Lettera a un bambino già nato
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Pane & sardine

          “L’OSSERVATORE SPIATO”

         RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

        

                   Pane e sardine

Stando ai più tra virgolette rigidi canoni imposti dalla professione, in un qualsiasi quotidiano che si rispetti la Prima pagina è la Prima pagina, ovvero quell’insieme di notizie che fungono un po’ come da sentinelle dello scenario sociopolitico e la cui rilevanza prioritaria rispecchia una realtà oggettiva, mentre la pagina della Controcultura è, o quanto meno dovrebbe esserlo, quel contenitore di essoterismo che ha paradossalmente reso noto a pochi i disagi causati dalla conduzione di uno stile di vita basato sul consumo attraverso la narrazione dei diversi movimenti culturali che sono sorti nel tentativo di contrastare un sistema fondato proprio su quello stile di vita. Quando però la Prima pagina si riduce ad essere riempita esclusivamente per distrarre o per esasperare l’opinione pubblica su fatti che nemmeno dovrebbero essere commentati, alimentando così la propaganda attuata dal giornale di turno a seconda del proprio orientamento politico, e la pagina della Controcultura si occupa dei cosiddetti gieffini, tronisti e influencer soltanto perché i capiredattori che la dirigono sanno che quello è l’unico modo che hanno per vendere i loro articoli, diventa difficile credere in un’informazione deontologicamente corretta ; qualcosa deve essere andato storto per forza : è un po’ come quando viene raccontata per immagini l’evoluzione di tendenza che si è verificata nel mondo della moda maschile dal secondo dopoguerra ad oggi facendo vedere da una parte, un sobrio ed elegante Cary Grant che all’età di 35 anni indossa un impeccabile abito, e dall’altra, un super modello trentenne ricercato dalle maggiori griffe internazionali che, scalzo e senza intimo, sfoggia niente altro che delle piume di struzzo color fucsia sopra una lunga gonna color ocra. Probabilmente gli autori di certe testate giornalistiche così libere e indipendenti sono talmente sicuri di svolgere nel migliore dei modi il loro mestiere che – reputando carta straccia gli articoli scritti dalla concorrenza – nemmeno si preoccupano di recensirli come delle panzane, oppure forse, secondo quanto qui viene di seguito riportato, stanno cercando di imitare l’elaborazione algoritmica delle intelligenze artificiali allo scopo di offrire all’utente un servizio migliore, selezionando l’articolo più letto in assoluto tra quelli che nelle Prime pagine danno priorità agli umori del Selfie Made Man e quelli che nelle pagine della Controcultura mettono in evidenza “l’incidente hot” successo alla starlette più in auge, senza per altro sentirsi in dovere di chiedere all’utente se possa o meno essere di suo gradimento. Sta di fatto che sulla Prima pagina del blog del filosofo direttore nonché fondatore della rivista “Micromega”, il dottor Paolo Flores d’Arcais, che è stato anche un sostenitore degli ormai Ministri e deputati degli insuperabili “Girotondi”, l’altro ieri è uscito un articolo sulle tanto amate quanto più che altro ignorate cosiddette “sardine” in cui in buona sostanza viene detto (e, peggio, rimarcato anche da altri) che è un movimento spontaneo, di natura addirittura magmatica, e che soltanto il tempo potrà confermare se sia un fuoco di paglia oppure no. Partendo dal presupposto che l’assunto di tale cosiddetto movimento (anche perché per la definizione di Movimento i numeri dovrebbero essere leggermente superiori) è quello di dimostrare di voler restare fedeli alla Costituzione, già soltanto il fatto di  avere l’intenzione di fondare un partito che rappresenti un elettorato diverso da ciò che nella nostra forma di governo dovrebbe essere insegnato – vale a dire l’importanza di riuscire a mantenere l’esistenza di due soli grandi partiti – non fa altro che continuare ad indebolire la democrazia, prolungando all’infinito i tempi per fare quelle riforme necessarie a questo Paese, a cominciare proprio da quella elettorale, non si capisce quale ruolo di responsabilità potranno avere in un ipotetico passaggio di consegne tra la classe dirigente del PD e questi nuovi luminari delle istituzioni gli eventuali leader di rappresentanza di un manipolo di elettori ; invece, per entrare nel merito – considerata la riflessione che viene fatta dall’autore di quell’articolo a proposito dell’endorsement di Giuliano Ferrara : “dimostrandosi un accanito sostenitore di questo movimento in ogni caso dopo un quarto di secolo resta ancora un leader intellettuale della destra più massimalista”, questa è la sintesi – occorre ricordare che prima di diventarlo, l’ex direttore de “Il Foglio” era solito  partecipare a comizi di chiara matrice comunista, con tanto di eschimo e sciarpa rossa, e che perciò – vista anche la sua naturale predisposizione ad essere un voltagabbana nonché un sedicente provocatore che cerca invano di assoggettare le masse a un improbabile think tank plebeo – era piuttosto scontato che si schierasse dalla parte di queste “sardine”. E’ difficile immaginare con quale altro nome i dirigenti del PD s’inventeranno un modo per riunire delle persone in piazza a manifestare contro, ma al tempo stesso a favore, della loro moderna ideologia, quel che è certo è che dovranno pensarci in fretta.