“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE
Freak reporter
In occasione della giornata della 73esima festa della Liberazione, che
viene casualmente ricordata nel giorno del secondo anniversario
dell’uscita di questa rivista, i ringraziamenti sono doverosi – specie
per i 25/30 utenti attivi che ogni mese movimentano il traffico in
Rete relativo a questo sito completamente gratuito. E lo dico senza
alcuna ombra di sarcasmo, anche perchè – se fosse vero il contrario,
nel senso che se lo dicessi per dimostrare un’amara auto ironia
(che detta così sembra un’utilitaria mandata in giro per il Paese
dalla “Fanta” o da qualche altro impero finanziario che produce
bevande gasate) non potrei che ottenere risultati peggiori, non tanto
a causa della qualità dei contenuti quanto – paradossalmente – proprio
per questo. E a questo proposito Vi invito a dare un’occhiata a uno
scritto di due anni fa (“Lessico paradossale”, contenuto nella raccolta
d’esordio di questa rivista curata dallo stesso autore eponimo).
Potrebbero essere considerati una forma di pubblicità questi generi
di inviti ? Certo che si, da fare invidia addirittura ai promotori del
marketing 3.0, non che sostenitori dei fondi per le ricerche atte a
favorire e ad implementare la vendita di determinati prodotti.
“Intanto sono da considerarsi carta straccia, prima che fake news
(sentenzierebbe uno dei rappresentanti che appartengono alla
categoria appena menzionata alla domanda posta da un giornalista,
costretto in altre sedi a parlare degli argomenti trattati in questo
sito, che gli chiedesse perché, se tutto fosse fatto in nome della
trasparenza, il loro operato continuerebbe ad essere sempre preso
di mira da fonti di informazione indipendente e perché sarebbero
proprio quei prodotti, ovvero le fake news prodotte da quelle fonti,
ad ostacolare in qualche modo i monopoli che le loro aziende
dovrebbero poter avere, indipendentemente dalle tasse imposte da
un qualsiasi governo abituato a regolare il mercato con le leggi del
libero scambio) primo perché sono inattendibili – quindi sarebbero
adatte soltanto a un uso domestico finalizzato alla pulizia dei servizi
igienici – e poi perché nell’opinione pubblica si è ormai diffuso un morbo
pestilenziale e difficilmente curabile, ovvero quello del giustizialismo,
insito purtroppo in ogni segmento della stratificazione sociale, tant’è
che le attuali ipotesi di alleanze governative sono inconcepibili”.
Tengo a precisare che ho usato apposta il condizionale perché sono
certo del fatto che la sua risposta avrebbe potuto essere diversa, nel
senso che avrebbe di sicuro ammesso che il nostro sistema paese è
condizionato da tre insostituibili istituzioni oligarchiche che
determinano l’orientamento dei consumi e la vendita di certi prodotti,
soltanto che avrebbe usato altre parole, è evidente. La consueta e
ambigua pratica di estrapolare dal contesto di un articolo uno stralcio
che interessa l’autore di un altro articolo per diffondere la propria
tesi su questo o su quell’argomento di attualità – da come si evince da
questa concisa analisi, che la ipotizza – è una prassi molto diffusa nel
giornalismo, ergo, se non dico si abolissero ma quanto meno si
limitassero simili scorrettezze, le balle spaziali di portata colossale
meglio note come fake news (il popolo italiano è esterofilo per sua
natura, di conseguenza ha bisogno sia di anglicizzare che di starsene
a sentire francesismi) verrebbero drasticamente debellate
dall’informazione e, forse, vivremmo meglio un po’ tutti.
Purtroppo però – non solo in Italia per fortuna – le contraddizioni che
emergono dalle analisi dei più svariati approfondimenti trattati da una
certa parte di stampa sono all’ordine del giorno, per cui, specie per
chi è più esposto dal punto di vista mediatico, facilitano le critiche di
chi invece continua a fare questo mestiere senza gloria e senza
infamia. Esempio : secondo Voi viviamo in una società classista, dove
quelli che provengono da ceti meno abbienti ce l’hanno a morte con
quelli che provengono da ceti privilegiati e viceversa ? Ma no, non è
mica così, in fondo siamo tutti fratelli (…) altrimenti chi dice e
sostiene pubblicamente – in occasione di episodi di bullismo e di
vandalismo – che il livello di educazione, di padronanza dei gesti e delle
parole, non che di rispetto delle regole, è direttamente proporzionale
al ceto sociale cui appartiene, come potrebbe giustificarsi dalle
critiche di chi invece lo accusa di snobbare il proletariato definendolo
un radical chic ? Qualora vivessimo in una società classista, nelle aule
accademiche non ci sarebbero discriminazioni, gli esponenti dei ceti
sociali più elevati si farebbero in quattro pur di far entrare
all’università un giovane nullatenente – che si, di studiare ne avrebbe
anche e davvero voglia, ma che purtroppo non può – nelle sedi delle
testate giornalistiche più autorevoli non ci sarebbe un capo redattore
obbligato a dire ai suoi subordinati di non scrivere banalità,
così come per altro, in altre sedi, non ci sarebbe qualcuno che si
prendesse la briga di definire “freak reporter” questo genere di
professionisti della carta stampata, figli di una generazione convinta
che le scuole migliori debbano per forza essere frequentate da
persone agiate, ma soprattutto padri di troppe persone convinte che
la figura del giornalista fricchettone politicamente corrotto sia
l’unica in grado di arginare i mali di una società classista.
Il freak reporter potrebbe quindi essere considerato come una figura
chiave, qualcuno che, grazie alla sua invidiabile sapienza, sarebbe
capace di garantire i diktat dell’ordine costituito convincendo milioni
e milioni di elettori a votare per un governo democratico forte ?
Io credo di si – anzi, scusate, ma per farsi comprendere meglio da un
freak reporter è necessario parlare come solo lui sa parlare – perciò
fondamentalmente, ritengo che rispondere affermativamente a simili
quesiti implichi necessariamente (non dico infattamente altrimenti
rischierei di emulare un comico di successo) una serie di
considerazioni che sintetizzerei in due punti : il primo è che, ad oggi,
all’elettorato di centrosinistra manca ancora un vero leader (post
pro riforma costituzionale) uno che sappia convincere la gente che
perfino i mandanti di certi attentati hanno voce in capitolo in questo
Paese e che quindi, quando è ora di buttare giù qualcuno dal balcone
di un Palazzo bisogna farlo, senza oltremodo tergiversare, seguendo
le istruzioni dettate rigorosamente sull’editoriale curato dal freak
reporter di turno, e secondo, che l’elettorato di centrodestra si
rispecchia ancora fedelmente e fortunatamente nelle faccende di un
pregiudicato, leader di una coalizione che rappresenta la maggioranza
degli integerrimi elettori che seguono assiduamente ogni dichiarazione
– sia verbale che scritta – di qualsiasi freak reporter che rispetti le
abitudini di quel elettore che mai abbia evaso un solo centesimo al fisco
perché possiede le stesse credenziali del pregiudicato che lo
rappresenta.