Testardi si nasce non si diventa
7 Gennaio 2019
Battista di battisti
15 Gennaio 2019
Show all

Attivisti allo sbaraglio

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Attivisti allo sbaraglio

Una delle cose che bisogna riconoscere all’attivismo politico – specie
in materia di diritti, dal poter indire referendum alla legge sul
testamento biologico al non dover subire trattamenti atti a ledere
l’incolumità del detenuto e via dicendo – è che ha segnato in modo
indelebile l’approccio di manifestare il proprio pensiero a riguardo
di una o più cause, non limitandosi, in ogni caso, a relegare i
rappresentanti delle più diverse fazioni allo stereotipo del dilettante.
Il dialogo seguente è tratto da un’intervista immaginaria fatta in
Piazza Montecitorio a un ventisettenne disoccupato che all’inizio di
quest’anno riesce, attraverso un tam tam sui social, a radunare circa
un migliaio di persone pronte a manifestare contro lo scempio
mediatico quotidiano che secondo appunto queste persone viene
trasmesso ininterrottamente dalle emittenti televisive nazionali,
sia pubbliche che private. Il giornalista è un rampante quarantenne,
dipendente RAI, il quale, avendo appena avuto il lasciapassare da un
agente di pubblica sicurezza, gli si è avvicinato in compagnia del
cameraman oltrepassando la zona transennata.
G – Che cosa chiedete? Non temete la presenza imprevista di qualche
infiltrato facinoroso? –
D – Chiediamo le dimissioni del Ministro del Lavoro … gli infiltrati non
ci spaventano, nessuno tra noi è violento. Chi farà violenza verrà
subito accusato e accerchiato. –
G – Ma lei sa meglio di me che la polizia non guarda in faccia a nessuno
quando … –
D – (perentorio) … quando gli infiltrati non vengono accusati
pubblicamente e accerchiati … –
G – (divertito) … se lo dice lei … perché chiedete le sue dimissioni? –
D – Perché è il principale responsabile di quello che sta succedendo. –
G – (provocatorio) Ma come, non vi basta il recente azzeramento dei
vertici di Viale Mazzini, le successive nomine che sono state fatte sia
per i direttori delle varie testate, che per i membri della commissione
di vigilanza a seguito di duri scontri verbali? … da quanto si è potuto
apprendere in merito alla vostra iniziativa vi considerate una sorta
di movimento, e se si di quale ispirazione, orwelliana? –
D – No, non ci consideriamo affatto un movimento anche se devo
ammettere che ci terrei molto che lo fossimo … –
G – … è perché in qualche maniera vi sentite in sintonia con i gilet
gialli francesi, nonostante loro protestino contro il caro benzina? –
D – No, è perché pensiamo che ognuno debba poter pensare con la
propria testa malgrado ci impongano continuamente omologazione
e conformismo. –
G – Eppure lo stesso Ministro che voi contestate ha dimostrato di
dare pieno sostegno a chi protesta come voi. Anche loro, che ora sono
parte integrante dell’esecutivo, protestavano contro il rincaro della
benzina mentre ora che sono al governo l’hanno aumentata. Che cosa
fareste dunque, qualora il caso dovesse dare anche a voi il mandato
di governare, per debellare questo cosiddetto scempio mediatico?
Quali misure adottereste? –
D – Prima di tutto noi non vogliamo governare, questo lo ha ipotizzato
lei solo per cercare di dimostrare che dare la parola a qualcuno che
protesta invano significa fotografare la realtà di un paese che non
cambierà mai … e già questa sua ipotesi si potrebbe definire
un’espressione ingannevole, proprio dal punto di vista della
professione che lei svolge … noi intendiamo semplicemente segnalare,
a chi questa volta è invece costretto a guardarci, che le promesse
che come al solito sono state fatte in campagna elettorale (non solo
dal Ministro che noi contestiamo, sia chiaro) non sono state come al
solito mantenute, e che perciò ci troviamo come sempre costretti,
anzi, peggio … perché se fossimo solo costretti potremmo limitarci
a dirlo, senza scendere in piazza, mentre invece, visto che la tv non
la guardiamo proprio ma che siamo comunque costretti a dipendere
dalle tematiche di chi la segue nei suoi meandri più perversi e
ideologici, ci troviamo in una condizione ancora più assurda per
farci sentire. Lei per cosa scenderebbe in piazza, contro che cosa,
contro la libertà d’espressione oppure contro i tagli ai finanziamenti
pubblici che sovvenzionano le emittenti di Stato? –
G – Contro entrambe, primo perché si tratterebbe di fatto di tutelare
un diritto costituzionale e secondo perché l’informazione di qualità è
un bene primario che necessita di contributi statali quanto la sanità,
quanto le infrastrutture, quanto l’istruzione, quanto la ricerca
scientifica e tecnologica e quanto tutte quelle risorse fondamentali
che contribuiscono a formare un grande paese. Lei ci vivrebbe in
un altro paese? –
D – No, ma non perché in un altro paese la possibilità di lavorare
sarebbe anche più ovvia, a dirla tutta … piuttosto invece perché vorrei poter
lavorare senza dover dire delle cose pur non pensandole minimamente.
Lei lo pensa davvero quello che dice, oppure è costretto a scrivere o
a dire quello che qualcuno le dice di dire? –
G – Se qualcuno mi dicesse cosa devo scrivere o dire non farei più il
mio lavoro, farei altro. Fare informazione oggi significa assistere,
oltre che naturalmente divulgare, ad una continua manipolazione
di notizie divulgate dall’ANSA nonostante l’attendibilità di quella fonte
sia autentica … lei è forse in grado di rispondere al perché l’opinione
pubblica ha finalmente cominciato a capire che l’attendibilità delle
notizie divulgate in Rete da una buona parte di siti web si sia così
ridimensionata? Che lavoro fa lei? –
D – Sono disoccupato. –