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04/09/2019

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

                                                     

04/09/2019

 

Le cose cambiano, è risaputo – anche se bisogna dire che in politica vige sempre e comunque la regola del si cambia tutto per far restare le cose invariate, e in effetti di cose ne sono cambiate dal voto del 04/03/2018 ad oggi : peccato però che la sostituzione in corso a questo punto della legislatura (il rientro in campo di Bunny Scout al posto di quel fenomenale cultore di harakiri che anche se non risponde riflette inconsapevolmente il nome di Sefie Made Man) porterà poche speranze a chi è convinto che questo governo di nuovi arciduchi della responsabilità possa durare fino alla naturale scadenza del 2023. Nonostante qui da noi si cerchi sempre di votare per il meno peggio in termini di coalizioni di governo – vuoi per uno spiccato senso di responsabilità che i cittadini di qualsiasi estrazione sociale hanno sempre dimostrato di avere per le istituzioni e vuoi anche per una sorta di retaggio giuridico di rappresentanza elettorale, da sempre visto come candido, senza aver mai mostrato alcuna macchia che potesse in qualche modo oscurarlo dal 1946 in poi –  le ragioni del si a questo Conte bis sono comprensibili, anche se purtroppo (malgrado il responso plebiscitario ottenuto con il pollice alzato attraverso il voto digitale espresso dalla piattaforma Rousseau) non rispecchiano la volontà popolare. Se, a quanto pare, la prima mossa del neo esecutivo rosso giallo o giallo rosso (sarà una priorità cromatica la motivazione di un’altra crisi ?) sarà quella di votare prima il si al sistema proporzionale e poi il taglio ai 345 parlamentari, non si capisce però in primo luogo perché, nel caso volessero davvero il proporzionale, ancor prima di farlo approvare alle Camere non indicano un referendum per capire se gli elettori sarebbero a favore o contro la legge del sistema elettorale misto, in cui in ogni caso ancora oggi un terzo dei seggi viene assegnato con il sistema maggioritario, e poi non si capisce perché, considerato che l’arcinoto taglio eliminerebbe una buona parte di rappresentanza, quella debba essere vista come la priorità assoluta. Demagogia ? Ma no, responsabilità ! Responsabilità è una di quelle parole troppo importanti per essere strumentalizzate, ed è per questo che chi si permette di dichiarare pubblicamente di non voler mai allearsi con un’orda di pluri pregiudicati, contraddicendosi quasi l’istante stesso e alleandosi di fatto se non con un’orda quanto meno con una copiosa rappresentanza degli stessi, non può far altro che perdere consensi e fiducia agli occhi del proprio elettorato (oltretutto ammainando bandiere simbolo delle lotte contro i partiti degli affari, come il no alla costruzione della ferrovia ad alta velocità della tratta Torino Lione). Se non s’era capito il riferimento era rivolto al leader politico dei Cinquestelle, Luigi Di Maio, il quale, non ha soltanto rivendicato il voto sulla piattaforma Rousseau come uno strumento imprescindibile della democrazia rappresentativa (manco fossero 60 milioni, gli iscritti) ma ha continuato ad infierire sul malcontento popolare di chi avrebbe preferito tornare alle urne piuttosto che assistere all’ennesima manovra di Palazzo, dichiarando di essere – essere inteso come Movimento 5Stelle – sempre l’ago della bilancia nei pesi e contrappesi usati nelle sedi istituzionali. Si vedrà. Quel che è certo è che se dimostrerà lo stesso senso di responsabilità dimostrato nel caso Diciotti (delegando di fatto proprio alla piattaforma Rousseau la decisione di far processare il Selfie Made Man per sequestro di persone) l’alleanza con i nuovi amanti DEM diventerà indissolubile. E’ su questo che i penta stellati dovrebbero riflettere prima di prendere qualsiasi decisione ora che hanno finalmente imparato che cosa vuol dire cambiare il valore semantico di una parola come responsabilità.