Ragioni speciali
24 Ottobre 2017
Il missionario di Ostia
14 Novembre 2017
Show all

La settimana decisiva

Qualche giorno fa – il riferimento è alla settimana appena trascorsa,
quando la maggioranza di governo ha fatto passare il cosiddetto
Rosatellum – sembrava quasi che la prerogativa di stabilità richiesta
pressochè da qualsiasi Stato democratico per garantire le proprie
funzioni sociali a tutti fosse andata a farsi benedire,
indipendentemente dalle ragioni dell’opposizione.
E infatti, per l’ennesima volta, chi credeva di andare a votare
eleggendo i rappresentanti di un partito che mai si sognerebbe di
fare alcuna coalizione, “ora può tranquillamente farlo nel pieno
rispetto delle regole”. Del resto basta andarsi a rivedere la cronaca
politica di trent’anni fa, così come quella dello scorso anno (quanto
a quella del prossimo, di sicuro) o quella di qualsiasi altra settimana
in cui si debba ratificare un provvedimento legislativo che tuteli gli
interessi dei parlamentari – per rendersene conto.
“E’ ora di finirla con le proteste, dovete crescere, fare delle proposte
serie se volete governare un paese, non sperare soltanto che la gente
comune sia dalla vostra parte evitando di ascoltare chi la sa molto
più lunga di voi, sia in materia amministrativa che in materia
costituzionale” direbbe qualcuno subito pronto a smentire non solo
queste poche righe, ma qualsiasi altro articolo o commento che vada
appunto contro i suoi interessi. Dire che le proposte ci sono – così
come dire che la repubblica italiana esiste dal secolo scorso – e che
sono pure buone, è come dirlo a Pulcinella, con l’aggravante però che
le denunce per abuso di potere (quelle nei confronti di chi dichiara che
certi parlamentari, meglio se indagati, fanno bene a provocare e ad
irridere certi giornalisti perchè se lo meritano) diminuiscono invece
che aumentare. Fortuna che la libertà di stampa c’è e che viviamo in
un paese democratico – che tradotto da un linguaggio ironico morfo
coattivo vuol dire che non è vero, perchè, se così fosse, quelli che per
coscienza non possono esimersi dal fare i nomi e i cognomi di chi sta
per compiere delle stragi politiche per destabilizzare la collettività
non verrebbero ammazzati – altrimenti chissà quali altri generi di
dichiarazioni saremo costretti ad ascoltare. Ergo, urge segnalare
che la stragrande maggioranza dei tradizionali mezzi d’informazione
non soltanto evitano accuratamente di dare all’opinione pubblica quel
necessario approfondimento su dei fatti così gravi, ma che
addirittura contribuiscono a mitigarli, sdrammatizzando la polemica
di turno proprio dove invece sarebbe il caso di inasprirla.
Se un parlamentare si può permettere di fare certe dichiarazioni è
perché sa che può farlo, per due ragioni paradossalmente logiche :
la prima è che – sapendo che oltre a lui, nelle liste elettorali di
appartenenza, fanno pure parte dei colleghi impresentabili a
coronare l’ambizione politica più largamente diffusa (ovvero quella
di riuscire a mantenere la cadrega in Parlamento) – agli occhi
dell’opinione pubblica appare ancora come qualcuno che ha scelto di
servire il Paese per vocazione, invece che per interesse ; e la seconda
è perché sa che non andrebbe incontro ad alcuna sanzione legislativa
e che pertanto continuerà imperterrito nei suoi sproloqui, incurante
dell’enorme carico di responsabilità che quelle parole provocano
quando vengono pronunciate da qualcuno che rappresenta uno
Stato democratico.