“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
E’ sempre difficile dover dare la versione ufficiale di un evento storico, specie quando i dati che si vogliono porre all’attenzione dell’opinione pubblica si riferiscono ai numeri. Secondo l’ultimo aggiornamento di Wikipedia risalente a dieci anni fa, riguardante il totale delle vittime della seconda guerra mondiale (i decessi sono stati calcolati tra civili e militari) la cifra stimata in quasi quattro anni di conflitto in Italia si aggira intorno alle 319200 unità. Oggi, a nemmeno due mesi dall’inizio “ufficiale” della pandemia, siamo già a quota 25970, circa, secondo fonti ANSA. Ora, considerato che il voler fare dei paragoni verrà di certo vista come una strumentalizzazione – soprattutto da chi pensa che sia quel politico che di recente ha proposto di estendere la festa della Liberazione dal nazifascismo a tutte le vittime da covid 19 per poterle in qualche modo commemorare, che quel giornalista che ha sostenuto che si è gettato del fango sulla regione Lombardia per la gestione dell’emergenza, dovrebbero quanto meno ammettere nei confronti dell’opinione pubblica che per fare questo genere di dichiarazioni sono stati entrambi profumatamente pagati e che pertanto è solo per questo che si sono permessi di farle – una strumentalizzazione assurda e inappropriata, proprio perchè trattasi di due eventi epocali diversi i cui rispettivi scenari bellici nulla hanno in comune e anche perchè il numero complessivo delle vittime italiane da coronavirus non dovrebbe diventare (almeno si spera) come quello delle vittime da una guerra combattuta sul campo con armi convenzionali 75 anni fa, viene spontaneo chiedersi : perchè la maggior parte dei politici e dei giornalisti che spingono con veemenza verso un’apertura anticipata del sistema produttivo nazionale pensano che questa pandemia non debba costringerci a prolungare le misure stringenti fino ad ora adottate (anche se ovviamente a lavorare in sicurezza dovremo comunque tornarci tutti entro metà maggio per non peggiorare le cose) mentre invece, quando si tratta di dover negoziare gli stanziamenti di fondi pubblici per la ripresa economica la stessa pandemia diventa una terza guerra mondiale senza precedenti e il denaro stanziato non basta mai? Perchè quando qualche giornalista, atti alla mano, dimostra che certi politici sono dei pregiudicati che nemmeno dovrebbero presenziare una riunione di Cosa Nostra (altro che essere definiti come impresentabili in Parlamento) viene tacciato di essere un manettaro, un’orda tracotante di altri giornalisti che puntano anche il dito contro chi è restìo a non omologarsi al loro “insindacabile giudizio” viene pure accusato di essere un complottista? Ad oggi quanti studi scientifici sono stati realizzati e pubblicati per dimostrare che questo dannato virus è stato trasmesso dalla natura all’uomo, e che pertanto anche soltanto ipotizzare che sia stato creato in laboratorio vuol solo dire che chi ancora lo ipotizza è perchè è stato male informato? L’epidemia della disinformazione, ora meglio nota come infodemia, ha origini vetuste – questo lo dovrebbero sapere entrambi gli interessati, ovvero, sia quei giornalisti che nel 2020 vengono ancora sovvenzionati con fondi pubblici per fare propaganda politica, e sia quelli che non ricevono alcun finanziamento da parte dello Stato e che invece di perorare cause perse dovrebbero conoscere a memoria l’art. 21 della Costituzione – e tenendo conto del fatto che la verità sulla creazione o meno in laboratorio del Covid 19 e del suo presunto o impossibile rilascio commissionato da qualcuno all’amministrazione governativa statunitense o cinese non la sapremo mai (anche se a questo punto della Storia diventa davvero difficile credere che una guerra combattuta con armi batteriologiche per decimare cavie inermi e mirata a destabilizzare le economie globali a vantaggio di pochi non sia stata pianificata) tanto vale porre all’attenzione dell’opinione pubblica alcune voci che circolano in proposito, e non solo su questo argomento. Premesso che il paradosso più grande che ha per così dire costretto miliardi di utenti a concedere spontaneamente i propri dati personali ai colossi del web è e resta quello di condividere le opinioni, prima ancora che le immagini, e di servirsene per illudersi di poter in qualche modo aver voce in capitolo, quelli che già all’epoca del 3G e del 4G manifestavano il proprio dissenso per l’installazione di ripetitori in prossimità delle loro abitazioni e che erano poi i primi a lamentarsi che la connessione era lenta, probabilmente saranno gli stessi che firmeranno petizioni contro l’installazione del 5G e che poi, una volta che si renderanno conto di poter farci proprio nulla, qualora dovessero dichiarare pubblicamente la loro opinione in merito alle agevolazioni offerte dall’uso della banda larga direbbero che sono indispensabili e che per il nostro Paese è fondamentale adeguarsi alle velocità di connessione praticate in quasi tutti i Paesi del Nord Europa. Detto questo, la polemica insorta a proposito di una presunta correlazione tra la tecnologia 5G e l’insorgere del coronavirus rientra nella consueta scaletta prioritaria che i network più conosciuti hanno l’obbligo di rispettare, ma non perchè, a ragion veduta, perfino un analfabeta si renderebbe conto non potrebbe esistere un collegamento, quanto perchè l’idea che una tecnologia dalle straordinarie potenzialità come quella del 5G non debba essere messa assolutamente in discussione deve entrare senza se e senza ma nelle teste degli utenti, proprio per costruire quel consenso che serve ai politici per investire nelle infrastrutture che ne consentirebbero l’usufrutto, fregandosene in buona sostanza in questo caso se possano o meno esserci degli studi che dimostrano che le onde emesse dai ripetitori 5G sono dannose per il nostro cervello. Visto che però questi studi non soltanto esistono, oltre che essere stati realizzati da illustri scienziati, ma che, come ogni studio che si rispetti – mirato ad informare l’opinione pubblica sulla pericolosità dell’orientamento degli investimenti fatti per questa piuttosto che per qualche altra innovazione tecnologica o, peggio, farmaceutica, che a sua volta viene implementata esclusivamente per omolgare la popolazione rendendola dipendente e costringendola in pratica ad abusarne – viene sistematicamente “oscurato” alla fruizione del grande pubblico, nel senso che pur rendendolo libero di circolare in Rete e anche sporadicamente in qualche trasmissione televisiva i grandi network ne accennano soltanto, interessandosi più che altro alle evoluzioni demagogiche del politico di turno o alle manifestazioni di piazza insorte da sedicenti movimenti “rivoluzionari” (finanziati apposta da un partito che stava per scomparire mentre ora si trova a governare) oppure, come nella maggior parte dei casi, a occuparsi di dare spazio e visibilità addirittura a qualche starlette di quart’ordine che al limite potrebbe intendersi di pettegolezzi (per non dire di logorrea) al solo scopo di generare dipendenza e adulazione tra i dementi che si ostinano a dar loro retta. Se, da una parte, i lockdown generale ha dimostrato come e quanto potrebbe influire positivamente sull’inquinamento (a seconda dei tempi da rispettare imposti dalle amministrazioni governative) mentre dall’altra non ha fatto altro che dimostrare come e quanto potrebbe influire negativamente sulle economie di tutto il mondo, immaginate l’effetto che potrebbe causare da una parte, la totale assenza di informazioni dettate dal mainstream, mentre dall’altra, una parziale presenza delle stesse informazioni fatte circolare attraverso gli stessi canali multimediali anche solo per un mese da un’associazione editoriale indipendente, e poi chiedetevi se anche quel giorno non sarebbe il caso di festeggiarlo cantando magari “Don Raffaè”, dai balconi, invece che “Bella Ciao”, perchè se è vero che i valori e i principi della democrazia conquistati con il sangue da chi in prima linea ha combattuto per liberarci dal nazifascismo ( liberando anche chi dai balconi vorrebbe magari inneggiare “Faccetta nera”) sono assoluti e indiscutibili e che ad ogni ricorrenza bisogna ricordarlo proprio per evitare pericolosi assembramenti sovranisti, è altrettanto vero che la propaganda costruita giorno dopo giorno sulle macerie della Prima Repubblica dall’intellighenzia filo consociativa ha prodotto una cifra incalcolabile di notizie false e visioni completamente distorte di come dovrebbe essere inteso l’intrattenimento, altrimenti sarebbe come se lo stessimo trasmettendo alle future generazioni, il germe del nuovo negazionismo.