04/09/2019
4 Settembre 2019
Forza Roma
17 Settembre 2019
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Nero a stalle e strisce

          “L’OSSERVATORE SPIATO”

           RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

                                     

Nero a stalle e strisce

Il ricordo della catastrofe delle Twin Towers, avvenuta diciotto anni fa, potrà mai far riflettere (specie chi esprime il proprio voto attraverso le elezioni) sulle cause dell’attentato, così come pure sulle cause delle politiche adottate (non soltanto dalla super potenza americana) per giustificare le scelte che sono state fatte dopo aver dichiarato pubblicamente di sentirsi in dovere di esportare la democrazia in Paesi dove tutt’ora si continua a morire oppure a vivere in condizioni disumane ? Quali sono state le effettive responsabilità delle amministrazioni istituzionali dei Paesi “civilizzati”nei confronti di quei Paesi in cui l’unica speranza (per quelli che ci abitano) di una sopravvivenza degna di essere considerata tale è quella di sottomettersi alle imposizioni dettate da un regime totalitario ? La risposta alla prima domanda è no, primo perché le amministrazioni statunitensi che si sono susseguite dal 2001 ad oggi non hanno mai fatto trapelare alcuna informazione che potesse in qualche modo far luce sui troppi misteri irrisolti che ancora avvolgono le ceneri di Ground Zero, e secondo perché da parte dei più accreditati giornali americani sta già iniziando ad intravedersi lo spiraglio di quell’oblio pianificato cui inevitabilmente (per ragioni anacronistiche, si capisce) i lettori saranno costretti ad accettare, e che magari in un futuro nemmeno poi così lontano quello stesso oblio potrebbe perfino essere strumentalizzato da qualcuno che sarebbe capace di trasformarlo in una eventuale tesi sostenuta da qualche altro improvvisato negazionista/opinionista che la declamerebbe in qualche abominevole talk show di riferimento – tant’è che sulla prima pagina di oggi del New York Times non c’è che un minuscolo trafiletto. La risposta alla seconda domanda invece è più complessa, nel senso retorico, proprio del fatto di essere o meno complessa, insomma del rispondere con un semplice si o no piuttosto che dell’argomentare articolando una risposta soddisfacente, e posto sempre che per responsabilità s’intenda quel genere di colpa proporzionata al ruolo che un individuo ricopre nella società. Se un individuo – vuoi per tenere fede alla sua ideologia o vuoi perché non riesce proprio ad esimersi dal mostrare agli altri la sua natura di assassino – commette un omicidio, o più omicidi, o peggio ancora commissiona una strage, se non addirittura più stragi, e lo Stato lo assolve per insufficienza di prove proponendogli pure una sorta di esilio forzato (che tradotto in termini giornalisti significa un periodo più o meno lungo di latitanza, che guarda caso avviene quasi sempre in Sudamerica, sebbene il colore di appartenenza del latitante di turno a volte sia rosso) in questo caso vuol dire che lo Stato ha delle enormi responsabilità sui crimini commessi da quell’individuo, di conseguenza dovrebbe essere lo Stato, o quanto meno i rappresentanti istituzionali coinvolti in quei crimini, a scontare la pena inflitta dallo Stato stesso, o se non altro da i rappresentanti istituzionali che non sono coinvolti. Purtroppo però a quanto pare, nella maggior parte dei casi, non è così che funziona. Ieri, all’età di 82 anni, è morto a Roma (e non in Sudamerica) un individuo che probabilmente apparteneva alla seconda delle ragioni di chi è avvezzo a compiere stragi e che è stato definito da un altro individuo come un vero combattente, come (testuale) “uno che nasce ogni cento anni” – e considerata la caratura di quest’altro, che lo ha così definito, non avendo comunque alcuna similitudine con l’ideologia dimostrata dal povero e ormai defunto benefattore ideologico si può facilmente intuire come quest’altro avrebbe voluto in cuor suo emularlo, anche perché l’atto “eversivo” più eclatante commesso in passato da quest’altro fu di pulire in modo simbolico i sedili dello scompartimento di un treno dove erano seduti degli immigrati. Dunque la complessità della risposta alla seconda domanda sta in un’altra domanda, ovvero : perché quando un dittatore di un Paese del terzo mondo dimostra di avere troppo potere gli Stati sovrani “civilizzati” si coalizzano per esportare la democrazia, mentre invece quando un esponente del popolo sovrano organizza stragi e attentati a casa sua viene sempre coperto, a prescindere dal colore di appartenenza ? Sarà anche banale e retorico ripeterlo, ma a questo punto della Storia è proprio necessario ricordarlo ?