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L’enfant prodige

“L’OSSERVATORE SPIATO”

 RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

 

                                            L’enfant prodige

 

Stando alle ultime proiezioni al Partito Popolare Europeo andranno 179 seggi, ai Socialisti e Democratici 150, ai Liberali 105, ai Verdi 70, mentre all’ENF (il gruppo della Lega di Salvini) 58 e all’EFFD (quello dei Cinquestelle e dell’Ukeep di Farage) ne andranno 56. Questo in sostanza dovrebbe essere il nuovo assetto dell’emiciclo di Bruxelles alla luce dei risultati delle elezioni che si sono tenute ieri, con un’affluenza registrata in Italia del 56%. Secondo questi dati si fa davvero fatica a capire come l’enfant prodige del Carroccio possa essere in grado di ridisegnare i parametri dell’UE : nonostante il suo exploit infatti, confermato dal successo della cuginetta transalpina leader del Front National, ad imporre le regole continueranno ad essere i Popolari, i Socialisti e i Democratici, a dispetto sia del primo partito nazionale italiano che di quello francese, che vorrebbero entrambi far credere all’opinione pubblica che ci sarà un’altra Europa.  Cambieranno senz’altro gli scenari, è vero, l’illusione che il debito pubblico diminuirà progressivamente e che il noto differenziale tra BTP italiani e BUND tedeschi non salirà mai oltre la soglia dei 300 punti base durerà qualche mese, magari perfino un semestre, ma poi, quale Stato membro si assumerà la responsabilità di garantire all’UE che una congrua percentuale del proprio bilancio economico sarà la sola misura possibile per far fronte alle inevitabili emergenze sociali ? E’ retorico ricordare che si sarebbe dovuta fare prima un’unione politica invece che una monetaria per costruire un’Europa credibile ? No, è essenziale, perfino se il fatto stesso di ricordarlo diventa insopportabile, proprio perché quel piano strategico della moneta unica voluto deliberatamente per costringere la popolazione ad essere (oltre che sentirsi) relegata ad un ruolo di sudditanza è stato il più vile atto di “vocazione” mai perpetrato nei confronti di persone che sono obbligate a pagare debiti che non hanno fatto, perché per tutelare gli interessi di un popolo è indispensabile informare correttamente il popolo sulle motivazioni sia dell’ordinamento che della separazione dei poteri, ma più che altro su come questi poteri non dovrebbero più essere esercitati nel caso gli eletti ne abusassero, perché sul fronte dell’immigrazione le convergenze sarebbero state chiare fin da subito, e via discorrendo (…) il vento ascolta meglio di qualunque altro elettore, in questi casi. Quanto alle responsabilità in termini di crollo dei Cinquestelle in questa tornata elettorale è doveroso dire che è enorme, non soltanto perché ha avallato troppe volte le scelte fatte dall’enfant prodige, ma soprattutto perché non sono stati in grado di trovare un vero leader. E’ vero che la forza del Movimento, da quando è comparso sulla scena politica ad oggi, è sempre apparsa quella di mostrare un leader atipico – che tra l’altro su molte questioni cruciali ha delegato alla piattaforma Rousseau, dimostrando in toto la sua “responsabilità” – e che dunque il suo successo (sotto altri aspetti meritato) sia dovuto proprio a quell’atteggiamento, ma non è così che si governa un Paese. Occorre ricordare – sempre, in ogni caso perché la memoria degli italiani su fatti di questo genere è proverbiale – che prima della formazione del governo cosiddetto gialloverde furono proprio i Cinquestelle ad aprire per primi al Partito Democratico e poi, visto il rifiuto unanime, alla Lega, e anche se in quella campagna elettorale nessuno avrebbe mai scommesso nell’unione di due partiti così diversi e distanti, alla resa dei conti (il Contratto fu soltanto un escamotage) nacque l’insolita coalizione. Ora, a meno che non vogliano comparire (in termini percentuali) sotto la soglia di sbarramento del 4% alle prossime elezioni come un prefisso telefonico, se non addirittura scomparire del tutto, la sola cosa che i Cinquestelle dovrebbero accuratamente evitare sarebbe quella di allearsi con il PD – cosa questa incoraggiata da molti quotidiani. Difficile dire perché! Ci riusciranno, oppure dovremo assistere all’ennesima farsa, ad un’altra improbabile liason originata dal mero interesse per la tutela dei diritti dei cittadini ? Staremo a vedere. Altrimenti, arrivati a questo punto, sarebbe auspicabile vedere sugli Champs Elysees l’enfant prodige indossare una casacca dei gilet jaunes per poi impennare a cavallo di una desmosedici il rettilineo, in modo da accelerare la diretta Facebook del selfie che farà con l’amata cuginetta del Front National ?