Questione di pluralismi
6 Ottobre 2017
La settimana decisiva
30 Ottobre 2017
Show all

Ragioni speciali

”L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

Ragioni speciali

Che il vento della secessione soffiasse sui confini della vecchia Europa
si sapeva ancora prima che la struttura del Parlamento fosse
progettata per edificarlo in quel di Bruxelles. “Prima di fare un’unione
politica cominciamo a fare quella monetaria, che alla fine della fiera è
quello che manca all’Europa per essere competitivi a livello
internazionale, poi si vedrà (…)” Sulla base di questo ragionamento
irresponsabile che probabilmente (purtroppo) qualcuno dovrà pur
aver fatto e che la collettività europea si ritrova a posteriori a dover
fare i conti (vedi Brexit, tanto per fare un esempio) non che sulla scia
dell’attuale crisi catalana per l’indipendenza e del famigerato art. 155
della Costituzione spagnola, il recente esito referendario indetto dalla
regione Veneto e dalla regione Lombardia ha consolidato ciò che in
buona sostanza e a ragion veduta tutto il nord Italia si chiede :
ovvero, perchè bisognerebbe pagare delle tasse per mantenere
delle strutture e delle gestioni sconsiderate dei fondi pubblici a della
gente che non ha voglia né di lavorare né tanto meno di prendersi la
responsabilità di far lavorare gli altri ? A parte questa motivazione,
per altro giusta, e sull’onda del successo riscontrato, era ovvio che
la regione Veneto anticipasse una richiesta a statuto speciale (di
autonomia, come la Sicilia o la Val d’Aosta per capirci) dimenticando
però, forse, che tale richiesta equivarrebbe a un regresso, di chiaro
stampo medievale, quando lo Stato era ancora suddiviso in feudi.
La questione è che tutti vorrebbero essere indipendenti, ma la realtà
è che nessuno lo sarà mai davvero perché ognuno di noi ha bisogno
dell’altro per tirare avanti, soltanto che invece di limitarsi a dirlo –
magari scrivendolo a caratteri cubitali sulla parete di qualche
emiciclo – si preferisce non dirlo e continuare a legiferare
“attenendosi” alla dicitura che troneggia su tutti i tribunali nazionali.
Per questo forse, malgrado tutto quello che sta succedendo al mondo
e in special modo nell’era in cui viviamo, se esiste ancora una
maggioranza di individui che pensano che l’immigrazione non sia una
risorsa, che gli stranieri vengono qui soltanto per fregarci il lavoro,
che i soldi dei contribuenti amministrati dai rappresentanti eletti
dal popolo del Nord non vengano sottratti per scopi privati ma usati
esclusivamente per risanare opere pubbliche, e via discorrendo,
è necessario fare una cosa sola, ma fatta bene : è perfettamente
inutile restare a tergiversare perdendo altro tempo, bisogna aiutarli
economicamente e in modo strutturale, dare loro un adeguato
conforto morale e sperare che godano sempre di ottima salute –
qualora poi, durante il rilassante cammino di solidarietà intrapreso,
si dovesse incontrare qualcuno afflitto da qualche grave patologia e
che a sua volta, per puro caso, incontrasse un giovane e aitante
extracomunitario che per sbaglio si fosse permesso di mangiare un
gelato con i soldi spesi dagli enti statali predisposti a questo genere
di sostegno economico, non si dovrebbe fare altro che serrargli il
pugno, alzandogli il dito medio, per farlo così diventare l’uomo più
felice di questo mondo.