“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
S.O.S.
Le ultime “novità” in fatto di strategie di comunicazione in Rete,
pardon sul web, provengono dalla messa in atto di una pratica a dir
poco ancestrale per quel che riguarda la collaborazione tra i vari
professionisti del settore – ovvero quel reciproco scambio di opinioni
espresse rispettivamente nel proprio ambito di lavoro (oggi meglio
noto come guest blogging) : io, che sono l’autore di un blog, chiedo a te,
che sei un altro autore, di un altro blog, di scrivere sul tuo blog.
Considerando che nella stragrande maggioranza dei casi il richiedente
è pressochè sconosciuto e che la sua esplicita richiesta è soltanto un
modo per farsi pubblicità attraverso noti ed autorevoli quotidiani di
informazione (che si sono per altro dovuti adeguare all’evolversi delle
necessità dell’opinione pubblica realizzando i relativi siti, in Rete) è
facile intuire che si tratti di tutt’altro tranne che di, scusate la rima,
collaborazione. Partendo dal presupposto che se entrambi gli autori
coinvolti nella pratica dovessero guadagnarci – in termini di visibilità
in Rete – il primo a perderci qualcosa in termini di chiarezza e di
completezza di informazione sarebbe l’utente, tanto per cominciare
perchè anche se, putacaso, l’autore del blog ospitato dovesse vedere
un aumento esponenziale del traffico del suo sito per il semplice fatto
di essere riuscito a scrivere un articolo di pubblico interesse su un
giornale conosciuto, a me, lettore attento che cerca di informarsi
tentando quanto meno di individuare le panzane (fake news per gli
anglofili) non interesserebbe più di tanto sapere per la centesima
volta se l’approfondimento di una certa notizia sia o meno
“performante”, e più che altro perché – sempre da lettore/utente –
sarei più propenso a vedere l’autore del blog ospitante (magari il
direttore di un noto giornale) come qualcuno che offrisse in modo
totalmente gratuito un ulteriore spazio all’abuso già predominante
di vuote parole, piuttosto come qualcuno capace di curare ogni
aspetto della sua linea editoriale. Per questa ragione nascono,
crescono e si moltiplicano come funghi (per usare un eufemismo)
autori che dispensano consigli nonché perle di saggezza informatica
per indurre i più a capire come fare ad emergere dalla palude sociale
in cui sono stati costretti a sprofondare (a come trasformare i
visitatori online in clienti, in buona sostanza) per questo è la stessa
comunicazione a essere in pericolo. In Italia ci sono tante persone che
nemmeno riescono ad assimilare un concetto di base o a spiegare ciò
che hanno letto, è risaputo, quindi perché continuare ad illudere quelle
persone speculando con ogni mezzo e su ogni opportunità che si
presenta, se non per un ingiustificato ”arrivismo” o, peggio, per una
deliberata distorsione della realtà comunicativa ? Perché allora a
questo punto non tentare di far circolare in Rete l’ennesima pratica
concorrenziale, che fungesse da stimolo per i neofiti cronisti allo
sbaraglio ? (con l’unico scopo di dover segnalare ai reali professionisti
dell’informazione le bufale che gli stessi professionisti, a volte, sono
soliti proferire) Immaginate per un istante che invece del cosiddetto
guest blogging ora come ora in Rete circolasse una pratica come lo
speaking on spam, che nonostante abbia le stesse iniziali dell’acronimo
del segnale internazionale radiotelegrafico di richiesta di soccorso
esistente al mondo più conosciuto (save our souls) sia una pratica
usata da un’esigua minoranza : in quanti la userebbero, o meglio, se i
pochi che la seguissero fossero diventati a loro volta professionisti
del settore, sarebbero capaci di illudere altri neofiti cronisti allo
sbaraglio ? O ancora, li illuderebbero per distorcere deliberatamente
la realtà comunicativa, oppure solo per la soddisfazione di veder
crescere consensi e giustificati profitti ? Personalmente non saprei
rispondere a questa domanda, ma sono dell’idea che la maggioranza
di quelli che non si fanno scrupoli del come speculare sull’altrui
illusione sia in continuo aumento – senza nemmeno chiedersi se sia
legittimo farsi aiutare da qualcuno mettendo in atto simili pratiche.