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Mattareferendum deadline

“L’OSSERVATORE SPIATO”

RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

 

 

Mattareferendum  deadline

 

 

 

“Al di là di ogni ragionevole dubbio in merito all’attuale fase storico

economica che stiamo attraversando una cosa è certa :

per estinguere il debito pubblico entro il 2020 il differenziale tra btp

italiani e bund tedeschi dovrebbe superare la quota di almeno

novecento se non mille punti base, altrimenti correremo dei seri

rischi sia per quanto riguarda l’inflazione che per quanto riguarda il

nostro rapporto con l’UE”. Al di là di ogni battuta invece, o di ogni

singola ipotetica (nonché assurda) dichiarazione di qualche politico

nostrano, il paradosso nel paradosso rimane eccome – quello che

riguarda il vedere una possibile ripresa e crescita del prodotto

interno lordo nonostante l’uscita dall’euro, per capirci – e purtroppo

rimane perchè continua ad essere una delle realtà più tristi che

l’economia di un Paese come il nostro abbia saputo costruirsi con

pazienza certosina (malgrado avrebbe dovuto essere un paese

creditore) primo perchè – vista la situazione – nemmeno se si

posticipasse di un secolo la scadenza di un eventuale pareggio di

bilancio si riuscirebbe ad intravvedere qualche spiraglio di luce in

vista del saldo, e secondo perchè il debito pubblico si rinnoverebbe

alla scadenza a causa degli interessi. Tutti sanno quali sarebbero le

conseguenze catastrofiche di una possibile uscita dalla moneta

europea da parte di un Paese fondatore come l’Italia – o meglio, non

proprio tutti considerando che quelli che si sono schierati a favore

del capo dello Stato, che di fatto avrebbe “agevolato” il lavoro delle

agenzie di rating denotando un senso di responsabilità “enorme”

(di certo mai avvertito prima, qualcuno si è addirittura permesso di

tacciare di analfabetismo costituzionale chi si è schierato contro) –

eppure si continua a teorizzare un possibile default, a questo punto

all’unico scopo di impaurire sia l’opinione pubblica che gli eventuali

investitori nei nostri titoli di Stato verrebbe da pensare, proprio

perchè le discussioni inerenti a questo argomento sono diventate

monotematiche monopolizzando qualsiasi livello di conversazione

(dagli economisti più competenti agli avventori di bar meno assidui)

a scapito naturalmente della democrazia, o meglio, di quel che ne

resta. Se dunque la Società Per il Recupero Economico degli

Amministratori Delegati meglio noto come spread (che in latino non

vuol dire un accidente, ma che comunque in inglese significa

estensione o diffusione, inteso come nome, mentre inteso come

verbo vuol dire spargere, diffondere, propagare o anche stendere)

fosse il vero ago della bilancia su cui si fondano le democrazie

europee, come si potrebbe pensare di arrivare a mantenere un

rapporto di reciprocità tra gli Stati membri atto a preservare la

stabilità politica dell’Unione da probabili fallimenti?