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Follia necessaria

“L’OSSERVATORE SPIATO”
RIVISTA OCCASIONALE IN RETE

FOLLIA NECESSARIA

All’ascoltatore attento a certe trasmissioni radiofoniche – seguite
proprio perché offrono uno spazio (se pur breve) alla persona che
intende intervenire – non può sfuggire l’imbarazzo del conduttore
(di solito è un giornalista affermato, di lungo corso) quando qualcuno
che cerca inizialmente di esprimersi con dei paroloni per affrontare
delle tematiche importanti (forse perché le ha lette da qualche parte
l’istante prima) l’istante dopo si mette a balbettare o a bofonchiare
qualcosa di incomprensibile senza nemmeno per altro sapere di che
cosa voler parlare, ma soltanto per il “puro piacere” di ascoltarsi in
radio, così come è probabile che si accorga pure se il conduttore di
turno è in grado o meno di offrire delle risposte giustificate in merito
al limitato spazio di riflessione imposto da una conduzione radiofonica,
o comunque da un qualsiasi confronto pubblico condotto da un
qualunque professionista del settore : è evidente che le smentite
o le conferme – a seconda della convenienza dell’interessato – non
potranno che arrivare a seguito di un chiarimento.
Come spesso accade in ambito pubblico però – anche se forse,
paradossalmente, accade ancora di più nel privato : basti pensare a
quando due interlocutori parlano di un argomento dando per scontato
che un terzo appena sopraggiunto debba per forza di cose “sapere”
di che cosa stavano parlando – il chiarimento è soggetto a facili
interpretazioni, oltre che a indubbie perplessità, ma è nell’atto stesso
dello spiegarsi che, forse, il gene della follia continua a perpetrarsi
nei secoli tramandando ciò che di più insano dimora nell’animo di
ognuno di noi. Cercherò quindi di spiegarmi meglio – che detto così
di per se indica già una certa inclinazione alla follia, che comunque
non va fraintesa con l’auto ironia (questo va detto, soprattutto per
i sedicenti insegnanti di questa – davvero – fondamentale scuola di
vita). Da sempre la figura del pazzo si è dovuta e voluta rendere
necessaria alla società, sia per una ragione politica che per una
ragione economica : il fattore scatenante che ha determinato la
causa della prima – ovvero un giudizio pressoché unanime contro le
minoranze – è palesemente proporzionato agli effetti della seconda –
che tradotto dal sottoscritto significa che nell’immaginario collettivo
se un mendicante si mette sul pulpito a sputare sentenze lapidarie
contro chi lo ha ridotto in quello stato viene visto come un pazzo,
mentre invece se un nababbo dice scemenze incontenibili viene
considerato un eccentrico (nella migliore delle ipotesi, nella peggiore
probabilmente viene anche emulato). Anch’io – come del resto chiunque
abbia un minimo di buon senso e onestà intellettuale – nel piccolo
spazio che altri hanno contribuito a farmi avere, sono stanco di
trincerarmi dietro a infiniti “noi siamo” (della mia immaginaria
redazione) biasimando il governo perché piove e non facendo altro
che segnalare l’uso e l’abuso scriteriato dei mezzi di distrazione di
massa, eppure non posso fare a meno di continuare a inseguire la
mia folle utopia proprio perché – costretto come sono dalla mia
coscienza (che rifiuta l’omologazione indipendentemente da questo
o da quello schieramento di palazzo) all’auto contraddizione – mai mi
stancherò di ripeterlo.