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Identikit approssimativo

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Identikit approssimativo

Sovranista, garante del neo liberismo, populista, radical chic,
tecnocrate, così come altre definizioni coniate sia attraverso l’uso
e l’accettazione dei termini da parte della maggioranza degli addetti
ai lavori – e dunque anche dell’opinione pubblica – e sia tramite l’uso di certi
neologismi (vedi pancrazia) coniati di fresco, ma accuratamente
evitati dalla stessa maggioranza – e pertanto non riconosciuti – fanno
parte di un lessico politico cui nessuno può esimersi dall’esprimere
nell’etichettare (o meglio, qui in Rete sarebbe più opportuno dire
taggare forse) appunto un politico, un giornalista, un imprenditore,
un sindacalista e via discorrendo. Ora, per uno che si fosse risvegliato
dopo trent’anni da uno stato di ibernazione, o da una sorta di letargo
coatto e che quindi non sapesse un accidente di come in effetti siano
andate le cose nel Bel Paese durante questi trent’anni e fosse perciò
costretto a vedere per l’ennesima volta la scena del predellino,
sarebbe perfino comprensibile se decidesse così, d’amblais, di
richiedere a un ipotetico narco somministratore altri sei lustri di
dolce apatia, ma per qualcuno che questi anni li ha vissuti minuto dopo
minuto con minuziosa regolarità diventa davvero difficile, oltre che
insopportabile, continuare ad assistere a simili spettacoli, specie per
il valore neo liberista insito in molti esponenti del Partito Popolare
Europeo, un valore che alla lunga dovrebbe far riflettere facendo
prevalere il buon senso, riuscendo così a far relazionare nel migliore
dei modi gli Stati membri. Ricapitolando – supponendo che a rispondere
alla domanda “… che cosa fareste se foste voi a governare il Paese
con la nascente coalizione di centro destra del Partito delle Libertà?”
posta alla metà degli anni ’90 da un giornalista radical chic di allora,
fosse un imprenditore neo liberista, sempre di allora – tale
imprenditore avrebbe risposto che l’unica ricetta valida per guidare
un paese ingovernabile era quella di togliere il potere alle sinistre, mentre
invece oggi risponderebbe, o meglio, da non credere ma risponde
ancora, che il solo modo per salvare il Paese da una guida a trazione
leghista ma al tempo stesso incompetente e irresponsabile è quello di
eliminare i sovranisti. E fin qui il copione non fa una grinza – nel senso
che tutti gli inutili sforzi compiuti da i vari protagonisti del più grande
colossal cinematografico mai realizzato per assicurare alla giustizia
qualcuno che la giustizia l’ha comprata risultano, ancora oggi,
addirittura falsi oltre che vani agli occhi della maggioranza
dell’opinione pubblica – quando però, visti i confortanti risultati
ottenuti dall’allora reggente ad interim in toto del Partito delle
Libertà successivamente poi clonato e riabilitato, si decise di optare
per una guida tecnocrate, senza se e senza ma, nel rispetto delle
istituzioni, atta a rifondare nei cittadini quella tanto amata fiducia
nel poter finalmente vedere che la crescita e lo sviluppo economico
favorito da i giusti investimenti poteva in effetti realizzarsi,
diventarono tutti indiscriminatamente insofferenti alle misure di
austerità adottate, e i primi ad osteggiare quelle politiche furono
proprio i radical chic, a prescindere dal loro ruolo, che fossero
giornalisti, imprenditori o sindacalisti poco importava, l’importante
era dare contro ai tecnocrati in nome della tutela dei più deboli,
della difesa degli ultimi, in nome del popolo in buona sostanza.
E infatti, non a caso, dopo pochi anni nacque il populismo, trainato
da un ex comico. Dopo le prime fasi di studio, definite sperimentali
nonché innovative per certi versi, i populisti riuscirono a prendere
i primi veri consensi, poi però si rifiutarono di avere come coinquilini
nei palazzi del potere qualunque altro rappresentante di altre forze
politiche spiazzando per l’ennesima volta tutti indiscriminatamente :
le nomine per le Quirinarie antecedenti l’elezione dell’attuale
Presidente della Repubblica furono emblematiche, in tal senso.
Quando infine si raggiunse un accordo – con una forza politica neo
liberista – nacque il governo gialloverde. Ora, dopo nemmeno un anno
di legislatura, i sovranisti rischierebbero addirittura di far saltare
l’UE con tutto il banco qualora i trattati dell’asse franco tedesco si
dovessero rinnovare, a prescindere dall’etichettatura consolidata,
coniata apposta per loro. Molto di questo dipenderà da chi riuscirà
ad orientare il pensiero verso quello scenario. Ma tra questi chi sarà,
un populista o un tecnocrate, un neo liberista oppure un radical chic,
o magari uno stesso sovranista? Difficile dirlo o azzardare una
qualsiasi previsione, anzi, a dirla tutta senza mezzi termini,
impossibile, soprattutto riconoscerne il volto, la sola cosa che si
potrebbe dire, per concludere, è che la Storia dimostrerà
inesorabilmente ancora una volta che i governi – specie quelli insediati
nel Bel Paese, dove per fortuna non nascerà più qualcuno che potrà
auto proclamarsi Presidente (mentre invece pare che nell’emisfero
opposto ci sia qualcuno che lo ha appena fatto con l’avallo
statunitense e canadese) – sono destinati a fallire prima della fine del
mandato legislativo, a conferma sia delle preconizzate classificazioni,
o se volete etichettature, che a onta del sistema elettorale, che per
forza di cose continuerà a non essere riformato.