di quante manovre finanziarie si sarebbero potute fare ma più che altro di come si sarebbero potuti spendere quei soldi, chi di solito è abituato ad amministrare il danaro dei contribuenti è o spudoratamente contro la riduzione del numero dei parlamentari perchè in sostanza dice che sarebbero altre le riforme costituzionali da attuare, oppure è contro semplicemente perchè il numero degli elettori rappresentati sarebbe superiore rispetto a quello di prima, il che, considerata l’inconsistenza di simili tesi, è del tutto evidente che si è trattato di una ragione a dir poco insindacabile. La seconda invece è stata per una ragione di alleanze : visto che è impossibile governare senza fare delle coalizioni e visto anche che i partiti anti casta di opposizione prima o poi passano inevitabilmente dall’altra parte della barricata diventando casta a loro volta, quando per loro è arrivato il momento di approvare o di respingere le varie mozioni che si sono susseguite hanno sempre votato a seconda della convenienza e a dimostrarlo sono i fatti, non c’è alcun bisogno di chiedersi perchè fino al giorno prima che fosse stato indetto questo referendum l’esponente di un partito che era all’opposizione votasse Sì, mentre invece, una volta magicamente entrato nell’esecutivo, si schierasse per il NO. Più chiaro di così che cosa ci sarebbe da capire? L’essere intervistato da un giornalista che ti chiede che cosa hai votato e rispondergli di aver votato NO perchè pensavi che sbarrando la casella con il simbolo del NO in cabina elettorale risultasse chiaro a tutti che invece dovesse vincere il Sì potrebbe forse essere di aiuto nel comprendere che sei stato male interpretato, che le tue intenzioni di voto erano di fatto contrarie? Ad ogni modo, a scanso di equivoci, ha vinto il Sì, come era prevedibile, e anche se ora tra i banchi dei sostenitori del NO c’è già chi con deliberata nonché malcelata convinzione sostiene che la percentuale degli aventi diritto che si sono espressi per il mantenimento in tutti i sensi dei 345 è molto alta – e pertanto “possiamo dire che è un risultato straordinario, non c’è ombra di dubbio che lo sia” – il risultato è davvero straordinario, anzi, considerato che in questo Paese la percentuale di evasori fiscali e indagati per abuso d’ufficio, peculato o turbativa d’asta supera di gran lunga la percentuale del NO registrata dagli ultimi exit poll, è un risultato epocale, a dimostrazione del fatto che questo Paese si meriterebbe qualcosa in più oltre questo celeberrimo taglio.