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Paradosso europeo

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Paradosso europeo

Sono in molti a pensare che chi scrive sui social – o chi comunque lo
fa attraverso il proprio sito personale senza metterci la faccia,
o quanto meno senza configurare nome e cognome registrato
all’anagrafe – sia un codardo, un inetto, qualcuno insomma che prende
delle notizie dai vari giornali estrapolandone una sorta di contesto
generale per poi connettersi in qualche modo all’informazione per
dire la sua, per raccontare la sua visione del mondo, ma che se in
realtà dovesse confrontarsi con qualcun altro (magari con un
professionista dell’informazione) verrebbe sistematicamente
deriso e umiliato. Questa maggioranza appartiene ad una specie viva e vegeta,
incline a riprodursi senza pensare alle conseguenze derivate dall’inevitabile
ruolo di spessore intellettuale che verrà senza dubbio ricoperto dalla
progenie, oltre che da loro, e che proprio in ragione di questo sono
soliti interloquire alzando il tono di voce, interrompendo di continuo
la parte avversa, e sfoggiando con il necessario aplomb che li
contraddistingue il proprio essere saccente e onnisciente, una specie
tutto sommato comune alle altre che vivono in questo Paese, ma che
si distingue appunto per delle peculiarità intrinseche al modo di
apparire e di porsi nei confronti degli altri, quali l’umiltà, la
predisposizione all’ascolto e soprattutto quella particolare maniera
di pensare e di agire secondo convinzione, tipica di chi sa di saperla
lunga. Queste convinzioni potrebbero essere all’origine delle cause
che hanno scatenato l’odio dei cosiddetti Haters, e se si, perché un
ex primo ministro della Repubblica italiana per difendersi da i continui
attacchi subiti in Rete dovrebbe aver bisogno di consigliar loro di
trovarsi un buon avvocato minacciando querele a tutto spiano?
E ancora, quale genere di paradosso potrebbe diventare, visto che il soggetto
in questione dovrebbe rispondere quanto meno delle bravate
commesse dal padre? Considerato poi che questo soggetto non è
certo il solo a dimostrare di voler difendersi legalmente quando le
circostanze imporrebbero – se non altro – almeno un intervento
esplicito sull’evidenza dei reati contestati, quali dei due chiamiamoli
schieramenti (onde evitare spiacevoli digressioni) a rigor di logica
risulterebbe più impavido? Al di là delle rispettive fedi politiche –
o per meglio dire apolitiche, alludendo in special modo al secondo
schieramento – che rappresentano sia gli uni che gli altri, le analogie
relative al comportamento sono sconcertanti : da una parte gli
Haters, disposti addirittura a sacrificarsi arrampicandosi sul punto
più alto di un edificio pur di immortalarsi in un selfie che utilizzeranno
a scopo promozionale esclusivamente per elogiare l’operato della
classe politica nazionale, e dall’altra i seguaci dell’ex primo ministro,
gli Informamentis, che pur di dire sempre la verità, nient’altro che la
verità, senza mai sognarsi di calunniare alcun avversario e anche e
soprattutto restituendo il maltolto sottratto agli elettori, non solo
spariscono dalla circolazione non facendosi più vedere (restando
perciò coerenti a pubbliche dichiarazioni) ma si fanno promotori in
incognito di lodevoli iniziative cercando di inculcare tra la gente un
sano nonché necessario ritorno all’iconoclastia.
Ironia a parte, la questione dell’odio sociale che sta crescendo a
dismisura e ovunque purtroppo è un fenomeno talmente complesso
che per anche soltanto sperare di comprenderlo e porvi rimedio
tramite utili decreti legislativi servirebbe a ben poco sia proiettarsi
politicamente nel 4018 che ricostruire la Storia delle cause che lo
hanno generato fin da i primi insediamenti umani, di conseguenza
sarebbe più opportuno cercare di capire perché tutti gli “europeisti”
più convinti continuerebbero a ripetere che le dichiarazioni di alcuni
esponenti del nuovo esecutivo (a proposito del debito pubblico) sono
oltraggiose e infamanti e che non fanno altro che danneggiare
imprese e famiglie. Starebbero forse cominciando a temere
l’inarrestabile ascesa dei populismi destinati a destituirli, o sarebbero
in procinto di varare un nuovo piano economico per tutelare le classi
meno abbienti? Se prima di fare un’unione monetaria ne avessero
fatta una politica, ci troveremo forse in queste condizioni?
Perché non è stata fatta, per paura che ogni singolo Stato dell’Unione
perdesse i fondamentali diritti democratici, oppure per evitare di
dover entrare in conflitto con una super potenza come gli Stati Uniti
d’America? L’Europa non ha bisogno di burocrati, di satrapi, o peggio
di Haters, né tantomeno di Informamentis che ribadiscono (“con
forza”, ogni qual volta viene loro data la parola) che il concetto di
UE è prima di tutto un pensiero, l’Europa ha bisogno di persone che
credano che per unire in un unico territorio dei popoli così diversi
tra loro sia paradossalmente necessario uscire dall’attuale sistema
monetario al fine di convergere insieme nell’intento di realizzare
un’unione politica in grado di crearne un altro, ideato non tanto per
arricchire i soliti noti quanto per venire incontro alle esigenze comuni.